2025-04-08
Il bollo arcobaleno dell’Emilia-Romagna serve a ghettizzare ancora di più i gay
La Regione spende, anziché nella prevenzione delle alluvioni, in loghi per locali omoerotici. Non è inclusione ma marchiatura.La regione Emilia Romagna, come sempre faro di civiltà, ha stanziato 158.000 euro dei contribuenti per incentivare il turismo di gay, lesbiche, trans, un’altra categoria chiamata bisessuali e altri meno identificati, garantendo loro locali di sicura accoglienza e inclusione. Un amico che vive in Emilia-Romagna ha dovuto pagare in tasca propria un piccolo intervento ambulatoriale ma necessario, l’asportazione di una cisti sebacea. La sanità dell’Emilia-Romagna, con spettacolare sprezzo del ridicolo, dichiara l’asportazione di una cisti, cioè di una patologia, come chirurgia estetica. La chirurgia estetica non è a carico del sistema sanitario nazionale. La chirurgia estetica si attua sempre su tessuti sani, di cui si vuole modificare l’estetica. Una cisti sebacea è descritta nei testi di patologia chirurgica, cioè non è un tessuto sano. Quello che è un tessuto sano è la regione perineale e la regione mammaria delle persone che vengono sottoposte a deliranti, lunghissimi e dolorosissimi interventi per castrarle e renderle più simili all’altro sesso. Qualsiasi intervento si faccia sul tessuto sano non deve essere pagato dalla sanità pubblica, perché una scelta, non una necessità, e le scelte possono essere rimpiante. Le persone che sono state castrate nei cosiddetti interventi di modificazione del sesso, moltiplicano il loro rischio di suicidio, ma l’Emilia Romagna questi interventi li paga. L’Emilia-Romagna si sta ancora leccando le ferite tragiche e aperte di due inondazioni, che si sarebbero potute evitare con una attenta politica delle acque, che nessuno si è preso il disturbo di fare: molto più divertente andare ad ancheggiare ai Pride, la capacità più brillante del segretario del partito democratico signora Elena Schlein, in passato assessore in Emilia Romagna. Il denaro dei contribuenti invece che a sanare qualcuna di queste ferite, è usato per formare i ristoratori all’accoglienza di una categoria che quindi, se ha bisogno di tutte queste attenzioni, è evidentemente una categoria problematica. La regione Emilia Romagna, faro di civiltà ha deciso che occorre investire un po’ di quattrini dei contribuenti per addestrare bagnini e albergatori all’uso dei pronomi senza senso e alla tolleranza del pensiero dissociato per cui un uomo può essere una fanciulla, ma volendo anche cagnolino o stella marina. Come per altre categorie con possibili problematicità come le persone disabili o i proprietari di animali domestici, ci saranno specifiche indicazioni sulle location amiche. In effetti non è del tutto privo di logica, le persone che amano le pratiche che includano l’uso ricreativo dell’ultima porzione del tubo digerente necessitano di un cambio più frequente delle lenzuola. Esprimere la mia assoluta gratitudine alla regione Emilia-Romagna. Tutti noi omofobi ringraziamo commossi. Ringraziamo commossi perché così noi abbiamo dei locali, quelli non contrassegnati dal bollino arcobaleno di certificazione, dove possiamo essere certi di non trovarci di fronte a bandiere arcobaleno, a persone che sculettano come sui carri del Pride. Siamo assolutamente certi di non rischiare di trovarci nei bagni donne che sono certamente donne perché così sono state dichiarate dalla magistratura, che però hanno pene e testicoli. La signora Vladimir Guadagno e la signora Valentina Petrillo sono sicuramente donne, ma hanno pene e testicoli e noi non vorremmo averle nei nostri bagni e vorrei esprimere tutta la mia disistima alle donne che tollerano la loro presenza nei nostri bagni. Ringrazio commossa la regione Emilia-Romagna anche a nome delle altre persone a comportamento omoerotico: quelle che non fanno parte del movimento Lgbt, che non è una rappresentanza delle persone a comportamento omoerotico, e infatti non combatte per vere persecuzioni a Gaza, Iran, Arabia Suadita, ma uno dei tanti bracci armati della sinistra. Le persone a comportamento omoerotico che ritengono giustamente che le loro vicende erotiche siano affari loro e che debbano far parte