2021-01-28
Bonaccini finisce indagato: in campagna elettorale fece pressioni su un sindaco
Il governatore dell'Emilia Romagna nel mirino della Procura di Ferrara dopo l'esposto del primo cittadino di Jolanda di Savoia. Allegato l'audio di una telefonata.Le pressioni per la candidatura alle scorse regionali del vicesindaco di Jolanda di Savoia (Ferrara) Elisa Trombin a sostegno della leghista Lucia Borgonzoni costano al presidente dem della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini un'iscrizione nel registro degli indagati per abuso d'ufficio.La vicenda risale al dicembre 2020, quando - negli ultimi giorni di campagna elettorale per le regionali - il sindaco di Jolanda di Savoia Paolo Pezzolato presentò un esposto ai carabinieri contro Bonaccini, allegando un file audio: la telefonata nella quale il governatore uscente esprimeva disappunto per la scelta di Trombin, già sindaco di Jolanda e vice di Pezzolato, di presentarsi con la candidata leghista. Secondo Pezzolato, dopo la telefonata (datata 20 dicembre, alle ore 9.44) il suo Comune si sarebbe visto negare la possibilità di utilizzare in comando alcuni dipendenti dei Comuni limitrofi, quelli dell'Unione Terre e Fiumi (Copparo, Tresignana e Riva del Po), a guida Pd, in quel momento necessari a risolvere problemi gestionali di Jolanda. Un Comune si sarebbe rifiutato di dare il nulla osta. Un altro lo avrebbe revocato e il terzo avrebbe anticipato la scadenza del comando dal 6 giugno all'1 febbraio. Pezzolato l'ha letta come una ripicca. Che la Procura di Ferrara ha tradotto in un capo d'imputazione per abuso d'ufficio. «Io ieri sera ho parlato con Elisa…», avrebbe detto Bonaccini a Pezzolato, «dalla telefonata non mi ha detto che si candida con la civica della Borgonzoni... se la scelta è quella è chiaro che poi succede qualcosa nei rapporti con voi... te lo volevo dire perché se è così se per caso vinco io come è probabile dopo però non mi cercate più... io non ho detto che deve candidarsi con me... diceva di no punto... sto dicendo che se me la ritrovo candidata di là... io... il punto è parlane con lei e dille che ti ho chiamato... la cosa che dico solo è che dal candidarsi con me al trovarmela di là... chiaro che dopo allora c'è un giudizio». Da qui l'ipotesi di abuso d'ufficio, perché quel «qualcosa» pare sia stato ricondotto proprio alla scelta dei Comuni dem di non partecipare (e in un caso revocare) alla collaborazione con Jolanda. Una prova sarebbe stata rinvenuta in una testimonianza pubblicata dal Resto del Carlino, che aggiunge un tassello alla ricostruzione della vicenda: «Elisa telefonò a Bonaccini, in quanto questi l'aveva incalzata per sapere se avessero sciolto le riserve (per la candidatura, ndr)». Terminata la telefonata, «Elisa», continua il testimone, «visivamente turbata, riferiva a me e agli altri commensali che Bonaccini, avendo appreso del suo diniego e della sua adesione alla lista contrapposta, aveva assunto un tono irritato, tanto da chiudere la comunicazione con una frase che lei ci riportò testualmente: “Se vinco io, tu e il tuo Comune siete finiti"». Uno dei sindaci tirati in ballo da Pezzolato, Andrea Zamboni di Riva del Po, querelò anche il collega per aver riportato una sua confidenza: aveva il fiato sul collo di chi governava più in alto. Martedì la Procura di Ferrara ha notificato sia al sindaco di Jolanda che al governatore Bonaccini l'avviso di proroga delle indagini preliminari, comunicando in modo formale, quindi, l'iscrizione nel registro degli indagati del governatore, che pare sia avvenuta nel marzo 2020. Il caso esplose in piena campagna elettorale e Bonaccini si difese sostenendo che erano tentativi di infangarlo, liquidando la faccenda come «surreale». «Sapevamo dell'iscrizione», ha confermato ora l'avvocato Vittorio Manes, difensore di Bonaccini, «ma non abbiamo alcun profilo di preoccupazione». E anche Bonaccini ieri ha ostentato sicurezza: «Sono tranquillo, esattamente come le ero un anno fa. Non solo perché ho fiducia nell'azione della magistratura, ma anche perché sono totalmente estraneo ai fatti riportati». Il governatore ha incassato anche «l'abbraccione» virtuale del segretario del Pd Nicola Zingaretti, che ha già assolto il suo uomo dicendosi sicuro «che l'inchiesta dimostrerà che è una persona onesta». L'inchiesta si è concentrata su sindaci e funzionari comunali che parteciparono all'iter per l'applicazione dei dipendenti in condivisione con il Comune di Jolanda. Le telefonate registrate da Pezzolato e consegnate alla Procura sono almeno sette. E oltre a quella col governatore e a quella con il collega di Riva del Po ci sarebbero anche le chiamate di altri politici dell'area dem. La condanna politica è arrivata da Borgonzoni: «Sul piano giudiziario faranno chiarezza i giudici e le indagini, sull'aspetto politico, è inaccettabile pensare che un presidente di Regione possa fare pressioni di qualsiasi tipo su un eletto e rappresentante dei cittadini, che dipende per molti atti amministrativi dai fondi e dalle decisioni della Regione. Ci auguriamo che tale comportamento non sia stato messo in atto con altri amministratori, perché riteniamo che chi governa ha il dovere di trattare tutti allo stesso modo, non solo chi lo appoggia o gli è più vicino. Vedremo se la condanna giudiziaria arriverà, ma quella politica c'è già ed è irrevocabile».