2021-03-23
Biden chiude i confini. Anche ai giornalisti
La scarsa trasparenza nella comunicazione del presidente è un caso anche per le testate «amiche»: 65 giorni di attesa per il primo briefing e niente stampa nei luoghi caldi della crisi migratoria. Blindati i centri di accoglienza. Trump non lo aveva mai fatto«Quando ho accettato questo incarico dal presidente Joe Biden, abbiamo concordato che la priorità è riportare verità e trasparenza nel briefing con la stampa». Furono queste, a gennaio, le parole dell'attuale portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki. Parole che suonavano come una dura critica a Donald Trump: un presidente evidentemente reo, secondo la nuova portavoce, di essere stato opaco nelle proprie relazioni con la stampa. Eppure, a due mesi dall'arrivo di Biden nello studio ovale, la trasparenza non sembra essere esattamente una priorità della nuova amministrazione. Cominciamo col sottolineare come, ad oggi, il neo presidente americano non abbia ancora tenuto una conferenza stampa ufficiale. La cosa ha suscitato non poche perplessità, fin quando è stato annunciato che ne terrà finalmente una il prossimo 25 marzo: vale a dire al suo sessantacinquesimo giorno di presidenza. Un bel record: secondo quanto riportato infatti dal Washington Post, Trump tenne la sua prima conferenza stampa da presidente ventisette giorni dopo essersi insediato, Barack Obama dopo venti e George Bush jr dopo trentatré. Non solo: per trovare una presidenza così «silente» è necessario risalire addirittura a Calvin Coolidge, che soggiornò alla Casa Bianca quasi un secolo fa (dal 1923 al 1929). Come riferito da Abc News, per ora il neo presidente ha tenuto solo un briefing informale con domande e risposte di appena ventuno minuti complessivi, alla presenza di pochissimi giornalisti il 25 gennaio scorso. Non è una novità che Biden abbia qualche problema con la stampa. Già durante la campagna elettorale l'allora candidato dem rispondeva assai di rado alle domande non preconfezionate: addirittura, ad agosto, si irritò visibilmente quando un giornalista della Cbs «osò» chiedergli se avesse fatto un test cognitivo. La situazione è cambiata poco da quando si è insediato. Lo scorso 10 marzo, l'inquilino della Casa Bianca stava visitando un negozio a Washington: alcuni giornalisti hanno provato a fargli delle domande sulla situazione migratoria, ma lo staff presidenziale li ha bloccati. Sette giorni prima, invece, mentre stava partecipando a un evento virtuale, disse a un certo punto che avrebbe risposto ad alcune domande: peccato però che subito dopo il video si sia bruscamente interrotto. La spiegazione fornita ex post dalla Casa Bianca fu che l'evento era dedicato ai deputati dem e che solo la parte iniziale doveva essere aperta alla stampa. Fatto sta che, anche in quel caso, i reporter sono rimasti a bocca asciutta. Insomma, al di là delle arrampicate sugli specchi, un problema di trasparenza con i giornalisti oggettivamente esiste. E in molti si chiedono il perché di questa reticenza. C'è chi ritiene che l'attuale amministrazione non voglia dare conto dei nodi politici che si sta trovando ad affrontare. E chi pensa che, forse, lo staff presidenziale tema gaffe o lapsus da parte di Biden. Ma i problemi non riguardano soltanto la comunicazione personale del presidente. Si registra infatti una questione di trasparenza ben più ampia, che chiama in causa soprattutto la crisi migratoria che la nuova amministrazione sta gestendo (per ora con scarsi risultati) al confine meridionale degli Stati Uniti. Venerdì, il segretario alla Sicurezza interna, Alejandro Mayorkas, si è recato alla frontiera con un gruppo bipartisan di senatori. Solitamente, come fatto notare da Cnn, in questo tipo di viaggi vengono invitati anche i giornalisti. Eppure, stavolta, l'amministrazione Biden ha vietato la presenza della stampa. Più in generale, il governo ha negato ai giornalisti la possibilità di visitare le strutture di accoglienza per i migranti minorenni al confine: strutture che, come ricordato da Cnn e The Hill, erano invece aperte alla stampa quando alla Casa Bianca dimorava Trump. Non sarà un caso che alcune testate inizino a mostrare una (seppur timida) irritazione. Ricordiamo che alla frontiera meridionale ci sono al momento 9.562 minori non accompagnati detenuti in strutture gestite dal dipartimento per la Salute e altri 4.500 sotto la custodia della Customs and border protection. La Psaki ha giustificato il divieto alla stampa citando le restrizioni per la pandemia. Sarà, ma francamente viene il vago sospetto che la Casa Bianca abbia qualche imbarazzo da nascondere. Basti pensare che, dopo il viaggio di venerdì al confine, il senatore dem Chris Murphy ha descritto come segue quanto visto: «Centinaia di bambini stipati in grandi stanze aperte. In un angolo, ho combattuto le lacrime mentre una ragazza di tredici anni singhiozzava incontrollabilmente spiegando a un traduttore quanto fosse terrorizzata essendo stata separata dalla nonna e senza i suoi genitori». Lo stesso Trump è andato l'altro ieri all'attacco con una nota: «È chiaro che sono impegnati in un enorme insabbiamento per nascondere quanto siano veramente brutte le cose», ha tuonato. Biden aveva promesso più trasparenza con la stampa. Tuttavia, per ora, è aumentata solo l'opacità. Ma non era il Washington Post a dire che la democrazia muore nelle tenebre?
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