2021-08-21
Bianchi lascia ancora gli alunni nel caos: silenzio su trasporti, aule piene e tamponi
Patrizio Bianchi (Giampiero Sposito/Getty Images)
A ridosso della ripresa, la vaga e retorica missiva del ministro sul Corriere ignora le misure essenziali per evitare la dad. Test a campione solo a 110.000 alunni. Ma in Emilia una preside li accetta come pass. Lo speciale contiene due articoli. Fare peggio di Lucia Azzolina sembrava una missione impossibile: ma, con uno scatto sul filo di lana degno di Filippo Tortu negli ultimi metri della finale olimpica della staffetta 4x100, Patrizio Bianchi, l'attuale titolare del ministero dell'Istruzione, pare in grado di aggiudicarsi questo infelice primato. L'uomo, che pure ha avuto esperienze politiche (vicino al Pd, è stato assessore in Emilia-Romagna), è sbarcato a Roma come un marziano, e spicca per la sua attitudine alla non decisione. E ieri, incredibilmente, ad appena tre settimane dalla riapertura delle scuole, il ministro ha vergato sul Corriere una lettera (anzi, un temino) per non dire nulla, se non per stilare un elenco ragionieristico dei soldi dei contribuenti già stanziati da governo e Parlamento. Peccato che i contribuenti - crediamo noi - si attendessero e si attendano altro: non solo un'informativa su quanto del denaro delle loro tasse è stato impiegato (per gli ottimisti) o sprecato (per i pessimisti), ma un resoconto dettagliato delle cose effettivamente realizzate con quelle risorse. Bianchi esordisce con un predicozzo retorico: ci fa sapere che la riapertura della scuola «sarà un momento importante per tutti noi, soprattutto per le nostre studentesse e i nostri studenti» (ma guarda, nessuno lo sospettava), poi ci dice (altra rivelazione clamorosa) che i mesi passati «non sono stati privi di difficoltà», e quindi ci rassicura: «Con questa chiara consapevolezza siamo al lavoro da tempo per preparare la ripresa delle lezioni». Dopo di che, il ministro passa a quello che potremmo chiamare il catechismo del green pass: «Non è una misura punitiva, ma uno strumento fondamentale per la ripresa delle lezioni in sicurezza che tutela soprattutto i più fragili e la scuola stessa, bene collettivo che tutti siamo chiamati a difendere con responsabilità». Con tono burocratico, aggiunge che «il ministero ha già mandato una nota esplicativa alle scuole» e che continuerà «a sostenere gli istituti nell'applicazione delle regole previste». Mancherebbe solo che il ministero non avesse inviato istruzioni, o dichiarasse di operare consapevolmente per ostacolare le scuole. Poi la parte più surreale, quella in cui Bianchi ci trascrive il bilancio del ministero dell'Istruzione. Leggere per credere «Con il primo decreto Sostegni sono stati assegnati 300 milioni di euro per l'acquisto […] di beni e servizi per la sicurezza e per il potenziamento degli apprendimenti. Con il decreto Sostegni bis abbiamo assicurato 410 milioni di euro alle scuole per affrontare l'emergenza sanitaria, altri 500 milioni sono stati stanziati per il trasporto scolastico, 400 milioni per assumere insegnanti e personale per il potenziamento delle competenze e 270 milioni che andranno agli enti locali […]. Abbiamo investito oltre mezzo miliardo sul Piano estate: hanno partecipato più di 7 mila scuole - praticamente quasi la totalità degli istituti - mettendo in campo circa 35.500 progetti fra sport, lingue, arte, potenziamento delle competenze di base». Infine, una notizia: altri 46.000 docenti assunti. Piaccia o no (ciascuno interpreti come crede quest'ultima informazione), si tratta dell'unica parte della lettera in cui c'è una corrispondenza tra denaro stanziato e decisioni conseguenti. Su tutto il resto, è buio pesto. Ecco almeno sei esempi. Primo: Bianchi non ci dice nulla su quante aule in più siano state reperite, eventualmente attraverso accordi con scuole private e paritarie. Secondo: Bianchi non ci dice nulla sulle decisioni relative ad eventuali turni sia di mattina sia di pomeriggio (ad aprile 2020 purtroppo i presidi furono contrari). Terzo: Bianchi non ci dice nulla sullo scaglionamento degli orari di ingresso e di uscita. Quarto: Bianchi non ci dice nulla sulla riduzione del numero degli alunni in ogni classe, e sull'opportuna realizzazione di «bolle», cioè gruppi di 10-12 ragazzi possibilmente con gli stessi insegnanti. Quinto: Bianchi, insieme al titolare dei Trasporti Enrico Giovannini, non ci dice nulla sui trasporti, e in particolare su accordi a tappeto (e lo Stato potrebbe certamente aiutare i Comuni e le Regioni nelle loro rispettive competenze) con compagnie private e turistiche per potenziare il numero dei bus e quindi ridurne l'affollamento. Sesto: Bianchi non ci dice nulla sui tamponi salivari. In Francia, nelle scuole, i tamponi salivari sono usati da un anno, e da settembre il ministro francese dell'Istruzione ha ipotizzato un utilizzo massiccio di questa forma di screening, al ritmo di 600.000 a settimana. Qui che si fa? Si procede? O si scarta lo strumento più efficace per tentare di allontanare lo spettro