2022-08-12
Bimbi nel mirino su clima, gender e migranti
L’agenda progressista prevede l’indottrinamento dei più piccoli, sottratti all’educazione delle famiglie.Negli Stati Uniti, da qualche settimana, si è accesa una polemica piuttosto feroce attorno alla American academy of pediatrics e alle sue linee guida ufficiali sulle problematiche di genere. Associazioni come Genspect, che riuniscono professionisti della salute e genitori, sostengono che l’associazione nazionale dei pediatri abbia di fatto silenziato il dibattito sul cambiamento di sesso per i minori, imponendo una visione ideologica in linea con le istanze delle associazioni Lgbt. Non solo: la Aap sarebbe responsabile di aver imposto un approccio che viene definito «drug first», il quale sarebbe appunto basato sulla somministrazione immediata di farmaci bloccanti della pubertà e sulla medicalizzazione fin troppo rapida. L’Economist, sull’ultimo numero, ha dedicato un approfondito servizio alla vicenda, dando spazio anche agli esperti della Society for evidence-based gender medicine, i quali parlano apertamente di pesanti pressioni delle case farmaceutiche e delle lobby arcobaleno sulle istituzioni sanitarie.L’aspetto curioso è che molti critici dell’attuale approccio alle problematiche gender provengono dall’ambiente democratico, e del resto anche l’Economist - da tempo strenuo oppositore dell’estremismo transgender - è fieramente liberal. Negli Stati Uniti, dunque, proprio come in Gran Bretagna e in alcune nazioni del Nord Europa tra cui Svezia e Finlandia, esiste una opposizione di sinistra all’avanzare dell’ideologia trans o postumana. In Italia, purtroppo, questo fenomeno non si verifica. Anzi, le forze progressiste sembrano essere più che disposte ad accettare passivamente anche le più deliranti tendenze «woke» provenienti da Oltreoceano (basti pensare, ad esempio, alla facilità con cui la sedicente classe intellettuale di casa nostra si è appropriata dello schwa in ossequio all’eroticamente corretto). Il risultato è che in Italia è sempre più complesso portare avanti posizioni in contrasto con il pensiero prevalente, e intanto il numero di minorenni avviati verso la transizione di genere aumenta, senza che vi sia una seria riflessione sulle strutture che li accolgono e sulla loro impostazione.La diffusa disponibilità alla sudditanza ideologica sembra passare in secondo piano nella discussione pubblica pre elettorale, ma forse dovremmo iniziare ad attribuirle maggiore centralità. Se sul terreno economico la strada che dovremo imboccare nei prossimi mesi appare abbastanza tracciata (a nostro discapito, per lo più), a marcare maggiormente la separazione fra destra e sinistra potrebbero essere proprio le questioni culturali e sociali. O, meglio, l’approccio con cui relazionarsi ad esse.Ieri l’ottimo Boni Castellane ha ben tratteggiato l’ossessione progressista per l’indottrinamento dei bambini, che si coagula nella proposta piddina di rendere gli asili gratuiti ma soprattutto obbligatori per tutti. Alla base c’è evidentemente l’idea che la famiglia non sia adeguata e vada sostituita con «agenzie educative» che siano orientate ideologicamente nel giusto senso. Il ddl Zan - il cui spettro ancora s’aggira per le sezioni del Pd - è stato proprio un tentativo di imporre per legge la rieducazione arcobaleno nelle scuole e negli spazi pubblici, tramite formazione del personale tecnico e docente e apposite giornate celebrative da organizzarsi nel corso dell’anno. Dai progetti «contro il bullismo» a quelli esplicitamente volti a «contrastare l’omotransfobia», negli ultimi anni abbiamo assistito a una proliferazione di grimaldelli culturali che - qualora il centrosinistra dovesse uscire vincitore dalle urne - potrebbero diventare la norma.E il gender è soltanto una piccola parte del problema. Sull’immigrazione di massa e sull’accoglienza, da parecchio tempo a questa parte, assistiamo a un’analoga mobilitazione, che non risparmia affatto i testi scolastici (non era raro trovare libri che dedicavano capitoletti incensatori a figure come Mimmo Lucano, tanto per citare un particolare). Anche in questo caso, i bambini sono i bersagli privilegiati, perché più facilmente permeabili. Lo stesso vale per tutti i temi cosiddetti etici (dall’aborto al fine vita), su cui ormai si è affermata una narrazione monolitica quasi impossibile da scalfire, pena l’emarginazione. Per non parlare poi del moloch sanitario creato dal 2020 a oggi. La spossante insistenza sulla paranoia virale è stata accompagnata da misure devastanti come la didattica a distanza, che hanno contribuito ad aumentare l’isolamento e il disagio dei più piccoli.Ciliegina sulla torta: le battaglie green. Il lavaggio del cervello a base di (presunto) ecologismo radicale è divenuto pratica pressoché quotidiana, e non possiamo dimenticare quando il ministro dell’Istruzione giallorosso, Lorenzo Fioramonti, invitò le scuole a concedere giustificazioni a saltava la scuola per partecipare alle manifestazioni per il clima. È piuttosto chiaro - a chi abbia gli occhi per vedere - che sotto i nostri occhi si stia compiendo una rivoluzione antropologica con conseguenze molto pesanti, che andranno a colpire le nuove generazioni su larga scala. In larga parte, tale rivoluzione è alimentata da soggetti esterni (piattaforme d’intrattenimento, social media, show business in genere), ma la politica continua a giocare un ruolo fondamentale. Sta ai governanti decidere se accelerare o provare almeno parzialmente a contrastare le forze devastanti all’opera in Europa e in tutto l’Occidente. Se dovesse prevalere il centrosinistra, non ci sono dubbi sull’orientamento che assumerà. Se invece dovesse imporsi l’altra coalizione, beh, staremo a vedere se avrà il coraggio necessario per prendere di petto l’onda ideologica montante. Certo, qualche indicazione a riguardo pure prima del voto non sarebbe sgradita.
Jose Mourinho (Getty Images)