2023-03-22
        «L’Italia non accetterà diktat dell’Ue che vietino di usare biocarburanti»
    
 
Matteo Salvini, Gilberto Pichetto Fratin e Adolfo Urso scrivono alla Commissione per chiedere di ammettere tutti i tipi di benzina e diesel verdi. Ma compare una bozza di regolamento che apre solo agli efuel, come chiesto da Berlino.Janet Yellen assicura che il governo Usa proteggerà i depositi se la crisi si allargherà. E oggi la Fed decide sui tassi. Andrea Enria : «Il sistema tiene però lo choc non è finito».Lo speciale contiene due articoli.L’Italia non accetterebbe «un’interpretazione indebitamente ristretta del concetto di carburanti CO2 neutrali» che preveda l’esclusione dei biocarburanti da parte della Commissione europea. È quanto si legge in una lettera inviata ieri dal vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, dal ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e dal ministro delle Imprese Adolfo Urso al vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans. Il riferimento è al provvedimento approvato dal Parlamento Ue in merito al bando dei motori termici dal 2035. «L’Italia è pienamente impegnata nella decarbonizzazione del settore del trasporto», ricordano i tre ministri nella lettera, sottolineando «la necessità di rispettare il principio della neutralità tecnologica». Italia e Germania, prosegue la lettera, hanno spinto per l’inclusione del Considerando 11 nella nuova regolamentazione proprio per consentire l’immatricolazione di auto con motore a combustione interna anche dopo il 2035. Il Considerando citato, ricordiamo, afferma che «la Commissione presenterà una proposta relativa all’immatricolazione posteriore al 2035 di veicoli che funzionano esclusivamente con combustibili neutri in termini di emissioni di CO2». Grazie a tale inclusione l’Italia non si è opposta all’impianto generale del provvedimento.A metà della lettera, ecco il nocciolo della questione: «Combustibili neutri in termini di emissioni di CO2 significa, per noi, combustibili rinnovabili gassosi o liquidi, compresi biofuel ed efuel». Il governo italiano equipara quindi espressamente i due tipi di carburante e chiede che il Considerando 11 sia attuato «prima della revisione del 2026, proponendo un atto giuridicamente vincolante. Un impegno in tal senso da parte della Commissione, con l’indicazione di una tempistica, sarebbe molto apprezzato e permetterebbe di concludere positivamente il dossier». In conclusione, i tre ministri affermano, come già riportato, che «in ogni caso l’Italia non accetterebbe una interpretazione indebitamente ristretta del concetto di carburanti CO2 neutrali che includesse solo gli efuel e non i biofuel».Affermazione molto importante. Proprio questo distinguo era stato oggetto dell’articolo di domenica scorsa su questo giornale, in seguito all’emersione di una lettera inviata dal capo di gabinetto del ministero dei Trasporti tedesco allo staff di Timmermans. Nella lettera, il funzionario di Berlino delineava un percorso per arrivare a comprendere gli efuel, che i tedeschi pretendono, all’interno della classificazione Euro 6, senza rimettere in discussione il testo principale già approvato dal Parlamento europeo. Questo tracciato però appare disegnato esclusivamente per gli efuel (ottenuti da produzione di idrogeno con energia rinnovabile associata a un processo chimico), mentre sembra escludere i biocarburanti (derivanti invece da vegetali, biomasse o residui di lavorazioni), nonostante entrambi siano neutrali dal punto di vista delle emissioni. La trattativa separata tra governo tedesco e Commissione sembrava quindi metterci in minoranza.La lettera di ieri, quanto mai opportuna, contribuisce ora a fare chiarezza, non solo perché equipara efuel e biocarburanti ma anche perché mette in mora la Commissione chiedendo esplicitamente un atto giuridicamente vincolante.La presa di posizione italiana giunge con tempestività a rompere l’idillio tra la Germania e la Commissione, concretizzata in una bozza di soluzione che è circolata proprio ieri, quasi contemporaneamente alla diffusione della lettera italiana. Nella proposta dalla Commissione, dopo il 2035 si potranno immatricolare auto con motore a combustione interna «solo se alimentate a efuel CO2 neutrali». Non si parla quindi di biocombustibili. Verrebbe creata una nuova categoria di veicoli efuel, proprio come suggerito nella missiva tedesca. La novità contenuta nella proposta di ieri della Commissione, però, è a dir poco mirabolante: i nuovi veicoli ammessi dovranno avere motori in grado di riconoscere se il combustibile utilizzato contiene CO2 o meno. La cervellotica richiesta della Commissione, che vuole avere l’ultima parola, non è piaciuta ai tedeschi. Da Berlino comunque trapela la convinzione che entro domani si giungerà a un compromesso. La lettera italiana però, per come è scritta, potrebbe rompere questo equilibrio e costringere la Commissione a includere esplicitamente anche i biocombustibili tra i carburanti ammessi. Vedremo se il governo di Giorgia Meloni riuscirà a tenere il punto, che darebbe una teorica possibilità di sopravvivenza ad almeno una parte del settore industriale automobilistico italiano.Intanto, Tesla ha reso noti i risultati delle vendite di febbraio nell’Unione europea: 19.249 veicoli (erano 12.860 nel febbraio 2022, +50%) con una quota di mercato del 19,8% tra i veicoli elettrici e del 2,4% del mercato totale auto europeo. L’elettrificazione dei trasporti avanza.