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2019-08-03
Bibbiano, l’ex sindaco tenta di discolparsi: «Foti era necessario»
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La difesa di Andrea Carletti, l'ex sindaco pd di Bibbiano finito nell'inchiesta «Angeli e demoni» della Procura di Reggio Emilia, sta raccogliendo elementi che rischiano di diventare un boomerang. Lo scorso gennaio Gaddomaria Grassi, direttore del dipartimento di salute mentale dell'Asl di Reggio Emilia, rilasciava questa testimonianza: «La psicoterapia è una delle attività tipiche del servizio di neuropsichiatria infantile. Tuttavia, con l'esplosione dei casi di abusi sessuali ai danni di minori che si sono verificati in particolare nel distretto della Val d'Enza, noi, poiché non potevamo garantire con il nostro personale le competenze specialistiche per la gestione psicoterapica dei minori abusati, come Asl rimborsavano ai Comuni della Val d'Enza il 50% delle spese di psicoterapia affidata al centro studi privato Hansel e Gretel».
Il verbale, come riporta la Gazzetta di Reggio, è stato utilizzato dall'avvocato Giovanni Tarquini nella memoria difensiva dell'ex sindaco di Bibbiano per chiederne la revoca degli arresti domiciliari. Una difesa a dir poco sconcertante, visto che secondo i pm gli affidi illeciti si basavano su relazioni false e a scopo di lucro, e si moltiplicavano casi inesistenti solo per togliere i bambini ai loro genitori dandoli ad amici e conoscenti.
Eppure l'avvocato pensa che possa reggere una linea difensiva che faccia passare come necessarie e inevitabili le consulenze offerte dal centro torinese di Claudio Foti, dove psicoterapeuti scelti senza gara erano retribuiti con tariffe che sarebbero state doppie rispetto alla media (135 euro l'ora, contro una media di mercato di 60-70 euro).
Proseguiva nella sua testimonianza il direttore del dipartimento di salute mentale dell'Asl: «Abbiamo deciso di formare il nostro personale (sei o otto psicologi) dell'intero dipartimento di Reggio Emilia, avvalendoci della collaborazione dello stesso centro studi Hansel e Gretel perché avevamo saputo che era uno dei centri maggiormente specializzati in materia». Ne era certo lo stesso Carletti, che in un video del 2017, ancora visibile su Twitter, sedeva accanto a Foti elogiando il lavoro degli operatori sociali del servizio minori: «Occorrono professionalità e competenza per affrontare al meglio un fenomeno così complesso», affermava l'allora primo cittadino, spiegando che il tema affidamento minori è un «impegno istituzionale e politico molto chiaro».
Incorniciato dai simboli del partito, parlava di un percorso di formazione condiviso assieme agli assistenti. I bambini potevano essere seguiti gratuitamente dall'Asl ma Carletti annunciava di aver scelto di rivolgersi «a livello nazionale a uno dei centri più professionali e competenti che è qui rappresentato dal dottor Foti. Il centro Hansel e Gretel di Torino è stato fondamentale perché in questi anni ci ha accompagnato, ci ha fatto crescere, ci ha aperto gli occhi».
Oltre a maltrattamenti su minori, falso in atto pubblico, violenza privata, abuso d'ufficio e lesioni gravissime, nel caso Bibbiano si parla di un giro d'affari clamoroso e di sottrazione di soldi pubblici all'erario. Carletti dice di essere stato un bravo amministratore, il Pd lo difende, ma per gli inquirenti «si adoperava per consentire la prosecuzione dell'attività» degli psicologi di Hansel e Gretel, «ottenendo un ritorno d'immagine e un incremento dei fondi a disposizione». Sempre Grassi dichiarava: «Dal mio dipartimento deriva la compartecipazione al 50% delle spese relative ai bambini dati in affido. C'è un'assunzione di spesa globale all'inizio dell'anno. La retta di affido alla quale la Asl partecipa al 50% può essere maggiorata se viene attestato che il minore necessita di psicoterapia». A documentare le problematiche dei minori, secondo gli inquirenti manipolandone le testimonianze, erano proprio gli assistenti sociali e i terapeuti del sistema Bibbiano.