del privato e non del pubblico, avranno anche loro dei locali di riferimento, quelli senza il bollino arcobaleno, dove poter andare e dove poter essere semplicemente esseri umani, senza nessuna etichettatura ulteriore, senza dover necessariamente far parte di un gruppo fortemente politicizzato, violentemente anticristiano, che spaccia una guerra alla società come una battaglia per i diritti umani, diritti umani bestialmente negati a Gaza, in Iran, in Arabia Saudita, non certo a Rimini. Ringraziamo commossi a nome delle famiglie con molti bambini, o anche uno solo, con qualche nonna, con nessuna voglia di trovarsi in mezzo alle caciare tipiche dei Pride per aver indicato quali sono i locali dove tutto questo non c’è. Anche le persone semplicemente anziane, che desiderano posti silenziosi e tranquilli potrebbero avere qualche perplessità a scegliere i bollini arcobaleno: come hanno scoperto tutti coloro che hanno la disgrazia di vivere vicino a un circolo gay, la popolazione gaia non brilla per essere molto silenziosa. Anche le persone religiose che ricordano come la sodomia sia condannata nel cristianesimo, ma anche nell’ebraismo, potranno finalmente avere locali sicuri. Ringraziamo commossi: un’idea geniale. Che Dio vi benedica.
A condurre, il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin. In apertura, Belpietro ha ricordato come la guerra in Ucraina e lo stop al gas russo deciso dall’Europa abbiano reso evidenti i costi e le difficoltà per famiglie e imprese. Su queste basi si è sviluppato il confronto con Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, società con 70 anni di storia e oggi attore nazionale nel settore energetico.
Cecconato ha sottolineato la centralità del gas come elemento abilitante della transizione. «In questo periodo storico - ha osservato - il gas resta indispensabile per garantire sicurezza energetica. L’Italia, divenuta hub europeo, ha diversificato gli approvvigionamenti guardando a Libia, Azerbaijan e trasporto via nave». Il presidente ha poi evidenziato come la domanda interna nel 2025 sia attesa in crescita del 5% e come le alternative rinnovabili, pur in espansione, presentino limiti di intermittenza. Le infrastrutture esistenti, ha spiegato, potranno in futuro ospitare idrogeno o altri gas, ma serviranno ingenti investimenti. Sul nucleare ha precisato: «Può assicurare stabilità, ma non è una soluzione immediata perché richiede tempi di programmazione lunghi».
La seconda parte del panel è stata guidata da Giuliano Zulin, che ha aperto il confronto con le testimonianze di Maria Cristina Papetti e Maria Rosaria Guarniere. Papetti ha definito la transizione «un ossimoro» dal punto di vista industriale: da un lato la domanda mondiale di energia è destinata a crescere, dall’altro la comunità internazionale ha fissato obiettivi di decarbonizzazione. «Negli ultimi quindici anni - ha spiegato - c’è stata un’esplosione delle rinnovabili. Enel è stata tra i pionieri e in soli tre anni abbiamo portato la quota di rinnovabili nel nostro energy mix dal 75% all’85%. È tanto, ma non basta».
Collegata da remoto, Guarniere ha descritto l’impegno di Terna per adeguare la rete elettrica italiana. «Il nostro piano di sviluppo - ha detto - prevede oltre 23 miliardi di investimenti in dieci anni per accompagnare la decarbonizzazione. Puntiamo a rafforzare la capacità di scambio con l’estero con un incremento del 40%, così da garantire maggiore sicurezza ed efficienza». Papetti è tornata poi sul tema della stabilità: «Non basta produrre energia verde, serve una distribuzione intelligente. Dobbiamo lavorare su reti smart e predittive, integrate con sistemi di accumulo e strumenti digitali come il digital twin, in grado di monitorare e anticipare l’andamento della rete».
Il panel si è chiuso con un messaggio condiviso: la transizione non può prescindere da un mix equilibrato di gas, rinnovabili e nuove tecnologie, sostenuto da investimenti su reti e infrastrutture. L’Italia ha l’opportunità di diventare un vero hub energetico europeo, a patto di affrontare con decisione le sfide della sicurezza e dell’innovazione.
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Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)