2018-08-05
Boeri ha un problema con i pensionati: migliaia di Cud sbagliati dall’Inps
Per il secondo anno di fila, l'Istituto ha predisposto certificazioni virtuali errate. E ha spedito le versioni corrette tre mesi dopo. Anziani beffati e spesso costretti a pagare Caf e commercialisti per modificare le dichiarazioni.Tra febbraio e marzo scorso l'Inps ha predisposto per i propri pensionati l'annuale certificazione unica. Il documento reddituale da inserire nella dichiarazione o nel 730, se la si fa in proprio, attraverso Caf o commercialisti. Il foglio compare online, modalità non sempre agevole per gli anziani, che così sono costretti a chiedere aiuto ai centri fiscali. Salvo che decidano di usufruire della dichiarazione precompilata confezionata dall'Agenzia delle entrate. Fino qui, la teoria. La pratica è molto diversa. Per il secondo anno di fila, l'istituto guidato da Tito Boeri ha sbagliato a redigere le certificazioni uniche. Non di uno o due, ma di migliaia di pensionati che così lo scorso marzo hanno scaricato Cud farciti di errori. Soltanto nelle prime due settimane di giugno si sono visti recapitare a casa per posta semplice lettere come quella che mostriamo in pagina. Un semplice foglio dove bellamente si spiega che i dati predisposti in primavera sono sbagliati. È bene quindi prendere la versione rettificata e scartare la prima. «Qualora intenda avvalersi», si legge nella lettera, «della dichiarazione precompilata fornita dall'Agenzia delle entrate dovrà, ove necessario, modificarne il contenuto sulla base della certificazione rettificata». Facile? No. Molti pensionati a giugno si erano già attivati presso i Caf e dunque in ogni caso hanno dovuto spendere tempo e soldi per correggere la dichiarazione. Altri sono stati costretti a rivolgersi ai Caf perché la precompilata predisposta dall'Agenzia era di conseguenza sbagliata. Per colpa dell'Inps. Non certo per colpa dell'Erario, tanto meno dei pensionati che sono vittima due volte. Perché non potranno rivalersi sull'Inps. Né per la beffa, né per il danno. Se un commercialista, infatti, sbaglia a compilare la certificazione, l'Erario può applicare una sanzione pecuniaria che va da 250 fino a 2.000 euro. Una sberla che, a quanto risulta alla Verità, l'Inps non si è mai vista recapitare.Mentre il presidente Boeri è impegnato - in varie sedi parlamentari ed extra parlamentari - a dimostrare che senza il continuo afflusso di immigrati il sistema pensionistico non sarà sostenibile nei prossimi 30 anni, non si accorge di un piccolo paradosso che dimostra però la scarsissima attenzione per i propri clienti, i pensionati, che - a differenza del motto - non paiono avere mai ragione.Le certificazioni sbagliate vengono messe online in primavera e l'anziano deve adattarsi all'evoluzione della specie tecnologica. La versione rettificata viene invece spedita per posta ordinaria cartacea. Nessuna raccomandata, nessuna certezza che la lettera sia arrivata sulla scrivania dell'interessato. Se un pensionato fosse rimasto lontano da casa per diverse settimane e si accorgesse solo ora della missiva, a scadenze ormai passate, la colpa di chi sarebbe? Sua, ovviamente. E non dell'Ente che, a forza di pensare alle grandi strategie geopolitich,e dimentica che la gente vive tutti i giorni una quotidianità fatta di disagio. E spesso il disagio si chiama proprio burocrazia. «Le rettifiche operate dall'Inps», ha denunciato Marco Cuchel, presidente dell'Associazione nazionale commercialisti, «che purtroppo si ripetono rispetto a quanto già verificatosi lo scorso anno, sono fonte di pesanti disservizi a danno dei cittadini contribuenti, sia di coloro che hanno accettato la dichiarazione precompilata dell'Agenzia e che dovranno provvedere a modificare il contenuto sulla base della nuova certificazione unica, sia di quanti si sono avvalsi della consulenza dei professionisti intermediari, che dovranno necessariamente rivedere le dichiarazioni già predisposte sulla base delle certificazioni rettificate».Il problema è sempre il solito, ribadiscono i commercialisti: quando gli errori sono della Pubblica amministrazione sembrano non essere importanti e non avere mai responsabili, nonostante le loro conseguenze ricadano sulle spalle dei cittadini. Senza contare che le rettifiche sono ricadute sulle spalle dei commercialisti nel periodo più caldo dell'anno, dal punto di vista delle scadenze fiscali, e che la maggior parte dei professionisti ha fatto il doppio lavoro gratis, non potendo certo riaddebitarlo al pensionato. «Nel periodo dell'anno più intenso sul piano degli adempimenti», aggiunge Cuchel alla Verità, «dopo le tante parole spese sulla semplificazione e sul cambiamento nel rapporto tra fisco e contribuente, le rettifiche delle certificazioni uniche notificate dall'Inps sembrano quasi una beffa». Il fatto che, su quattro anni di presidenza Boeri, due siano caratterizzati da Certificazioni uniche (in parte) sbagliate dovrebbe far riflettere. La tanto sbandierata rivoluzione telematica della Pa ha evidentemente dei problemi. «Quando si tratta di gestire ingenti quantità di dati», commenta alla Verità il consigliere dell'Ordine dei Commercialisti di Milano, Guido Beltrame, «l'amministrazione finanziaria e gli enti della Pa non sostengono i flussi. L'abbiamo visto con le scadenze dell'Iva e soprattutto con lo spesometro». Il risultato è la sfiducia. Meno di dieci giorni fa, l'Agenzia delle entrate si è vantata di percentuali megagalattiche di gradimento del 730 precompilato. Più 50% è il trend di crescita diffuso da tutti i media. Peccato che dei 3 milioni che hanno scelto la versione compilata dall'Erario, solo 529.000 l'abbiano presa in busta chiusa. Gli altri l'hanno dovuta modificare, e comunque in tutto sono stati meno di due contribuenti su dieci. Motivo? Basta chiedere a Boeri.
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