2023-04-08
Biden impone i trans nelle gare femminili e va verso lo scontro alla Corte Suprema
La misura, rivolta alle scuole, contrasta con le leggi di 20 Stati. E con le decisioni delle leghe nazionali di atletica, rugby e nuoto. La questione transgender continua a dividere la politica statunitense. Giovedì, l’amministrazione Biden ha proposto una modifica del Titolo IX: normativa, risalente al 1972, che impedisce la discriminazione «in base al sesso» nei programmi educativi finanziati dal governo federale. Ebbene, la modifica presentata punterebbe a impedire che gli istituti scolastici vietino agli studenti trans di far parte di squadre sportive sulla base della loro identità di genere. «La norma proposta stabilirebbe che le politiche [scolastiche] violano il Titolo IX quando vietano categoricamente agli studenti transgender di prender parte a squadre sportive coerenti con la loro identità di genere», ha reso noto il Dipartimento dell’Istruzione americano in una scheda informativa, inserendo poi un piccolo caveat. «La norma proposta», si legge infatti ancora, «riconosce anche che in alcuni casi, in particolare negli ambienti sportivi competitivi delle scuole superiori e dei college, alcuni istituti scolastici possono adottare politiche che limitano la partecipazione degli studenti transgender». Vale la pena sottolineare che le dispute sul Titolo IX vertono da tempo attorno al significato di «discriminazione in base al sesso». Nel 2016, Barack Obama aveva interpretato la definizione in senso largo, includendovi l’identità di genere e lo status delle persone trans. Di contro, a partire dal 2017, Donald Trump aveva adottato un’interpretazione restrittiva, revocando le linee guida del predecessore. Ora, cominciamo col dire che il nuovo annuncio dell’amministrazione Biden non sembra granché in linea con la World Athletics: il mese scorso, la federazione mondiale dell’atletica leggera ha infatti vietato alle ragazze trans, che hanno attraversato la pubertà maschile, di prendere parte alle gare internazionali di atletica nella categoria femminile. Divieti analoghi sono stati introdotti anche dalla International Rugby League e dalla Federazione internazionale di nuoto. Inoltre, l’orientamento espresso dal Dipartimento dell’Istruzione statunitense ha già suscitato varie polemiche oltreatlantico. Non a caso, la Casa Bianca è finita sotto il fuoco incrociato di opposte fazioni. Secondo la Cnn, alcune associazioni Lgbt sostengono che le modifiche annunciate risulterebbero troppo timide. Dall’altra parte, il mondo conservatore è sul piede di guerra. Innanzitutto, alcuni gruppi di quest’area ritengono che il Dipartimento dell’Istruzione non disporrebbe dell’autorità legale per introdurre simili cambiamenti. «Il Dipartimento non ha l’autorità legale per emanare regolamenti che sovvertirebbero piuttosto che soddisfare i requisiti del Titolo IX, consentendo o richiedendo ai maschi biologici, che si identificano come femmine, di competere in sport femminili», avevano scritto già a febbraio scorso in una lettera vari think tank conservatori, come Heritage Foundation e American Civil Rights Project. In secondo luogo, i repubblicani stanno portando avanti a livello statale varie leggi che riguardano la questione transgender. Pochi giorni fa, il parlamento del Kansas ha dato il via libera a una norma che vieta alle ragazze trans di partecipare a sport femminili: una misura che i parlamentari repubblicani locali sono riusciti ad approvare, aggirando il veto della governatrice dem, Laura Kelly. Al momento, sono una ventina gli Stati che hanno dato l’ok a leggi di questo tipo, nonostante in alcuni casi si registrino situazioni di limbo a causa di contenziosi legali in corso. Un esempio è il West Virginia. Qui una legge del 2021, che vieta alle persone trans di prendere parte alle competizioni sportive femminili, è attualmente al vaglio di una corte d’appello. Lo Stato aveva chiesto alla Corte Suprema degli Stati Uniti di rimettere in vigore la norma mentre il contenzioso proseguiva, ottenendo però un rifiuto giovedì. Era invece martedì scorso, quando, secondo Politico, «il senato della Florida ha approvato una proposta di divieto di interventi e trattamenti chirurgici su prescrizione per i bambini con diagnosi di disforia di genere». Va da sé che, nei mesi a venire, si registreranno probabilmente numerosi scontri legali tra l’amministrazione Biden e gli Stati a guida repubblicana: contenziosi che potrebbero finire davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Uno scenario considerato plausibile dallo stesso supremo giudice, Samuel Alito, il quale ha recentemente lasciato intendere che il massimo organo giudiziario statunitense potrebbe affrontare la questione degli atleti trans «nel prossimo futuro». Tutto questo, senza dimenticare la campagna elettorale per le presidenziali del 2024. A gennaio, Trump ha promesso che, se rieletto alla Casa Bianca, punirà i medici che forniscono trattamenti ai minorenni per la transizione di genere. Era invece il 2021, quando il governatore della Florida, Ron DeSantis, firmò una legge statale che vietava agli atleti transgender di competere nelle gare di sport femminili: quello stesso DeSantis che ha anche dato il suo sostegno alla norma approvata martedì dal senato del suo Stato. Ricordiamo che il governatore è considerato un papabile candidato alla nomination repubblicana del 2024, così come il collega della Virginia Glenn Youngkin, anche lui espressosi contro la partecipazione delle persone trans nelle competizioni sportive femminili.