2023-11-02
        Bilanci magri per il fondo pro Vivendi
    
 
        Pietro Labriola (Imagoeconomica)
    
Nel week end cda di Tim per valutare l’offerta di Kkr sulla rete: entrano in campo anche le casse legate ad Acri per affiancare il Mef nell’operazione. Ma con tempi molto lunghi. E la sgr lussemburghese dietro Merlyn, coccolato dai francesi, ha patrimonio negativo.Inizia l’ennesimo fine settimana decisivo per il futuro di Tim. Un trittico, due consigli di amministrazione (il 3 e il 5 novembre) intervallati da una seduta informale, che daranno una direzione definitiva alla proposta del fondo americano Kkr per la rete. I dettagli dell’offerta non sono mai stati resi noti, ma si parte da una base di 21 miliardi e un’aggiunta di almeno un altro paio di miliardi di earn out (ulteriori guadagni al verificarsi di determinate condizioni) che comunque non arriva alle richieste del primo azionista di Tim. Si tratta dei francesi di Vivendi che hanno la maggioranza relativa con il 23,7% del colosso delle tlc e che chiedono 31 miliardi. Per de Puyfontaine & C la decisione sull’offerta deve passare per un’assemblea straordinaria, in caso contrario sarebbero pronti a far ricorso. Dal lato francese si fa sapere che sarebbero già pronti cinque pareri legali (anche del notaio Mario Notari e dello studio Chiomenti) che vanno in questa direzione, mentre il board di Tim ne ha già tre (Piergaetano Marchetti, Giuseppe Portale e Andrea Zoppini) secondo i quali per la decisione sulla rete basta il voto del consiglio di amministrazione. Se si dovesse scommettere, al momento l’ipotesi che vede passare la decisione sull’offerta per un’assemblea straordinaria appare minoritaria, insomma se non sarà lo stesso cda a tirare le file al massimo la decisione potrebbe passare per un’assemblea ordinaria e che è bene ricordarlo ha solo un valore consultivo. A tal proposito però va sottolineato che il Tesoro, che si è impegnato nell’operazione con una dote da 2,2 miliardi, ha fatto capire di sposare l’offerta del fondo americano e di considerarla l’unica strada percorribile in questo momento. A differenza del solito i due cda per decidere sulla proposta di Kkr si terranno a Milano e non a Roma e con ogni probabilità visto che la sede legale di Tim è in via Gaetano Negri a Milano è nel foro milanese che dovrebbe tenersi l’eventuale contenzioso legale. Lo stesso foro che aveva deciso un paio di anni fa sulla vertenza che aveva visto contrapposto il colosso dei media della famiglia Bollorè a Mediaset e che si era concluso con un risarcimento di 1,7 milioni di euro ai carico dei transalpini.Vedremo. Intanto nell’ultima settimana non sono mancate le novità. In ordine cronologico, martedì è stata la volta delle Fondazioni di origine bancaria che per bocca del presidente dell’Acri Francesco Profumo hanno fatto sapere di essere molto interessate all’operazione: «C’è massima attenzione», ha evidenziato il numero uno della Fondazione Compagnia di San Paolo, «perché la rete Tim è uno degli asset più importanti per la modernizzazione dell’Italia. L’interesse potrebbe concretizzarsi affiancando il fondo F2i che dovrebbe entrare nell’operazione Kkr con il 10% insieme al Tesoro. Una mossa che qualcuno ha visto in contrapposizione rispetto all’offerta alternativa presentata lo scorso venerdì dal fondo Merlyn Partners. Proposta antitetica rispetto a quella di Kkr e nella quale è prevista la sostituzione dell’attuale ceo Pietro Labriola con l’ex manager Stefano Siragusa, la ristrutturazione e la vendita delle attività consumer domestiche e di Tim Brazil, la convergenza su una rete nazionale unica tramite fusione con Open Fiber, con una crescita di Cassa depositi e prestiti nell’azionariato (quindi non ci sarebbe nessuna vendita). L’obiettivo finale è di rivitalizzare il titolo portandolo al valore di 1 euro rispetto allo 0,253 di ieri (+3,69%). Da una quota societaria inferiore al 3%, il fondo ha poi reso noto di valutare un incremento al 5% per chiedere la convocazione di un’assemblea per la sostituzione del ceo. Un piano ambizioso, che ha come registi il finanziere Alessandro Barnaba e l’ex manager Tim Stefano Siragusa che sbatte con alcune evidenze finanziarie che La Verità ha potuto verificare. Se si prende infatti il bilancio 2022 di Merlyn GP (General Partner) Sarl, la società lussemburghese che risponde della gestione Merlyn Partners SCSp, il fondo di investimento che ha inviato la proposta al consiglio di amministrazione di Tim, sono riportati asset per 17.000 euro e un patrimonio negativo per 132.000 euro. Mentre Merlyn Advisors Ltd che si definisce gestore del fondo ha un patrimonio di 3,5 milioni di sterline. Si ha evidenza, a oggi, di un’unica partecipazione rilevante per Merlyn Partners SCSp, quella che fa riferimento alla Callisto Sport Sab, una società sempre lussemburghese che ha 145.000 euro di patrimonio netto e che lo scorso anno era finita nel mirino dell’Uefa dopo un’inchiesta dell’Equipe che adombrava il sospetto che ci fosse il fondo Elliott a mantenere il controllo del Lille tramite una particolari tipologia di titoli «azioni A2» che gli garantivano il controllo di fatto del club. Logica diversa sarebbe se tutta la pratica servisse solo a sostenere Vivendi nell’eventuale assemblea. Allora non servirebbero spalle troppo grosse.
        Alberto Stefani (Imagoeconomica)
    