L'inchiesta ha sconvolto il Paese ma non i dem, che preferiscono fare quadrato piuttosto che invocare pene esemplari per chi ha provocato danni irreparabili a tanti bambini. Mentre ci sono famiglie distrutte che chiedono giustizia, la sinistra si preoccupa per i toni accesi che vengono usati. «Alcune persone continuano in queste settimane a telefonare agli uffici dei servizi sociali, minacciando e aggredendo verbalmente operatori dei servizi, anche di uffici per nulla coinvolti nelle indagini della Procura», denuncia il sindaco di Cavriago Francesca Bedogni, delegata alle Politiche sociali per l'Unione Val d'Enza, che chiede di «poter lavorare serenamente» e invoca «un intervento serio e responsabile da parte di tutti affinché questo clima di rabbia e frustrazione lasci il posto ad atteggiamenti più costruttivi da parte di ognuno».
Il segretario regionale del Pd in Emilia Romagna, Paolo Calvano, addirittura lancia «un grido d'allarme. Chi si deve occupare della nostra sicurezza faccia qualcosa», scrive sulla sua pagina Facebook. «Rimane lo sconforto e lo sconcerto per un clima estremamente preoccupante con connotazioni tipiche dei momenti più bui del nostro recente passato», ha dichiarato il capogruppo dei dem in Regione, Stefano Caliandro. E ti pareva se non tiravano in ballo il fascismo?
I Comuni si mobilitano per cambiare gli affidi
Sembra che il bubbone stia davvero esplodendo. Il caso di Bibbiano ha dato il via a una reazione a catena che coinvolge tutta l'Italia. In tanti Comuni, nei giorni scorsi, si sono tenute manifestazioni, fiaccolate, cortei. E adesso anche la politica comincia a mobilitarsi. Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha annunciato una verifica sulla storia della bimba di Padova che abbiamo raccontato nei giorni scorsi. La piccina fu trovata positiva alla cocaina dopo un esame del capello, e per questo fu mandata in comunità. Poi si scoprì che i suoi poveri genitori non avevano fatto nulla di male, e che ovviamente non l'avevano drogata.
«Premesso che le sentenze spettano ai giudici», ha dichiarato Zaia, «vogliamo fare chiarezza per quanto è di nostra competenza». Il governatore ha fatto sapere che la Regione è «a disposizione della magistratura» e ha annunciato che «sarà avviata una verifica interna su quanto è accaduto. Per questo ne parlerò direttamente con il direttore generale Luciano Flor». Speriamo che sia fatta chiarezza, perché la sensazione è che anche a Padova ci siano alcuni casi per lo meno controversi.
Intanto, però, non solo in Veneto si muove qualcosa. In numerosi Comuni lombardi vari consiglieri di area sovranista hanno presentato mozioni di solidarietà a favore delle famiglie coinvolte nelle varie vicende di allontanamenti ingiusti. L'obiettivo dei vari consiglieri è quello di «promuovere iniziative volte a prevenire e a contrastare la violenza sui minori».
Tra i Comuni interessati dall'iniziativa ci sono Cologno Monzese con la mozione presentata da Lorenzo Corradini e Zanica (provincia di Bergamo), con la mozione di Nicola Longo. Altre mozioni sono state presentate a Isso, Taleggio, Vedeseta e Barbata (provincia di Bergamo), a Torre de' Picenardi (Cremona), a Villachiara e Capovalle (Brescia), Rocca Susella e Volpara (Pavia).
A Sesto San Giovanni (Milano), il sindaco Roberto Di Stefano ha approvato una delibera che contiene nuove linee guida sul sistema di gestione dei minori.
«In seguito alla terribile vicenda del sistema Bibbiano, che ha visto diversi bambini tolti ai propri genitori sulla base di relazioni false, abbiamo deciso di fare ancora più chiarezza sul sistema degli affidi», ha detto Di Stefano.
«Sarà impegno del Comune attivare azioni educative per evitare l'uscita dalla famiglia d'origine, ridurre il collocamento in comunità e facilitare il passaggio dalla comunità al contesto famigliare, con il rientro in famiglia o il passaggio a quella affidataria», ha precisato l'assessore sestese Roberta Pizzochera. «Nel caso in cui la destinazione della comunità fosse inevitabile a causa di disposizioni emesse da tribunale, il Comune garantirà ai minori il diritto ad avere relazioni con la propria famiglia d'origine».
