2023-03-19
Bochicchio, speranza per i truffati: una class action contro le banche
Nel mirino di una cinquantina di clienti finiscono l’istituto elvetico in crisi e la Hsbc.Forse non è ancora finita. I truffati di Massimo Bochicchio, il broker di Capua morto in un incidente a Roma lo scorso anno, avrebbero ancora una sottile speranza di riavere una parte dei soldi persi negli ultimi anni: si calcola che il buco sia di almeno 400 milioni di euro. Anche se questa flebile possibilità dipende dai destini di Credit Suisse, l’istituto di credito elvetico in crisi e su cui la finanza mondiale si sta interrogando da una settimana. Se da un lato il processo penale è ormai estinto, e se una parte di creditori ha provato a ricorrere (invano) solo alla giustizia italiana, un’altra fetta di clienti (sono almeno 50) del Fanfara (soprannome di Bochicchio nei circoli della Roma bene) confida ancora nei giudici delle British Virgin Islands, ma soprattutto nei liquidatori della Kidman Asset Management. La società su cui il broker faceva transitare i quattrini dei suoi clienti, promettendo investimenti mirabolanti e lauti guadagni nel breve periodo, è ormai in liquidazione dallo scorso anno. Il procedimento di chiusura delle attività è ancora in corso, ma terminato il lavoro di censimento dei soldi rimasti (se ce ne sono) e analizzati i conti bancari tra Hong Kong e Stati Uniti, a quel punto i liquidatori avranno un asso nella manica da poter far valere in giudizio nelle Isole Vergini britanniche: fare causa alle banche. Sono 2 gli istituti di credito su cui quindi i creditori potranno rifarsi, come detto Credit Suisse, ma anche Hsbc, la banca statunitense dove Bochicchio aveva lavorato per molti anni e da cui poi era stato allontanto. Eppure il broker dei Parioli aveva continuato a utilizzare negli anni la carta intestata della banca, millantava di esserne consulente, in modo da rassicurare il suo ricco parco di investitori. Come riportato anche dalla Verità nelle scorse settimane, i giudici italiani hanno chiuso il procedimento penale a carico di Bochicchio (reati truffa e riciclaggio) calcolando debiti per 230 milioni di euro, senza contare altre richieste di risarcimento. Per questo alcuni legali dei creditori ne calcolano almeno 400. Già nel dispositivo di estinzione del procedimento per la morte dell’imputato, si spiegava come con molta probabilità la famiglia avrebbe rifiutato l’eredità perché sarebbe potuta essere oggetto di dispute legali. Così è stato. Chi si è rivolto alla giustizia italiana è rimasto a bocca asciutta. Ma chi invece aveva scelto la strada di rifarsi sulle banche, potrebbe avere ancora qualche speranza di recuperare qualcosa. Come noto la storia di Bochicchio ha tenuto appeso il mondo del calcio e delle forze dell’ordine per almeno 2 anni. Colpito da una raffica di richieste di sequestro all’estero (fu l’allenatore del Tottenham Antonio Conte il primo a muoversi tramite legali inglesi per ottenere indietro i suoi 30 milioni di euro), Bochicchio è stato per diversi mesi latitante tra Dubai e Hong Kong. Poi fu arrestato in Indonesia e quindi riportato in Italia dove fu messo ai domiciliari, con tanto di permessi di salute per uscire. È morto il 19 giugno del 2022, a bordo della sua Bmw, ad appena 24 ore di distanza dalla prima udienza del processo dove avrebbe dovuto finalmente rispondere alle richieste dei tanti vip truffati in questi anni, dallo stesso Conte, fino al manager Federico Pastorello o all’ambasciatore Raffaele Trombetta. Le indagini sulla sua morte ormai sono in un vicolo cieco. Il fascicolo è ancora aperto, si cerca di capire se qualcuno potrebbe averlo spinto a suicidarsi. Ma allo stesso tempo il perito nominato dal pm per esaminate pc e cellulari, è morto per cause naturali. Altro tempo perso, a quasi un anno di distanza dall’incidente fatale sulla Salaria. Si tratta della terza vittima di questa storia. Oltre a Bochicchio, infatti, è rimasta sepolta la scomparsa di Luca De Lucia, il cugino del broker trovato senza vita nella sua casa di Londra nell’ottobre del 2019, ma soprattutto quello che negli anni aveva costruito la struttura finanziaria su cui si basava la Kidman. Il nome di De Lucia era anche comparso nelle carte della Guardia di finanza di Milano che aveva trovato i contatti tra Bochicchio e il giro di broker coinvolti nell’acquisto dell’immobile di Sloane Avenue a Londra da parte della segreteria di Stato del Vaticano.
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