2024-09-06
Boccia scatenata alza il tiro: «Sangiuliano sotto ricatto, il Mic mi pagava le trasferte»
Maria Rosaria Boccia (Instagram)
La donna al centro dello scandalo parla alla «Stampa» di «persone agevolate» che terrebbero in pugno il capo del dicastero. E sembra invocare l’arrivo dei pm.L'affaire Boccia-Sangiuliano non è più solo, se mai lo è stato, il copione di una soap opera: le dichiarazioni di ieri della bionda pompeaiana, prima pubblicate con un post su Instagram e poi ribadite con maggiori dettagli ieri sera in una intervista alla Stampa non potranno non sfociare in una inchiesta della magistratura. La Boccia parla espressamente di «ministro sotto ricatto» riferendosi «ad alcune persone che ricattano il ministro per delle agevolazioni che hanno avuto», afferma di aver fatto «sopralluoghi per il G7», parla di lunghe trasferte con l’auto di scorta, di viaggi pagati dal ministero. Affermazioni gravi, in particolare quelle riferite al ricatto, che non potranno che non sfociare in un’inchiesta della magistratura, così come l’intera storia, dopo aver fatto ridere l’Italia, ora dovrà inevitabilmente prendere una piega più seria, perché non è immaginabile che il governo di una grande nazione sia sostanzialmente ostaggio delle rivelazioni a gettone di Maria Rosaria Boccia da Pompei. «Ci siamo conosciuti il 5 agosto (2023, ndr) alla presentazione della candidatura della cucina italiana a patrimonio dell’Unesco», dice la Boccia nell’intervista alla Stampa riferendosi a Sangiuliano. Sulle trasferte, sottolinea, «io ho sempre saputo che pagava il ministero, come evidenziano le mail ricevute dal capo segreteria che organizzava tutti i viaggi. Accompagnavo il ministro in funzione di consigliera per i Grandi eventi. Inizialmente è stata una proposta, e ho seguito il ministro per conoscere la realtà del ministero, e poi dagli inizi di luglio è stata istruita la pratica per diventare consigliera». La nomina, aggiunge, «è stata firmata sia da me che dal ministro. Perché non è andata a buon fine? Penso che questa spiegazione la debba dare l’istituzione, non io».Per quel che riguarda il G7, «abbiamo fatto un sopralluogo per il G7 e il ministro ne ha approfittato per verificare alcuni scavi», sostiene Maria Rosaria Boccia, «la mail del 5 luglio è stata pubblicata da Dagospia e non da me, e il contenuto era l'alternativa dei due percorsi che gli altri ministri che partecipano al G7 avrebbero dovuto fare». Col ministro Gennaro Sangiuliano c’è stata una relazione sentimentale? «Questo dovrebbe chiarirlo lui», risponde la Boccia. Si sente tradita? «Tradita no, perché il tradimento lo subisco eventualmente da persone a me care», sottolinea la bionda pompeiana, «sicuramente la situazione poteva essere gestita in una forma più rispettosa. Che effetto mi ha fatto vedere il ministro in tv? Mi ha fatto sorridere». Poi l’intervista vira su quel «ministro sotto ricatto» del quale la Boccia aveva scritto poche ore prima, su Instagram. Il ministro Gennaro Sangiuliano è sotto ricatto? «Io penso di sì», risponde la Boccia, «mi riferisco ad alcune persone che ricattano il ministro per delle agevolazioni che hanno avuto».Nel pomeriggio, come dicevamo, Maria Rosaria Boccia aveva già alzato il tiro e parlato apertamente di ricatto su Instagram: «Vengo accusata di essere una ricattatrice», scrive la Boccia, «ma in realtà non sono io ad aver creato il ricatto. Sono coloro che occupano i palazzi del potere a esercitarlo. In questo contesto, il potere ha spinto il ministro alle dimissioni per poi respingerle, all’interno di una strategia cinica volta a tenere in ostaggio la cultura italiana in un momento di visibilità internazionale». La logica, nel passaggio sul potere che prima spinge il ministro alle dimissioni e poi le respinge, zoppica un po’, ma andiamo avanti: «Non sono io», argomenta la Boccia, «a esercitare ricatti o pressioni; altri hanno sfruttato con mentalità meschina una vicenda umana che sta avendo ripercussioni dolorose su di me. Sto difendendo la mia dignità e il mio modo di essere donna. Sono stata ingannata, ma non permetterò che la mia storia venga strumentalizzata dal cinismo, dall’arroganza e dal capriccio di un potere tirannico». Un crescendo rossiniano: «La stampa mi ha definita in molti modi: influencer, accompagnatrice, sartina», conclude la Boccia, «una che si vuole accreditare, millantatrice, la Anna Delvey della politica italiana, aspirante collaboratrice, consolatrice, badante, e un amore culturale. Ma chi ha davvero fatto gossip: io, lui, o l’altra persona, sfruttando un momento strategico per il Paese?». La sibilla pompeiana non specifica chi sia «l’altra persona», ma sembra proprio puntare il dito contro Giorgia Meloni. L’unica cosa certa, in questo giallo di fine estate, è che è arrivato il momento di chiarire se la bionda pompeiana sia effettivamente in possesso di registrazioni e messaggi imbarazzanti per il governo e la maggioranza. Gli spifferi corrono incontrollati: c’è chi ipotizza che Sangiuliano abbia manifestato alla Boccia giudizi impietosi su esponenti di governo e maggioranza, c’è chi sostiene che qualche nomina effettuata dal ministro sarebbe stata accompagnata da commenti poco lusinghieri sia nei confronti del prescelto sia di chi ne avrebbe caldeggiato la nomina stessa. I cellulari dei cronisti sono pieni di indiscrezioni, ipotesi, sospetti, ricostruzioni al limite del fantascientifico: tutti si chiedono cosa avrà in serbo Maria Rosaria? Quali registrazioni può rendere pubbliche? Quali chat? Quali inconfessabili verità conosce, se davvero ne conosce? Prevedibilmente, le risposte a queste domande dovranno essere fornite alle autorità competenti. Il romanzo rosa è diventato un giallo, ora non resta che l’ultima fase, quella del legal thriller.
Silvia Salis (Imagoeconomica)
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