Nuovi provvedimenti anche a Monfalcone (Gorizia). «I bambini sono il nostro futuro», ha detto il sindaco Anna Maria Cisint, «e per questo motivo non possiamo accettare che quanto accaduto a Bibbiano succeda qui. Già all'inizio del mio mandato ho monitorato l'attività svolta dal servizio sociale per i minori e posso affermare che a Monfalcone i diritti dei bambini sono tutelati. Nonostante ciò abbiamo voluto, con questa scelta, affermare il grande valore della famiglia naturale e del diritto dei figli di rimanere con mamma e papà, anche attivando le necessarie progettualità a supporto dei genitori in difficoltà». Ci saranno più controlli sui professioni che lavorano a contatto con i minori, e nelle scuole materne e negli asili si prevede di inserire un sistema di videosorveglianza.
Quelle che abbiamo citato sono soltanto alcune delle iniziative che negli ultimi giorni, da Nord a Sud, hanno interessato tutto il territorio italiano. Mentre qualcuno è ancora intenzionato a far calare una coltre di silenzio sullo scandalo degli affidi facili, per fortuna ci sono politici che intendono correre ai ripari, ed evitare che casi come quello di Bibbiano si ripetano altrove.
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Andrea Carletti usa l'enorme numero di (finti) abusi per giustificare i soldi ad Hansel e Gretel. Ma online si vantava della sua scelta. I Comuni si mobilitano per cambiare gli affidi. Approvate in tutta Italia delibere e mozioni per eliminare le storture. Luca Zaia approfondirà la storia della neonata di Padova portata in comunità per sospetti infondati. Lo speciale comprende due articoli. La difesa di Andrea Carletti, l'ex sindaco pd di Bibbiano finito nell'inchiesta «Angeli e demoni» della Procura di Reggio Emilia, sta raccogliendo elementi che rischiano di diventare un boomerang. Lo scorso gennaio Gaddomaria Grassi, direttore del dipartimento di salute mentale dell'Asl di Reggio Emilia, rilasciava questa testimonianza: «La psicoterapia è una delle attività tipiche del servizio di neuropsichiatria infantile. Tuttavia, con l'esplosione dei casi di abusi sessuali ai danni di minori che si sono verificati in particolare nel distretto della Val d'Enza, noi, poiché non potevamo garantire con il nostro personale le competenze specialistiche per la gestione psicoterapica dei minori abusati, come Asl rimborsavano ai Comuni della Val d'Enza il 50% delle spese di psicoterapia affidata al centro studi privato Hansel e Gretel». Il verbale, come riporta la Gazzetta di Reggio, è stato utilizzato dall'avvocato Giovanni Tarquini nella memoria difensiva dell'ex sindaco di Bibbiano per chiederne la revoca degli arresti domiciliari. Una difesa a dir poco sconcertante, visto che secondo i pm gli affidi illeciti si basavano su relazioni false e a scopo di lucro, e si moltiplicavano casi inesistenti solo per togliere i bambini ai loro genitori dandoli ad amici e conoscenti. Eppure l'avvocato pensa che possa reggere una linea difensiva che faccia passare come necessarie e inevitabili le consulenze offerte dal centro torinese di Claudio Foti, dove psicoterapeuti scelti senza gara erano retribuiti con tariffe che sarebbero state doppie rispetto alla media (135 euro l'ora, contro una media di mercato di 60-70 euro). Proseguiva nella sua testimonianza il direttore del dipartimento di salute mentale dell'Asl: «Abbiamo deciso di formare il nostro personale (sei o otto psicologi) dell'intero dipartimento di Reggio Emilia, avvalendoci della collaborazione dello stesso centro studi Hansel e Gretel perché avevamo saputo che era uno dei centri maggiormente specializzati in materia». Ne era certo lo stesso Carletti, che in un video del 2017, ancora visibile su Twitter, sedeva accanto a Foti elogiando il lavoro degli operatori sociali del servizio minori: «Occorrono professionalità e competenza per affrontare al meglio un fenomeno così complesso», affermava l'allora primo cittadino, spiegando che il tema affidamento minori è un «impegno istituzionale e politico molto chiaro». Incorniciato dai simboli del partito, parlava di un percorso di formazione condiviso assieme agli assistenti. I bambini potevano