2021-07-05
Per Blackstone Cairo avrebbe passato anche notizie false ai giornali
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Nell'atto di citazione depositato a New York il patron di Rcs viene anche attaccato sul modo in cui avrebbe gestito la comunicazione nel 2018. La fonte anonima di Reuters sarebbe stata lui stesso. «Nessun altro avrebbe potuto fornire questa informazione (che era completamente falsa)», sostiene il fondo statunitense.Continua la battaglia legale tra il numero uno di Rcs Urbano Cairo e il fondo statunitense Blackstone. Cairo, a quanto pare, è certo di vincere. Ma da quel che trapela l'impressione è che si stia tentando in realtà una mediazione, soprattutto per evitare che le richieste di danni possano abbattersi sull'editore del Corriere della Sera e sugli azionisti del gruppo editoriale. Al netto dell'ottimismo mostrato da Cairo in due articoli, uno sul Foglio e l'altro su Affaritaliani, c'è sempre il tema della mancanza di accantonamenti per difendersi in caso di sconfitta. I 505 milioni di euro richiesti, infatti, rappresentano quasi il doppio della capitalizzazione di mercato di Rcs. Per Cairo, chiaramente, le richieste sono infondate e il danno inesistente. La scorsa settimana i legali del fondo Usa hanno depositato 43 pagine di richiesta ai giudici della Supreme Court di New York proprio per riunificare le cause per danni contro Rcs e Cairo. Nell'atto di citazione i legali di Blackstone, sostengono però che Cairo non avrebbe fatto obiezioni alla scelta di vendere l'immobile nel 2013, quando era già nel consiglio di amministrazione. Bensì si sarebbe solo lamentato del fatto che «vendere un immobile a quell'epoca significava vendere a un prezzo basso mercato». E che quindi bisognava pensare a delle alternative. Pertanto Cairo, sostiene Blackstone, si sarebbe solo lamentato sui tempi di vendita non sulla decisione di farlo. Non a caso poi l'operazione andò in porto. E da allora in poi, né Rcs né Cairo avrebbero mai comunicato ai querelanti qualsiasi obiezione all'operazione 2013, almeno fino a luglio 2018. Il 10 luglio di quell'anno, infatti, uscì un articolo su Milano Finanza dove si parlava del progetto di acquisto da parte di Allianz dell'immobile di via Solferino. Tre giorni dopo Cairo invierà a Blackstone una lettera dove si sosteneva che la vendita del 2013 era nulla. Per il fondo statunitense quella missiva era falsa e in mala fede, «finalizzata a calunniare Blackstone e a interferire con l'operazione di vendita prevista dai querelanti con Allianz». Ma le accuse non si fermano qui. Per l'avvocato Aaron H. Marks dello studio Kirkland, un vero e proprio mastino, anche dopo il 2018 sarebbero continuate le diffamazioni contro Blackstone, a mezzo spesso di agenzie di stampa imbeccate da Cairo stesso. «Il 21 novembre 2018, Reuters ha pubblicato un articolo intitolato "Rcs Mediagroup già contestata la vendita della proprietà a Blackstone a marzo», si legge nell'atto di citazione. L'articolo in pratica spiegava tramite una fonte anonima che Rcs aveva già avvertito il fondo americano del fatto che la transazione del 2013 fosse nulla. Per Blackstone la fonte anonima altro non è che Cairo stesso. «Nessun altro avrebbe potuto fornire questa informazione (che era completamente falsa)», si legge.La richiesta di risarcimento, quantificata dagli avvocati dello studio Kirkland & Ellis, ammonta in totale a 600 milioni di dollari, 505 milioni di euro. Nel totale sono compresi 300 milioni di dollari per la mancata rivendita dell'immobile di via Solferino ad Allianz e di altri 300 milioni di relativi danni. La mossa di Blackstone arriva a distanza di un mese e mezzo dall'esito del lodo arbitrale di Milano che aveva rigettato le istanze di Rcs. Secondo gli arbitri, infatti, non ci fu nessuna irregolarità nel contratto che portò Rcs a vendere l'immobile al fondo americano. Nel lodo, lungo 80 pagine, si legge che «non è dato (...) ravvisare nel comportamento di Blackstone (e, per essa, di Kryalos) nulla che appaia indiscutibilmente contrario ai (...) doveri di correttezza e buona fede». Le considerazioni dei tre arbitri non hanno «posto in luce altro se non lo svolgersi di una trattativa commerciale tra soggetti in bonis, promossa dalla parte venditrice e nell'ambito della quale la parte acquirente ha legittimamente cercato di conseguire le condizioni per essa più vantaggiose, senza che sia emersa la prova di alcuna indebita pressione operata sulla controparte, all'esito di un procedimento competitivo che (...) sarebbe arbitrario considerare fittizio». Insomma Cairo sarà ottimista per come finirà la vicenda. Ma anche a New York non sono da meno nel spuntarla.
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)