2022-02-25
Borse giù e materie prime alle stelle. L’Italia è esposta su energia e banche
Abbiamo 25 miliardi di crediti verso Mosca, sui quali ora c’è grande incertezza. I listini vanno in picchiata e le stime per gas, luce e benzina galoppano: 1.000 euro annui in più a famiglia. Stangate su acciaio e grano.Il pacchetto di sanzioni che interessa la Russia avrà inevitabilmente un costo importante per il Vecchio Continente e in particolar modo per l’Italia. Non appena ieri mattina sono iniziati gli attacchi in Ucraina tutti i mercati - nel nostro Paese e all’estero - hanno reagito negativamente, contribuendo ad alleggerire ancora di più le tasche degli italiani. A capitolare in primis sono state le Borse asiatiche e poi quelle europee, che hanno aperto la seduta di ieri con il segno meno mantenendosi in territorio negativo per tutto il giorno. tracolloMilano ieri ha chiuso in calo del 4,1% con quasi tutti i titoli principali in rosso (e Unicredit che si è fatta notare con un tonfo del -13,69%). Piazza Affari si è trovata però in buona compagnia, con Madrid che ha lasciato per strada il 3,64%, Francoforte il 4,7% e Parigi il 3,9%. Giù anche Londra (-3,15%) e i future negli Stati Uniti sono crollati, così come già successo per gli scambi in Asia. Quella dei listini era una reazione ampiamente attesa e secondo molti esperti si tratta solo di una situazione transitoria dovuta allo choc dei primi attacchi su Kiev. Al di là delle perdite di Piazza Affari, destano ben più preoccupazione gli effetti che le sanzioni a Mosca avranno sulle banche italiane ed europee. L’obiettivo degli alleati Nato è chiaro: tagliere l’ossigeno del dollaro e dell’euro ai circuiti moscoviti. Bruxelles, non a caso, ha scelto di vietare il commercio di titoli di stato russi. Una misura che contrae di certo i finanziamenti alla Russia, ma che colpirà anche le banche di Italia, Francia e Austria, i tre Paesi che più di tutti hanno prestato denaro a Vladimir Putin. states avvantaggiatiSecondo i dati della Banca dei regolamenti internazionali, infatti le banche italiane e francesi nei primi tre mesi del 2021 avevano ciascuna crediti in sospeso nei confronti di Mosca per circa 25 miliardi di dollari. Poco meno il valore in pancia agli istituti austriaci, che si aggira intorno a 17,5 miliardi. Per per capire il livello di esposizione dei sistemi bancari italiano, francese e austriaco basti notare che le banche americane, originarie di un Paese che vanta un Pil ben maggiore alla somma di quello dei tre Stati Ue, nello stesso periodo avevano 14,7 miliardi di credito con Mosca. Con l’inizio del conflitto, insomma, questi 25 miliardi potrebbero tornare in patria con molta più difficoltà. Per le banche italiane c’è poi il problema della potenziale esclusione della Russia dal sistema di pagamenti internazionali Swift. Si tratta di una ipotesi che divide l’Europa. Nel caso si procedesse per questa via (si stima che la mossa farebbe crollare del 5% l’economia russa), molte banche rischierebbero di non rivedere i crediti concessi in passato a Mosca, subendo perdite importanti. Ci sono poi i problemi legati alle materie prime che la Russia ci fornisce, a partire dal gas. dipendenza Con l’avvio dei bombardamenti, questa fonte di energia è schizzata a 143 euro per megawattora. Nel medio periodo i timori riguardano la decisione di non attivare il gasdotto Nord Stream 2 che porta il gas nel Vecchio Continente. «A nostro avviso», spiega alla Verità Gianclaudio Torlizzi, fondatore di T-Commodity, società di consulenza specializzata nel campo delle materie prime, «il mancato avvio del progetto comporterà un aggravio del prezzo del gas naturale di circa 30 euro per megawattora. Alla luce di ciò è ragionevole ipotizzare un prezzo medio previsionale di circa 80 euro per megawattora per il 2022. In Italia, pallottoliere alla mano, consumiamo circa 70 miliardi di metri cubi l’anno. Se i valori si mantenessero tali, quindi «l’impatto sull’economia italiana nel 2022 rispetto alle stime precedenti potrebbe arrivare a circa 21 miliardi annui, considerando solo i consumi di gas e non l’effetto a cascata che si avrebbe sul prezzo dell’elettricità», dice Torlizzi.A questa impennata dei prezzi, poi, bisogna aggiungere i costi legati all’energia elettrica e quelli legati ai carburanti. Secondo una stima dell’associazione indipendente Consumerismo, tutti questi aumenti si dovrebbero tradurre in una spesa media annuale di 1.000 euro in più a famiglia. ciclo produttivoTra le materi prime che la Russia cede agli italiani ci sono poi acciaio e grano. «La Russia fornisce all’Italia il 13% dell’acciaio», spiega Torlizzi. «Pertanto un’ulteriore tensione sul lato dell’offerta contribuirà a spingere al rialzo anche i prezzi». In valore assoluto, in Italia arrivano da Mosca circa 3,25 milioni di tonnellate di acciaio annue e solo pochi punti percentuali di aumento potrebbero comportare esborsi per milioni di euro. Grande preoccupazione anche per il grano: il conflitto ha innescato un repentino aumento dei prezzi, che erano già alti a causa della pandemia. Il prodotto è schizzato verso l’alto di oltre il 5%, passando da circa 293 euro a oltre 305 per tonnellata. Nel 2021 sono state consumate circa 120.000 tonnellate di grano. Il che produrrebbe per il 2022 un aumento di circa 1,5 milioni di euro solo per comprare la materia prima.
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