essere seguiti gratuitamente dall'Asl ma Carletti annunciava di aver scelto di rivolgersi «a livello nazionale a uno dei centri più professionali e competenti che è qui rappresentato dal dottor Foti. Il centro Hansel e Gretel di Torino è stato fondamentale perché in questi anni ci ha accompagnato, ci ha fatto crescere, ci ha aperto gli occhi». Oltre a maltrattamenti su minori, falso in atto pubblico, violenza privata, abuso d'ufficio e lesioni gravissime, nel caso Bibbiano si parla di un giro d'affari clamoroso e di sottrazione di soldi pubblici all'erario. Carletti dice di essere stato un bravo amministratore, il Pd lo difende, ma per gli inquirenti «si adoperava per consentire la prosecuzione dell'attività» degli psicologi di Hansel e Gretel, «ottenendo un ritorno d'immagine e un incremento dei fondi a disposizione». Sempre Grassi dichiarava: «Dal mio dipartimento deriva la compartecipazione al 50% delle spese relative ai bambini dati in affido. C'è un'assunzione di spesa globale all'inizio dell'anno. La retta di affido alla quale la Asl partecipa al 50% può essere maggiorata se viene attestato che il minore necessita di psicoterapia». A documentare le problematiche dei minori, secondo gli inquirenti manipolandone le testimonianze, erano proprio gli assistenti sociali e i terapeuti del sistema Bibbiano. L'inchiesta ha sconvolto il Paese ma non i dem, che preferiscono fare quadrato piuttosto che invocare pene esemplari per chi ha provocato danni irreparabili a tanti bambini. Mentre ci sono famiglie distrutte che chiedono giustizia, la sinistra si preoccupa per i toni accesi che vengono usati. «Alcune persone continuano in queste settimane a telefonare agli uffici dei servizi sociali, minacciando e aggredendo verbalmente operatori dei servizi, anche di uffici per nulla coinvolti nelle indagini della Procura», denuncia il sindaco di Cavriago Francesca Bedogni, delegata alle Politiche sociali per l'Unione Val d'Enza, che chiede di «poter lavorare serenamente» e invoca «un intervento serio e responsabile da parte di tutti affinché questo clima di rabbia e frustrazione lasci il posto ad atteggiamenti più costruttivi da parte di ognuno». Il segretario regionale del Pd in Emilia Romagna, Paolo Calvano, addirittura lancia «un grido d'allarme. Chi si deve occupare della nostra sicurezza faccia qualcosa», scrive sulla sua pagina Facebook. «Rimane lo sconforto e lo sconcerto per un clima estremamente preoccupante con connotazioni tipiche dei momenti più bui del nostro recente passato», ha dichiarato il capogruppo dei dem in Regione, Stefano Caliandro. E ti pareva se non tiravano in ballo il fascismo? <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/bibbiano-lex-sindaco-tenta-di-discolparsi-foti-era-necessario-2639627106.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="i-comuni-si-mobilitano-per-cambiare-gli-affidi" data-post-id="2639627106" data-published-at="1765483293" data-use-pagination="False"> I Comuni si mobilitano per cambiare gli affidi Sembra che il bubbone stia davvero esplodendo. Il caso di Bibbiano ha dato il via a una reazione a catena che coinvolge tutta l'Italia. In tanti Comuni, nei giorni scorsi, si sono tenute manifestazioni, fiaccolate, cortei. E adesso anche la politica comincia a mobilitarsi. Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha annunciato una verifica sulla storia della bimba di Padova che abbiamo raccontato nei giorni scorsi. La piccina fu trovata positiva alla cocaina dopo un esame del capello, e per questo fu mandata in comunità. Poi si scoprì che i suoi poveri genitori non avevano fatto nulla di male, e che ovviamente non l'avevano drogata. «Premesso che le sentenze spettano ai giudici», ha dichiarato Zaia, «vogliamo fare chiarezza per quanto è di nostra competenza». Il governatore ha fatto sapere che la Regione è «a disposizione della magistratura» e ha annunciato che «sarà avviata una verifica interna su quanto è accaduto. Per questo ne parlerò direttamente con il direttore generale Luciano Flor». Speriamo che sia fatta chiarezza, perché la sensazione è che anche a Padova ci siano alcuni casi per lo meno controversi. Intanto, però, non