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/biocarburanti-italia-europa-2659635773.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="banche-pronti-ad-altre-garanzie" data-post-id="2659635773" data-published-at="1679490883" data-use-pagination="False"> «Banche, pronti ad altre garanzie» Le Borse europee chiudono in rialzo con il Ftse mib al +2,56% e l’Euro stoxx 50 che guadagna l’1,54%. Bene anche il Dax di Francoforte al +1,77%, l’Ibex spagnolo al +2,55% e lo Swiss market al +1,4%. La tensione sul sistema bancario sembra dunque essersi stemperata dopo il fallimento della Silicon valley bank, della Signature bank e il terremoto di Credit Suisse che si è concluso con il matrimonio con Ubs. Le diverse Banche centrali sono intervenute in modo tempestivo per scongiurare il panico e hanno anche deciso di monitorare la situazione più da vicino immettendo nuova liquidità nel sistema per garantire un porto sicuro alle banche e sperando, nel contempo, di calmare l’agitazione degli investitori. Ieri il segretario al Tesoro statunitense, Janet Yellen, ha precisato che le azioni intraprese delle autorità statunitensi la settimana scorsa hanno avuto come obiettivo quello di arginare i problemi di liquidità del settore e che si potrà fare di più fornendo ulteriori garanzie sui depositi se la situazione lo richiederà: «Le misure che abbiamo adottato non erano mirate ad aiutare specifiche banche o classi bancarie. Il nostro intervento era necessario per proteggere il più ampio sistema bancario statunitense, e azioni simili potrebbero essere giustificate nel caso in cui istituti più piccoli dovessero subire un deflusso di depositi con il rischio di contagio». L’ex presidente della Fed ha poi assicurato che il sistema bancario a stelle e strisce «rimane solido» e che siamo in una «situazione diversa dal 2008, nel 2008 era una crisi di liquidità adesso stiamo piuttosto assistendo a una contagiosa corsa agli sportelli». Ma non solo, perché 15 anni fa molte istituzioni finanziarie erano sotto stress a causa dei titoli subprime e «noi non vediamo questa situazione oggi nel sistema bancario» ha aggiunto la Yellen. La situazione si sta calmando e «la Fed facility e lo sportello di sconto stanno funzionando come previsto per fornire liquidità al sistema bancario. I deflussi aggregati di depositi dalle banche regionali si sono stabilizzati». Una delle banche più in difficoltà del settore, la First republic, salvata la scorsa settimana con un piano di aiuti di 30 miliardi di dollari messi in campo da un consorzio formato da 11 banche statunitensi, ieri in apertura di Borsa ha visto salire i suoi titoli del 33%. Questo anche grazie alla notizia che l’amministratore delegato di JPMorgan Chase, Jamie Dimon, sarebbe alla guida del consorzio di banche che stanno discutendo di un piano per stabilizzare l’istituto californiano. La stabilità finanziaria delle banche americane tornerà protagonista oggi, dopo le decisioni della Fed sui tassi di interesse. In Europa dopo lo scossone svizzero la situazione sembra essersi assestata: «La crisi del Credit Suisse non ha avuto un impatto significativo sulle posizioni di raccolta e liquidità delle banche (dell’Eurozona, ndr)», ha spiegato ieri il responsabile della vigilanza bancaria Bce, Andrea Enria, alla commissione Affari economici e monetari del Parlamento Ue, ribadendo anche come in «questo periodo di turbolenza il lato delle passività delle banche europee è rimasto molto stabile. Quindi questo significa che al momento abbiamo una forte fiducia dei depositanti delle banche europee». Nel complesso, ha concluso Enria, il settore bancario dell’Eurozona ha dato «prova di una grande capacità di tenuta allo choc macroeconomico indotto dalla guerra, persino più di quanto da noi stessi atteso sulla base dell’analisi di vulnerabilità pubblicata a maggio 2022», ma questo non significa che lo choc macroeconomico sia terminato. Se le spinte inflazionistiche dovessero persistere, «il necessario processo di serrata normalizzazione della politica monetaria potrebbe a sua volta incidere sui portafogli e sulle linee di business di specifiche banche, comportando molteplici sfide e generando potenzialmente vincitori e vinti».
        Luciana Littizzetto (Getty Images)
    
Hartmut Rosa (Getty Images)
        Luca Palamara (Getty Images)