2024-07-20
Botta della Consulta ai tassisti
La Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo lo stop a ulteriori licenze degli Ncc. Gli operatori chiedono al governo di istituire un tavolo per varare una legge ad hoc.Il divieto di rilasciare nuove autorizzazioni per il servizio di noleggio con conducente (Ncc) sino alla piena operatività del registro informatico nazionale delle imprese titolari di licenza taxi e di autorizzazione Ncc «ha consentito, per oltre cinque anni, all’autorità amministrativa di alzare una barriera all’ingresso dei nuovi operatori», compromettendo gravemente «la possibilità di incrementare la già carente offerta degli autoservizi pubblici non di linea». Lo ha detto ieri la Corte Costituzionale nella sentenza numero 137, con cui ha stabilito che l’articolo 10-bis, comma 6, del decreto-legge n.umero 35, varato nel 2018 dal governo Conte I (Lega e Movimento Cinquestelle), che vietava il rilascio di nuove licenze agli Ncc subordinandolo alla piena operatività del registro, è illegittimo. Quella norma, secondo la Consulta, aveva di fatto congelato la possibilità di rilasciare licenze Ncc, dato che i vari governi che si sono succeduti in questi anni non hanno mai provveduto a rendere operativo il registro. C’è da dire che, in prossimità del giudizio costituzionale, il Ministero dei Trasporti guidato da Matteo Salvini aveva appena adottato il decreto che stabilisce, appunto, la piena operatività del registro informatico a decorrere da 180 giorni dalla sua pubblicazione (al netto di ulteriori ritardi che potrebbero accumularsi nella fase di confronto con gli enti territoriali). Ma la Consulta ha chiarito che questa decisione «non ha alcuna incidenza sul presente giudizio, dal momento che le censure sono state prospettate sulla disposizione legislativa» in ragione della sua «struttura», a prescindere dalle evenienze «di fatto» e dalle «circostanze contingenti» attinenti alla sua concreta applicazione. Secondo la Corte Costituzionale, insomma, è proprio la configurazione della disposizione censurata che ha consentito all’autorità amministrativa di bloccare l’ingresso dei nuovi operatori nel mercato del Ncc semplicemente rinviando, «con il succedersi dei decreti, la piena operatività del registro informatico».Non solo: la Consulta scrive anche che la preoccupazione dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) che evidenziava che «l’ampliamento dell’offerta dei servizi risponde all’esigenza di far fronte ad una domanda elevata e ampiamente insoddisfatta,» sarebbe rimasta «inascoltata». Per questo motivo la legge e il blocco generalizzato delle licenze di noleggio con conducente, che dura ormai da cinque anni, avrebbe causato, in modo sproporzionato, «un grave pregiudizio all’interesse della cittadinanza e dell’intera collettività» compromettendo indebitamente «non solo il benessere del consumatore, ma qualcosa di più ampio, che attiene all’effettività nel godimento di alcuni diritti costituzionali, oltre che all’interesse allo sviluppo economico del Paese», definito dalla Consulta come «fra i Paesi europei meno attrezzati al riguardo».Le reazioni alla sentenza non si sono fatte attendere: «Chiediamo alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni di convocare rapidamente un tavolo di concertazione per una nuova legge quadro sul trasporto pubblico non di linea», ha dichiarato Andrea Romano, presidente di MuoverSì Federazione Ncc e Mobilità, che riunisce le principali associazioni del settore Noleggio con Conducente. Positivo il commento di Lorenzo Pireddu, general manager di Uber, indirettamente interessata: «Questa sentenza rimuove gli ostacoli all’endemica scarsità di servizi di trasporto delle città italiane». Esulta il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto: «Calabria-Governo 2-0. Non è una partita di calcio, ma il risultato decretato dalla Corte costituzionale, che ha rigettato entrambe le impugnative di Palazzo Chigi contro le nostre due leggi regionali costruite con l’obiettivo di distribuire nuove licenze Ncc in Calabria per favorire la mobilità di cittadini e turisti». Secondo il governatore, la sentenza della Consulta «ammacca le corporazioni e finalmente rende il mercato realmente libero».
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)