solo in Veneto si muove qualcosa. In numerosi Comuni lombardi vari consiglieri di area sovranista hanno presentato mozioni di solidarietà a favore delle famiglie coinvolte nelle varie vicende di allontanamenti ingiusti. L'obiettivo dei vari consiglieri è quello di «promuovere iniziative volte a prevenire e a contrastare la violenza sui minori». Tra i Comuni interessati dall'iniziativa ci sono Cologno Monzese con la mozione presentata da Lorenzo Corradini e Zanica (provincia di Bergamo), con la mozione di Nicola Longo. Altre mozioni sono state presentate a Isso, Taleggio, Vedeseta e Barbata (provincia di Bergamo), a Torre de' Picenardi (Cremona), a Villachiara e Capovalle (Brescia), Rocca Susella e Volpara (Pavia). A Sesto San Giovanni (Milano), il sindaco Roberto Di Stefano ha approvato una delibera che contiene nuove linee guida sul sistema di gestione dei minori. «In seguito alla terribile vicenda del sistema Bibbiano, che ha visto diversi bambini tolti ai propri genitori sulla base di relazioni false, abbiamo deciso di fare ancora più chiarezza sul sistema degli affidi», ha detto Di Stefano. «Sarà impegno del Comune attivare azioni educative per evitare l'uscita dalla famiglia d'origine, ridurre il collocamento in comunità e facilitare il passaggio dalla comunità al contesto famigliare, con il rientro in famiglia o il passaggio a quella affidataria», ha precisato l'assessore sestese Roberta Pizzochera. «Nel caso in cui la destinazione della comunità fosse inevitabile a causa di disposizioni emesse da tribunale, il Comune garantirà ai minori il diritto ad avere relazioni con la propria famiglia d'origine». Nuovi provvedimenti anche a Monfalcone (Gorizia). «I bambini sono il nostro futuro», ha detto il sindaco Anna Maria Cisint, «e per questo motivo non possiamo accettare che quanto accaduto a Bibbiano succeda qui. Già all'inizio del mio mandato ho monitorato l'attività svolta dal servizio sociale per i minori e posso affermare che a Monfalcone i diritti dei bambini sono tutelati. Nonostante ciò abbiamo voluto, con questa scelta, affermare il grande valore della famiglia naturale e del diritto dei figli di rimanere con mamma e papà, anche attivando le necessarie progettualità a supporto dei genitori in difficoltà». Ci saranno più controlli sui professioni che lavorano a contatto con i minori, e nelle scuole materne e negli asili si prevede di inserire un sistema di videosorveglianza. Quelle che abbiamo citato sono soltanto alcune delle iniziative che negli ultimi giorni, da Nord a Sud, hanno interessato tutto il territorio italiano. Mentre qualcuno è ancora intenzionato a far calare una coltre di silenzio sullo scandalo degli affidi facili, per fortuna ci sono politici che intendono correre ai ripari, ed evitare che casi come quello di Bibbiano si ripetano altrove.
Il motore è un modello di ricavi sempre più orientato ai servizi: «La crescita facile basata sulla forbice degli interessi sta inevitabilmente assottigliandosi, con il margine di interesse aggregato in calo del 5,6% nei primi nove mesi del 2025», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert Scf. «Il settore ha saputo, però, compensare questa dinamica spingendo sul secondo pilastro dei ricavi, le commissioni nette, che sono cresciute del 5,9% nello stesso periodo, grazie soprattutto alla focalizzazione su gestione patrimoniale e bancassurance».
La crescita delle commissioni riflette un’evoluzione strutturale: le banche agiscono sempre più come collocatori di prodotti finanziari e assicurativi. «Questo modello, se da un lato genera profitti elevati e stabili per gli istituti con minori vincoli di capitale e minor rischio di credito rispetto ai prestiti, dall’altro espone una criticità strutturale per i risparmiatori», dice Gaziano. «L’Italia è, infatti, il mercato in Europa in cui il risparmio gestito è il più caro», ricorda. Ne deriva una redditività meno dipendente dal credito, ma con un tema di costo per i clienti. La «corsa turbo» agli utili ha riacceso il dibattito sugli extra-profitti. In Italia, la legge di bilancio chiede un contributo al settore con formule che evitano una nuova tassa esplicita.