        
    (Arma dei Carabinieri)
    
All'alba di oggi i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Chieti, con il supporto operativo dei militari dei Comandi Provinciali di Pescara, L’Aquila e Teramo, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia de L’Aquila, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un quarantacinquenne bengalese ed hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 19 persone, tutte gravemente indiziate dei delitti di associazione per delinquere finalizzata a commettere una serie indeterminata di reati in materia di immigrazione clandestina, tentata estorsione e rapina. 
I provvedimenti giudiziari sono stati emessi sulla base delle risultanze della complessa attività investigativa condotta dai militari del NIL di Chieti che, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno fatto luce su un sodalizio criminale operante fin dal 2022 a Pescara e in altre località abruzzesi, con proiezioni in Puglia e Campania che, utilizzando in maniera fraudolenta il Decreto flussi, sono riusciti a far entrare in Italia diverse centinaia di cittadini extracomunitari provenienti prevalentemente dal Bangladesh, confezionando false proposte di lavoro per ottenere il visto d’ingresso in Italia ovvero falsificando gli stessi visti. L’associazione, oggi disarticolata, era strutturata su più livelli e si avvaleva di imprenditori compiacenti, disponibili a predisporre contratti di lavoro fittizi o società create in vista dei “click day” oltre che di di professionisti che curavano la documentazione necessaria per far risultare regolari le richieste di ingresso tramite i decreti flussi.  Si servivano di intermediari, anche operanti in Bangladesh, incaricati di reclutare cittadini stranieri e di organizzarne l’arrivo in Italia, spesso dietro pagamento e con sistemazioni di fortuna.
I profitti illeciti derivanti dalla gestione delle pratiche migratorie sono stimati in oltre 3 milioni di euro, considerando che ciascuno degli stranieri fatti entrare irregolarmente in Italia versava somme consistenti. Non a caso alcuni indagati definivano il sistema una vera e propria «miniera».
Nel corso delle indagini nel luglio 2024, i Carabinieri del NIL di Chieti hanno eseguito un intervento a Pescara sorprendendo due imprenditori mentre consegnavano a cittadini stranieri documentazione falsa per l’ingresso in Italia dietro pagamento.
Lo straniero destinatario del provvedimento cautelare svolgeva funzioni di organizzazione e raccordo con l’estero, effettuando anche trasferte per individuare connazionali disponibili a entrare in Italia. In un episodio, per recuperare somme pretese, ha inoltre minacciato e aggredito un connazionale. Considerata la gravità e l’attualità delle esigenze cautelari, è stata disposta la custodia in carcere presso la Casa Circondariale di Pescara.
Nei confronti degli altri 19 indagati, pur sussistendo gravi indizi di colpevolezza, non vi è l’attualità delle esigenze cautelari.
Il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, da anni, è impegnato nel fronteggiare su tutto il territorio nazionale il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, fenomeno strettamente collegato a quello dello sfruttamento lavorativo. 
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