2019-03-28
Blangiardo rinuncia dopo gli attacchi. Il capo dell’Istat non andrà a Verona
Azione choc degli antagonisti sul luogo dell'evento: «I pro vita sono germi infettivi».Crescono gli attacchi, purtroppo non solo verbali, contro il Congresso mondiale delle famiglie che inizierà domani a Verona. L'ultima bufera si è abbattuta sul neo presidente dell'Istat, Giancarlo Blangiardo, il cui nome figurava in programma relativamente a una tavola rotonda sulla crisi demografica. Nulla di strano, visto che lo studioso è per l'appunto un demografo.Non la pensa così la Cgil dell'istituto di statistica, che ha pubblicato su Facebook una dura nota di protesta: «Riteniamo che la partecipazione di Blangiardo, che da oltre un mese è il presidente dell'Istat, a un evento così connotato politicamente, metterebbe decisamente a rischio la reputazione del nostro ente. I lavoratori e le lavoratrici dell'Istat non possono e non devono essere rappresentati dal loro presidente in un convegno che si propone di discutere la soppressione di diritti fondamentali conquistati dai movimenti delle donne e delle comunità Lgbt». Al coro non poteva che accodarsi la senatrice del Pd Monica Cirinnà, che giudica la notizia «gravissima e vergognosa».Alla fine, Blanciardo, ha deciso di rinunciare: «A fronte del clamore che sta suscitando una sua eventuale presenza, peraltro come studioso, al congresso di Verona, ha rinunciato a partecipare al fine di evitare che una decisione del tutto personale possa essere interpretata come una decisione del presidente dell'Istat», ha spiegato.Ma, come detto, non si tratta solo di polemiche politiche. In città, infatti, gli animi si stanno scaldando e la sinistra antagonista mostra di non voler rinunciare ad azioni di forza. Ieri, Verona, un gruppo di antagonisti e militanti del Circolo Pink e dell'Assemblea 17 dicembre, con spray e tute, ha condotto un'azione particolarmente aggressiva sulle scalinate del Palazzo della Gran Guardia, che da domani ospiterà il congresso. «Disinfestiamo la città: da venerdì a domenica Verona sarà infestata da pericolosi germi infettivi, noi ci rifiutiamo di respirare quest'aria», hanno delirato i manifestanti, ben esprimendo quell'atteggiamento di riduzione delle ragioni altrui a mera minaccia batteriologica, che loro stessi biasimano spesso nelle battaglie antirazziste. «Verona», hanno continuato, «è malata da molti anni, infiltrata dal radicalismo di destra e dall'oscurantismo. Questo governo, con il supporto delle associazioni pro vita e dei gruppi di estrema destra, sta sistematicamente colpendo gli organi della democrazia del nostro Paese: i diritti civili sono solo il primo obiettivo. Donne, gay, lesbiche, trans, migranti, chi non si adegua alla morale del tradizionalismo cristiano». Sul posto sono intervenuti polizia e carabinieri, che hanno identificato i manifestanti. Un altro flash mob, stavolta annunciato, è previsto per stamattina, presso gli uffici della Provincia di Verona, dove All Out organizzerà, insieme ad Arci e Arcigay, un'azione per consegnare alle istituzioni le oltre 141.000 firme per richiedere il ritiro di tutti i patrocini al Congresso mondiale delle famiglie. I «buoni», insomma, hanno deciso di alzare il livello dello scontro.
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