«È un dato di fatto che il governo italiano stia cercando una soluzione morbida per incassare liquidità da un settore in forte attivo, mentre in altri Paesi europei si discute apertamente di tassare questi extra-profitti in modo più deciso», dice l’esperto. «Ad esempio, in Polonia il governo ha recentemente aumentato le tasse sulle banche per finanziare le spese per la Difesa. È curioso notare come, alla fine, i governi preferiscano accontentarsi di un contributo una tantum da parte delle banche, piuttosto che intervenire sulle dinamiche che generano questi profitti che ricadono direttamente sui risparmiatori».
Come spiega David Benamou, responsabile investimenti di Axiom alternative investments, «le banche italiane rimangono interessanti grazie ai solidi coefficienti patrimoniali (Cet1 medio superiore al 15%), alle generose distribuzioni agli azionisti (riacquisti di azioni proprie e dividendi che offrono rendimenti del 9-10%) e al consolidamento in corso che rafforza i gruppi leader, Unicredit e Intesa Sanpaolo. Il settore in Italia potrebbe sovraperformare il mercato azionario in generale se le valutazioni rimarranno basse. Non mancano, tuttavia, rischi come un moderato aumento dei crediti in sofferenza o gli choc geopolitici, che smorzano l’ottimismo».
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Il 29 luglio del 2024, infatti, Axel Rudakubana, cittadino britannico con genitori di origini senegalesi, entra in una scuola di danza a Southport con un coltello in mano. Inizia a colpire chiunque gli si pari davanti, principalmente bambine, che provano a difendersi come possono. Invano, però. Rudakubana vuole il sangue. Lo avrà. Sono 12 minuti che durano un’eternità e che provocheranno una carneficina. Rudakubana uccide tre bambine: Alice da Silva Aguiar, di nove anni; Bebe King, di sei ed Elsie Dot Stancombe, di sette. Altri dieci bimbi rimarranno feriti, alcuni in modo molto grave.
Nel Regno Unito cresce lo sdegno per questo ennesimo fatto di sangue che ha come protagonista un uomo di colore. Anche Michael dice la sua con un video di 12 minuti su Facebook. Viene accusato di incitamento all’odio razziale ma, quando va davanti al giudice, viene scagionato in una manciata di minuti. Non ha fatto nulla. Era frustrato, come gran parte dei britannici. Ha espresso la sua opinione. Tutto è bene quel che finisce bene, quindi. O forse no.
Due settimane dopo, infatti, il consiglio di tutela locale, che per legge è responsabile della protezione dei bambini vulnerabili, gli comunica che non è più idoneo a lavorare con i minori. Una decisione che lascia allibiti molti, visto che solitamente punizioni simili vengono riservate ai pedofili. Michael non lo è, ovviamente, ma non può comunque allenare la squadra della figlia. Di fronte a questa decisione, il veterano prova un senso di vergogna. Decide di parlare perché teme che la sua comunità lo consideri un pedofilo quando non lo è. In pochi lo ascoltano, però. Quasi nessuno. Il suo non è un caso isolato. Solamente l’anno scorso, infatti, oltre 12.000 britannici sono stati monitorati per i loro commenti in rete. A finire nel mirino sono soprattutto coloro che hanno idee di destra o che criticano l’immigrazione. Anche perché le istituzioni del Regno Unito cercano di tenere nascoste le notizie che riguardano le violenze dei richiedenti asilo. Qualche giorno fa, per esempio, una studentessa è stata violentata da due afghani, Jan Jahanzeb e Israr Niazal. I due le si avvicinano per portarla in un luogo appartato. La ragazza capisce cosa sta accadendo. Prova a fuggire ma non riesce. Accende la videocamera e registra tutto. La si sente pietosamente dire «mi stuprerai?» e gridare disperatamente aiuto. Che però non arriva. Il video è terribile, tanto che uno degli avvocati degli stupratori ha detto che, se dovesse essere pubblicato, il Regno Unito verrebbe attraversato da un’ondata di proteste. Che già ci sono. Perché l’immigrazione incontrollata sull’isola (e non solo) sta provocando enormi sofferenze alla popolazione locale. Nel Regno, certo. Ma anche da noi. Del resto è stato il questore di Milano a notare come gli stranieri compiano ormai l’80% dei reati predatori. Una vera e propria emergenza che, per motivi ideologici, si finge di non vedere.
