2025-07-02
Boom di entrate col «governo degli evasori»
Malgrado le accuse della sinistra, anche nei primi mesi del 2025 è aumentato il gettito fiscale, ma non la pressione. Nel 2024, gli extra introiti non previsti hanno raggiunto i 43 miliardi: un terzo forse dovuto a una maggiore capacità di riscossione.Nei primi mesi del 2025, come è accaduto nel 2024 e già l’anno precedente, è cresciuto il gettito fiscale finito nelle casse dello Stato. Sono cresciuti i risparmi delle famiglie, i redditi. Il tutto trainato dall’inflazione. Che, essendo anche una brutta bestia penalizza chi vive a reddito fissa e agevola chi investe e mette da parte soldi.Così abbiamo visto che nel primo trimestre di quest’anno il reddito disponibile è cresciuto del 3,1%, mentre le spese soltanto del 2,3. Un po’ perché è aumentata la propensione al risparmio degli italiani e un po’ perché la ricchezza sta schiacciando i poli e uccidendo la classe media. Un problema complesso e difficile da affrontare, ma nel breve periodo il boom della Borsa e le novità fiscali introdotte dal governo lo scorso anno consentono un gettito ben più alto delle stime. Come ha raccontato Carlo Cottarelli su La stampa di ieri, prendendo spunto dal lavoro dell’Osservatorio della Cattolica sui conti pubblici, nel 2024 le entrate non stimate hanno raggiunto l’incredibile cifra di 43 miliardi. Di queste circa 38 sono derivate dalle imposte dirette. Ovviamente una grande fetta (circa 14) è arrivata da interessi e redditi da capitale, compreso gli utili distribuiti. È il miglioramento dei mercati finanziari e il maggiore interesse che gli italiani hanno messo nei titoli e nelle azioni. Anche il taglio dell’Irpef ha generato ben 2 miliardi di incassi. Così come altri 3 miliardi extra sono arrivati dal recupero dell’evasione fiscale. L’Osservatorio a questo punto fa notare che sottratte alcune voci negative rispetto alle stime della Nadef precedente si arriva comunque a una voce non proprio piccola di cui non si comprende l’origine. Sono ben 18 miliardi, e Cottarelli sulla loro provenienza parla addirittura di mistero. «Io», spiegava ieri l’economista», comincio a sospettare che sia l’effetto di una ulteriore riduzione dell’evasione fiscale. Dopo l’introduzione della fattura digitale che ha avuto un certo impatto la gente ormai si è abituata a pagare con carta di credito e, anche se l’Agenzia delle entrate non ha nessun modo per controllare i flussi di pagamento, questo meccanismo crea un effetto psicologico che induce i tanti che temono di essere scoperti a emettere fatture e ricevute». E Cottarelli in un certo senso centra il punto. Se ritorniamo con lo zoom sui numeri del contrasto all’evasione, vediamo che lo scorso anno sono stati raccolti 3 miliardi più del previsto grazie a un aumento dell’adempimento fiscale (o migliore tax compliance), cioè a una riduzione dell’evasione, «che si ha quando i contribuenti versano spontaneamente una frazione maggiore di quanto dovuto». Di questi, 2 miliardi sono relativi a maggiori versamenti dei contribuenti, e 1 miliardo alle ritenute sui contratti di locazione versati dalle piattaforme per gli affitti brevi. Accanto alla riduzione dell’evasione, c’è stato anche un più efficace recupero, cioè un maggior gettito raccolto a seguito di controlli e accertamenti su quanto dovuto e non versato al fisco. Questo è stato superiore di 2 miliardi rispetto al 2023, considerando le entrate sia tributarie che non tributarie. «È plausibile che tale aumento non fosse stato considerato nelle previsioni, basate sul livello del recupero del 2023. Insieme, la riduzione e il recupero dell’evasione portano l’eccesso di entrate da 23 a 18 miliardi», si legge nel report dell’Osservatorio. Approfondimento che ci porta a dire che una buona fetta di quei 18 miliardi definiti misteriosi possa arrivare da due canali, magari sottostimati dal governo. Il primo è l’aumento delle imposte dirette derivanti da un settore commerciale che da un anno a questa parte è spinto dall’inflazione. L’aumento del costo del denaro ha fatto crescere i ricavi delle aziende e al tempo stesso i costi. Tradotto: non solo più Iva, ma anche più Irpef. Il fenomeno è stato riportato ieri da Italia Oggi spulciando numeri riferiti al 2023. È quindi molto plausibile che il trend proseguito per tutto il 2024 abbia gonfiato le entrate oltre gli schemi canonici. Ma ciò non basta certo a risolvere il rebus illustrato dall’Osservatorio della Cattolica. E quindi non resta che prendere per buona l’ipotesi che avanza lo stesso Cottarelli: ad andare molto meglio è stato il contrasto all’evasione e soprattutto lo schema che consente il pagamento regolare delle tasse. Buffo per un governo che è stato accusato per mesi di favorire gli evasori con condoni o pseudo condoni. Certo, la tracciabilità dei flussi fiscali arriva da scelte precedenti, ma che sono state tutte confermate dall’esecutivo in vigore. La riforma fiscale avviata sotto l’egida del vice ministro Maurizio Leo va esattamente in questa direzione. Così come la digitalizzazione dei sistemi in app per i pagamenti delle amministrazioni locali. A questo punto resta uno sforzo da fare. Se l’extra gettito verrà usato per il taglio dell’Irpef e non per erogare nuovi bonus allora c’è il rischio concreto di avviare un circolo virtuoso. Il taglio dell’Irpef a oggi ha fatto incassare più tasse. Un taglio ulteriore porterebbe altri benefici. A quel punto all’opposizione converrà trovare altri argomenti di critica. Che per carità, ci sono: vedi l’ex Ilva che sta soffocando. Sul fisco resta poco da dire.
(Totaleu)
«Strumentalizzazione da parte dei giornali». Lo ha dichiarato l'europarlamentare del Carroccio durante un'intervista a margine della sessione plenaria al Parlamento europeo di Strasburgo.