2025-06-15
Boomerang ecologista sulla Spagna la tassa sui porti fa scappare le navi
I principali scali del Paese denunciano: l’imposta verde europea (Ets) sta deviando il traffico verso gli approdi nordafricani. Manifestazione contro il governo per lo scandalo tangenti che ha colpito il partito socialista.Il socialista spagnolo Pedro Sanchez prima ha fatto di tutto per piazzare alla vicepresidenza della Commissione europea, Teresa Ribera, ferma sostenitrice del Green deal, considerata una seguace dell’ortodossia ecologista dell’ex commissario europeo Frans Timmermans, salvo poi accorgersi che le norme sulla transizione ecologica sono un boomerang per l’economia. Dopo il blackout che ha messo in ginocchio vaste aree del Paese, paralizzando infrastrutture, telecomunicazioni e molte attività quotidiane, a causa dell’uso dissennato e squilibrato delle fonti energetiche alternative, ora il governo Sanchez deve vedersela con le proteste delle autorità portuali. I principali scali del Paese, come Barcellona, Valencia e Algeciras, hanno denunciato che la tassa verde europea (Ets), introdotta per ridurre le emissioni dei trasporti marittimi, sta deviando il traffico verso i porti nordafricani, come Tangeri-Med, danneggiando il Pil spagnolo e vanificando gli obiettivi ambientali. L’imposta oltre a favorire Paesi che non ce l’hanno e non hanno alcuna intenzione di seguire l’Europa su questa linea, (anzi approfittano delle rigidità ideologiche di Bruxelles), fallisce l’obiettivo per il quale è stata introdotta, ovvero la riduzione dell’inquinamento. Come al solito (è accaduto anche per le regole e le sanzioni sulle emissioni delle auto) i tecnici della Commissione partoriscono norme stringenti senza considerarne l’impatto.La tassa, che impone circa 65 euro per tonnellata di CO2, copre il 100% delle emissioni tra porti Ue e il 50% per quelli extra-Ue, con un’applicazione graduale: 40% nel 2024, 70% nel 2025, 100% nel 2026, includendo anche metano e ossido nitroso. L’Ets aumentando i costi di navigazione del 20%, spinge le compagnie a preferire porti fuori dalla Ue. La crisi del Canale di Suez, aggravata dagli attacchi Huthi nel Mar Rosso dal 2023, ha temporaneamente favorito i porti spagnoli (il traffico dei container a Barcellona è aumentato del 18% e quello a Valencia del 14%), ma Algeciras, porto di trasbordo, ha perso il 2% del traffico a favore di Tangeri. Con la ripresa del traffico via Suez, il rischio di perdite aumenta. Inoltre, la tassa globale dell’Organizzazione Marittima Internazionale (Omi), prevista per il 2028 fino a 380 dollari per tonnellata di CO2, creerà una doppia imposizione per i porti europei, penalizzandoli ulteriormente.Puertos del Estado, ente pubblico di gestione della rete portuale, sta studiando l’impatto dell’imposta. Gerardo Landaluce, presidente del porto di Algeciras, ha criticato l’approccio Ue: «Se vuoi andare lontano, vai insieme». Pur sostenendo il Patto Verde, ha chiesto un allineamento con l’Omi per evitare danni economici, preservando la competitività e gli obiettivi ambientali.Il rischio dello spostamento del traffico dei container dai porti europei a quelli dell’Africa settentrionale, dove le imposizioni delle norme anti emissioni non esistono, era stato già messo in evidenza dai governi europei e dalle autorità portuali Ue, da circa un anno, da quando cioè il settore marittimo è entrato nel sistema Ets, a gennaio 2024, ma non c’è stato alcun ripensamento da parte della Commissione europea e ora i nodi stanno venendo al pettine. Inoltre, prima dell’entrata in vigore della direttiva sugli Ets, i porti e le istituzioni delle comunità autonome marittime della Spagna, avevano chiesto una moratoria dell’applicazione della tassa sulle emissioni. Oltre a Madrid anche i governi di Italia, Cipro, Croazia, Grecia, Malta, Portogallo si erano attivati chiedendo alla Commissione europea di riconsiderare la strategia della direttiva. Niente da fare. L’Europa ancora una volta si era messa il cappio al collo. L’harakiri che Bruxelles sta facendo sul trasporto marittimo appartiene allo stesso fallimento della politica di sostituzione delle fonti energetiche fossili con quelle alternative ecologiche.Un fallimento che è anche di quei governi, a cominciare da Madrid, sponsor della transizione ecologica «senza se e senza ma». Peraltro Sanchez non ha ancora fornito una spiegazione ufficiale del blackout.Il premier deve vedersela anche con lo scandalo per corruzione che ha travolto il suo partito e la sua famiglia. Santos Cerdán, segretario organizzativo del Partito socialista spagnolo, braccio destro del premier dal 2012, ancora prima di essere eletto segretario del partito, potrebbe avere ricevuto ingenti tangenti. Cerdán si è dimesso immediatamente sia dagli incarichi di partito, che come deputato. Sono indagati anche l’ex ministro socialista José Luis Abalos e l’ex consigliere, Koldo Garcia.Le opposizioni hanno organizzato una manifestazione di protesta a Madrid per chiedere a Sanchez di dimettersi. «Un tipo che è circondato dalla corruzione, che ha la moglie e il fratello imputati, deve lasciare la Moncloa», ha detto il leader di Vox, Santiago Abascal. La moglie del premier è stata indagata per presunti reati di traffico di influenze e corruzione in affari. Sanchez ha definito il caso contro la consorte come «una brutta montatura fomentata da gruppi di estrema destra» per provocare il suo «crollo personale e politico«. Il fratello del premier, Davide, è sotto processo con l’accusa di traffico di influenze e altri reati.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.