della didattica a distanza? È letteralmente incredibile che, alla vigilia della ripresa, il ministro rimanga così nel vago. Per stare fedeli al concetto di «responsabilità» evocato nel titolo della sua letterina («Serve responsabilità per scuole sicure»), Bianchi dovrebbe diffondere un bollettino quotidiano, simile a quello che viene reso noto ogni giorno sul piano sanitario (quanti ricoverati, quante terapie intensive, quanti morti, ecc), dando conto costantemente dei passi in avanti realizzati (o almeno incoraggiati e resi possibili dal governo) su quelle sei fondamentali questioni: quante aule, quanti bus, quanti tamponi salivari, e così via, con informazioni dettagliate su turni, classi, scaglionamenti. Altrimenti (diciamolo ora squarciando il velo dell'ipocrisia) il ritorno della didattica a distanza non sarà una sciagura imprevedibile, ma la naturale conseguenza dell'inerzia che il ministero dell'Istruzione continua a manifestare. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/bianchi-lascia-ancora-gli-alunni-nel-caos-silenzio-su-trasporti-aule-piene-e-tamponi-2654739036.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="i-salivari-a-tappeto-sono-la-soluzione-pero-saranno-fatti-a-pochi-fortunati" data-post-id="2654739036" data-published-at="1629488278" data-use-pagination="False"> I salivari a tappeto sono la soluzione. Però saranno fatti a pochi fortunati Come monitorare la circolazione del virus che la riapertura delle scuole, da qui a poche settimane, non potrà che favorire? Con un piano di scuole sentinella dove ogni mese si faranno test salivari su un campione di circa 110.000 alunni. Questa è la strategia che l'Istituto superiore di sanità, in accordo con le Regioni, sta mettendo a punto in vista di settembre. L'idea è quella che fino a tre istituti per provincia, frequentati da alunni da 6 a 14 anni e individuati dalle amministrazioni locali, vengano fatti rientrare in una rete, appunto, di scuole sentinella scrutando la quale si dovrebbe aver un'idea dell'andamento epidemiologico relativo alla platea complessiva di 4,2 milioni di abitanti. Tale pianificazione è il risultato di un confronto istituzionale che, tempo fa, aveva visto il Comitato tecnico scientifico dissentire dai controlli a tappeto su tutti gli alunni proposti dal ministro all'Istruzione, Patrizio Bianchi. Troppo dispendiosi e difficili da organizzare, avevano fatto presente i membri del Comitato e il ministero si è adeguato. Si è così giunti all'idea delle scuole sentinella, che tuttavia non piace anzitutto al mondo sindacale della scuola. «Il governo deve spiegare», ha dichiarato Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, che sta per Associazione nazionale insegnanti e formatori, «perché 100.000 alunni possono fare test salivari diagnostici non invasivi e continuare a fare lezioni non vaccinati insieme agli altri 6 milioni, mentre 100.000 insegnanti, educatori, Ata dovrebbero persino a pagamento fare ogni 48 ore tamponi antigenici rapidi invasivi». Fortunatamente, c'è chi si sta prendendo a cuore la sorte degli insegnanti, rimediando a quella che sarebbe a tutti gli effetti una ingiusta discriminazione. È quanto annunciato in una nota da Franco Corbelli, presidente del movimento Diritti civili, la cui campagna, sostenuta da Vittorio Sgarbi, per l'utilizzo dei test salivari per il personale scolastico, sta facendo registrare la presentazione nelle scuole di tutta Italia di migliaia di domande, con il modello predisposto da Diritti Civili. Il movimento ha ottenuto un risultato importante in Emilia Romagna, dove una dirigente scolastica ha emesso una circolare di peso. La preside ha infatti scritto a tutto il personale scolastico per informarlo che «dal 1° settembre si potrà accedere a scuola solo se muniti del green pass», precisando però che «dà diritto a questo certificato verde anche il test rapido salivare antigenico, di ultima generazione». Di «svolta tanto attesa» parla Corbelli, che sottolinea come così sarà scongiurata l'opzione «del vaccino o del tampone molecolare ogni 48 ore», dando sollievo a «migliaia e migliaia di docenti e personale scolastico». L'auspicio è che siano in tanti, ora, a seguire l'esempio di questa preside dell'Emilia Romagna. Una considerazione che vale doppiamente se quello monitorato non è un campione casuale ma costruito sulla base di criteri soggettivi, come quello dei 110.000 alunni delle scuole individuate, come si diceva poc'anzi, dalle amministrazioni locali. Il discorso cambierebbe, invece, se si garantisse non ad una piccola frazione bensì a tutti gli alunni italiani l'accesso ad un test rapido che, per quanto di precisione limitata, consentirebbe di percorrere quella che gli esperti hanno sempre indicato come la via maestra per arginare il contagio, ossia il tracciamento. Ma con le scuole sentinella, né il tracciamento né un affidabile controllo sulla curva dei contagi sarà garantito, col rischio che il virus, ancora una volta, possa coglierci di sorpresa.
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