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Una fotografia limpida e concreta di imprese, giustizia, legalità e creatività come parti di un’unica storia: quella di un Paese, il nostro, che ogni giorno prova a crescere, migliorarsi e ritrovare fiducia.
Un percorso approfondito in cui ci guida la visione del sottosegretario alle Imprese e al Made in Italy Massimo Bitonci, che ricostruisce lo stato del nostro sistema produttivo e il valore strategico del made in Italy, mettendo in evidenza il ruolo della moda e dell’artigianato come forza identitaria ed economica. Un contributo arricchito dall’esperienza diretta di Giulio Felloni, presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, e dal suo quadro autentico del rapporto tra imprese e consumatori.
Imprese in cui la creatività italiana emerge, anche attraverso parole diverse ma complementari: quelle di Sara Cavazza Facchini, creative director di Genny, che condivide con il lettore la sua filosofia del valore dell’eleganza italiana come linguaggio culturale e non solo estetico; quelle di Laura Manelli, Ceo di Pinko, che racconta la sua visione di una moda motore di innovazione, competenze e occupazione. A completare questo quadro, la giornalista Mariella Milani approfondisce il cambiamento profondo del fashion system, ponendo l’accento sul rapporto tra brand, qualità e responsabilità sociale. Il tema di responsabilità sociale viene poi ripreso e approfondito, attraverso la chiave della legalità e della trasparenza, dal presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Giuseppe Busia, che vede nella lotta alla corruzione la condizione imprescindibile per la competitività del Paese: norme più semplici, controlli più efficaci e un’amministrazione capace di meritarsi la fiducia di cittadini e aziende. Una prospettiva che si collega alla voce del presidente nazionale di Confartigianato Marco Granelli, che denuncia la crescente vulnerabilità digitale delle imprese italiane e l’urgenza di strumenti condivisi per contrastare truffe, attacchi informatici e forme sempre nuove di criminalità economica.
In questo contesto si introduce una puntuale analisi della riforma della giustizia ad opera del sottosegretario Andrea Ostellari, che illustra i contenuti e le ragioni del progetto di separazione delle carriere, con l’obiettivo di spiegare in modo chiaro ciò che spesso, nel dibattito pubblico, resta semplificato. Il suo intervento si intreccia con il punto di vista del presidente dell’Unione Camere Penali Italiane Francesco Petrelli, che sottolinea il valore delle garanzie e il ruolo dell’avvocatura in un sistema equilibrato; e con quello del penalista Gian Domenico Caiazza, presidente del Comitato «Sì Separa», che richiama l’esigenza di una magistratura indipendente da correnti e condizionamenti. Questa narrazione attenta si arricchisce con le riflessioni del penalista Raffaele Della Valle, che porta nel dibattito l’esperienza di una vita professionale segnata da casi simbolici, e con la voce dell’ex magistrato Antonio Di Pietro, che offre una prospettiva insolita e diretta sui rapporti interni alla magistratura e sul funzionamento del sistema giudiziario.
A chiudere l’approfondimento è il giornalista Fabio Amendolara, che indaga il caso Garlasco e il cosiddetto «sistema Pavia», mostrando come una vicenda giudiziaria complessa possa diventare uno specchio delle fragilità che la riforma tenta oggi di correggere. Una coralità sincera e documentata che invita a guardare l’Italia con più attenzione, con più consapevolezza, e con la certezza che il merito va riconosciuto e difeso, in quanto unica chiave concreta per rendere migliore il Paese. Comprenderlo oggi rappresenta un'opportunità in più per costruire il domani.
Per scaricare il numero di «Osservatorio sul Merito» basta cliccare sul link qui sotto.
Merito-Dicembre-2025.pdf
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