2021-02-03
Biden sempre più ostaggio della sinistra dem
Alexandria Ocasio-Cortez (Drew Angerer/Getty Images)
Il presidente continua nella sconfessione dell'opera di Donald Trump. Via al processo di naturalizzazione per nove milioni di immigrati È la linea di Alexandria Ocasio-Cortez, che posta un video traumatizzata da Capitol Hill: «Mi ha fatto ricordare un passato abuso sessuale».Non si placano le polemiche sull'assalto al Campidoglio. Lunedì, la deputata dem, Alexandria Ocasio-Cortez, è tornata sulla questione in un video su Instagram. «All'improvviso», ha raccontato, «ho sentito dei forti colpi nel corridoio. Colpi alle porte, avevo appena concluso una telefonata e mi sono nascosta dietro la porta del bagno quando un uomo bianco ha fatto irruzione nel mio ufficio gridando “Dov'è lei? Dov'è lei?"». «Lo dico», ha proseguito la deputata, «perché queste persone che ci dicono di andare avanti, che non è un grosso problema, che dovremmo dimenticare quello che è successo, o addirittura che ci dicono di scusarci, utilizzano le tattiche degli aggressori. E io tempo fa sono sopravvissuta alla violenza sessuale. Non l'ho mai rivelato a persone vicine a me. Quando subiamo un trauma, affiorano quelli passati e il trauma si accumula». Non è la prima volta che la deputata parla dell'assalto: già a metà gennaio aveva per esempio dichiarato di aver temuto di morire durante l'irruzione del 6 gennaio. E, appena pochi giorni fa, sono volate scintille con il senatore repubblicano, Ted Cruz. Dopo lo scoppio del caso Gamestop, la Ocasio-Cortez aveva twittato, sostenendo di volerci vedere chiaro sul ruolo dell'app di trading Robinhood: una proposta rispetto a cui Cruz si era detto «completamente d'accordo». La deputata, sempre su Twitter, aveva tuttavia seccamente replicato: «Sono contenta di lavorare con quasi tutti gli altri membri del Partito repubblicano che non hanno cercato di farmi uccidere. Nel frattempo se vuoi collaborare ti puoi dimettere». Non dobbiamo dimenticare che, da giorni, molti democratici stanno accusando Cruz di corresponsabilità nei fatti del Campidoglio: la sua colpa sarebbe nello specifico quella di aver appoggiato la procedura di contestazione di alcuni voti elettorali a favore di Joe Biden lo scorso 6 gennaio al Congresso. Questo, secondo i critici, equivarrebbe più o meno ad aver incitato la folla. Sarà: tuttavia, che si sia d'accordo o meno con il merito della scelta di Cruz, andrebbe ricordato come il senatore abbia appoggiato una procedura del tutto legale e consentita dall'Electoral count act: una procedura che, per inciso, venne invocata (per quanto senza successo) anche da svariati deputati dem contro Trump il 6 gennaio 2017. Ora, un conto è stigmatizzare (giustamente) l'irruzione in Campidoglio. Un altro conto è continuare a cavalcare l'evento per condurre un redde rationem con gli avversari politici. Anche perché a rimetterci maggiormente sul piano politico dall'assalto sono stati proprio i repubblicani, che - a seguito di quanto accaduto - si sono ritrovati a essere un partito totalmente spaccato. Ma del resto si sa: la Ocasio-Cortez si muove in politica come una «gioiosa macchina da guerra»: non solo si è sempre detta contraria ai compromessi con i repubblicani, ma il peso della sua «corrente» si sta facendo sentire nei numerosi decreti che Biden ha siglato in queste prime due settimane alla Casa Bianca. Molti dei provvedimenti adottati sono infatti fortemente spostati a sinistra. Prendiamo il clima. In campagna elettorale, Biden si era rifiutato di appoggiare il Green new deal: piano ambientale, proposto alla Camera dalla stessa Ocasio-Cortez nel 2019, che veniva visto con timore da svariati sindacati e dai settori centristi dell'asinello. Eppure il giornalista di Nbc News, Geoff Bennett, ha evidenziato una settimana fa come molti dei decreti di Biden sul clima (dal rientro negli accordi di Parigi al blocco dell'oleodotto Keystone Xl, passando per il congelamento dei nuovi contratti di locazione petroliferi) «riflettano gli elementi principali del Green new deal». Affermazione, questa, commentata favorevolmente su Twitter dalla stessa Ocasio-Cortez, che ha scritto: «È quasi come se avessimo contribuito a plasmare il programma». Meno contente risultano invece alcune sigle sindacali che, pur avendo in certi casi sostenuto Biden in campagna elettorale, non hanno affatto apprezzato il blocco del Keystone Xl. Situazione simile anche sull'immigrazione. Proprio ieri il neo presidente ha siglato alcuni ordini esecutivi che prevedono, tra le altre cose, la creazione di una task force per i ricongiungimenti delle famiglie separate al confine meridionale e la semplificazione del processo di naturalizzazione per nove milioni di immigrati: una sonora sconfessione della stretta migratoria introdotta da Trump. Insomma, la virata a sinistra di Biden prosegue. Per carità, è un suo diritto. Ma il prezzo che rischia di pagare è politicamente salato. Non solo perché, agendo in questo modo, non fa che minare quella stessa unità nazionale da lui ripetutamente invocata. Ma anche perché non è detto che, dentro l'asinello, questa situazione piaccia poi più di tanto. Dopo che il 3 novembre i dem persero svariati seggi alla Camera, iniziò un astioso scaricabarile tra i centristi e la sinistra per individuare i responsabili del fallimento. Ecco: non è affatto detto che, con un Biden sempre più ostaggio dei liberal progressisti, questa guerra intestina non possa presto riesplodere.