2023-12-10
«Blauer piace perché è un brand americano con design italiano»
Il patron di Fgf Industry, Enzo Fusco: «Ten C è il nostro marchio di nicchia. Il jersey giapponese è senza tempo, i capi durano tutta la vita».«L’azienda va bene», racconta alla Verità Enzo Fusco, designer imprenditore, presidente di Fgf Industry - industria della moda con i brand Blauer Usa, Ten C e Bpd che ha fondato nel 1998 e che guida tutt’ora con la famiglia. «Lavoriamo un anno prima per l’anno dopo, per noi il 2023, tutto sommato, è andato bene, meno bene per i negozi per via del clima, ma con il freddo arrivato, in parte stanno recuperando. Abbiamo perso almeno un mese e mezzo di lavoro buono nei riassortimenti, il negoziante faceva fatica a vendere i piumini mentre la gente andava ancora in giro con t shirt e bermuda. A parte questo siamo contenti, il prossimo anno vedremo». Parlando di numeri? «Chiuderemo l’anno a 78 milioni, in aumento del 6,8% rispetto al 2022, più 14 milioni di scarpe. La maggior parte dei ricavi deriva dal marchio Blauer Usa, mentre la linea di luxury outerwear Ten C sta contribuendo con ricavi stimati a 8,5 milioni. La sfida del gruppo resta l’espansione all’estero. Il fatturato è importante ma per me lo è ancora di più il margine e come tutti gli anni usciamo con l’utile che rivela una azienda sana che guadagna». Colonna portante è sempre Blauer Usa? «Certo, Blauer Usa è una Ferrari e noi andiamo a 80 all’ora. Perché abbiamo cominciato ora a investire nel mercato estero e inizierà a rendere nel giro di un paio d’anni. Siamo forti in Germania, Austria, Francia, in Spagna siamo fortissimi, Repubblica Ceca, Polonia ma siamo più deboli in altri paesi che stiamo rafforzando compreso l’Inghilterra. Mentre invece stiamo facendo focus sull’Asia. Penso che cominceremo a breve in Corea per poi arrivare in Giappone. Il segreto del successo è quello di essere un brand americano con design italiano».Ten C, l’altra faccia del gruppo. «È un prodotto più luxory, più di nicchia. Meno clienti che noi teniamo selezionati apposta perché se vuoi avere successo come brand devi fare così, devi difendere il cliente. Certo, anche Ten C è destinata a crescere e crescerà perché ha tutte le carte in regola per farlo. Pensiamo, nel giro di due tre anni di farlo in tutti i sensi». La straordinarietà del tessuto di Ten C ha fatto la differenza? «Il pregio di Ojj, il jersey giapponese, è quello di essere un cotone capace di modellarsi al corpo lentamente e in modo impercettibile. Ci sono gli estimatori di questo prodotto. Capita che chi deve cambiare un bottone, ce lo manda magari un po’ logoro e noi proponiamo di cambiarlo, ma nessuno accetta perché ha la caratteristica del denim, più invecchia e più è bello. Sul lungo tempo è vincente, va capito come tutte le cose di un certo valore. Sono capi senza tempo, versatili e resistenti per durare una vita. Faremo un evento a Milano da Antonia durante la moda uomo a gennaio, bisogna toccar con mano una giacca Ten C». Prevede una espansione? «Per quanto riguarda Ten C abbiamo chiuso un contratto con un gruppo coreano del gruppo Hyndai che aprirà entro il 2025 una decina di negozi in Corea. Stiamo facendo la stessa operazione in Giappone e anche in America, i tre focus per Ten C». Vendite? «D’inverno 50% donna 50% uomo. La collezione Winter Sky, da donna, si presenta in materiali come il nylon metal silver e il nylon lucido. Per l’uomo il tema B. Project è stato studiato da un designer giapponese e presenta capi spalla unici, ispirati al concetto di “Protezione Urbana”, realizzati con tessuti tecnici per capi “intelligenti” che servono soprattutto negli spostamenti notturni grazie alla Flash led pocket, tasca studiata per inserirci il telefono o una torcia per avere quindi chiara visibilità anche di notte avendo le mani libere». Prossimi passi? «Dimostriamo di credere in quel che facciamo costruendo, sempre a Montegalda, sede aziendale, tra Vicenza e Padova, una nuova serie di uffici, quindi un investimento importante. 4500 metri quadri tra uffici e showroom perché abbiamo bisogno di spazio e di avere una certa immagine ed è anche la dimostrazione che investiamo nel nostro lavoro. Che è ciò che dovrebbero fare tutti gli imprenditori, invece di portarli via noi li investiamo. Per esperienza, alla fine, tornano con gli interessi».
Il ministro della Giustizia carlo Nordio (Imagoeconomica)