2022-01-23
Berlusconi rinuncia a candidarsi e prova a bloccare la corsa di Draghi
Il Cav diserta il vertice di centrodestra e si ritira «per responsabilità nazionale». Ma congela il premier: «Rimanga a Chigi fino al 2023». Giorgia Meloni si smarca: «Nessun veto, auspichiamo la fine della legislatura».L’ipotesi dell’ex democristiano prende forma. Oggi riunione tra Giuseppe Conte, Roberto Speranza e Enrico Letta: il dem spinge per Super Mario, col placet di Renzi. Domani il primo voto.Lo speciale contiene due articoliSilvio Berlusconi si ritira dalla corsa, dice no a Mario Draghi al Quirinale e annuncia una proposta condivisa del centrodestra per la presidenza della Repubblica. È questa la conclusione della giornata della verità, a 36 ore dalla prima votazione, in programma domani. La decisione del Cav viene comunicata alle 19 di ieri sera da Licia Ronzulli e Antonio Tajani agli alleati di centrodestra in apertura del vertice di coalizione che si svolge da remoto, in collegamento video. Insieme al passo indietro, Tajani e Ronzulli comunicano anche agli alleati che secondo Berlusconi «Draghi deve restare a Palazzo Chigi». La coalizione dunque si compatta, il passo di lato di Berlusconi consente ora di aprire una riflessione approfondita sui nomi da proporre per la successione di Sergio Mattarella. Berlusconi non partecipa alla riunione, affida alla Ronzulli e a Tajani il compito di leggere un comunicato: «Sono davvero grato, dal profondo del cuore», scrive Berlusconi, «alle molte migliaia di italiane e italiani che, in questi giorni, mi hanno manifestato affetto, sostegno e incoraggiamento da quando il mio nome è stato indicato per la presidenza della Repubblica. Sono grato in particolare alle forze politiche del centrodestra che hanno voluto formulare la mia candidatura, ai tanti parlamentari di tutti gli schieramenti che hanno espresso il loro appoggio e il loro consenso. Dopo innumerevoli incontri con parlamentari e delegati regionali», aggiunge Berlusconi, «anche e soprattutto appartenenti a schieramenti diversi della coalizione di centrodestra, ho verificato l’esistenza di numeri sufficienti per l’elezione. Ponendo sempre l’interesse collettivo al di sopra di qualsiasi considerazione personale», sottolinea Berlusconi, «ho riflettuto molto, con i miei familiari ed i dirigenti del mio movimento politico, sulla proposta ricevuta. L’Italia oggi ha bisogno di unità», sottolinea il Cav, «al di là della distinzione maggioranza-opposizione, intorno allo sforzo per combattere la gravissima emergenza sanitaria, per far uscire il paese dalla crisi». Poi, lo stop a Mario Draghi: «Per queste ragioni sono stato il primo a volere un governo di unità nazionale», afferma ancora Berlusconi, «che raccogliesse le migliori energie del paese, e che, con il concorso costruttivo anche dell’opposizione, è servito ad avviare un percorso virtuoso che oggi più che mai, alla luce della situazione sanitaria ed economica, deve andare avanti. Per questo considero necessario che il governo Draghi completi la sua opera fino alla fine della legislatura per dare attuazione al Pnrr», argomenta il leader di Forza Italia», proseguendo il processo riformatore indispensabile che riguarda il fisco, la giustizia, la burocrazia. In questo stesso spirito, ho deciso di compiere un altro passo sulla strada della responsabilità nazionale, chiedendo a quanti lo hanno proposto di rinunciare ad indicare il mio nome per la presidenza della Repubblica. Da oggi lavoreremo quindi con i leader del centro-destra», si legge ancora nel comunicato, «che rappresenta la maggioranza nel paese ed a cui spetta l’onere della proposta , per concordare un nome in grado di raccogliere un consenso vasto in Parlamento. Occorre individuare una figura capace di rappresentare con la necessaria autorevolezza la nazione nel mondo e di essere garante delle scelte fondamentali del nostro paese», conclude Berlusconi, «nello scenario internazionale, l’opzione europea e quella atlantica, sempre complementari e mai contrapponibili, essenziali per garantire la pace e la sicurezza e rispondere alle sfide globali». Immediato il commento del leader della Lega, Matteo Salvini: «Scelta decisiva e fondamentale», argomenta Salvini, «Berlusconi rende un grande servizio all’Italia e al centrodestra, che ora avrà l’onore e la responsabilità di avanzare le sue proposte senza più veti dalla sinistra». Prima della riunione del centrodestra, c’era stato un summit dei dirigenti di Forza Italia, al quale Berlusconi non aveva preso parte. Dal vertice trapela la contrarietà di Fratelli d’Italia, che come noto vorrebbe le elezioni anticipate dopo l’elezione del Capo dello Stato, alla indicazione di Berlusconi sulla necessità che il governo Draghi concluda la legislatura. «Riunione decisiva del centrodestra», commentano fonti del Carroccio al termine della riunione, «e gesto fondamentale di Silvio Berlusconi per il bene del Paese e della coalizione. Nonostante il Cavaliere avesse i numeri, ha deciso un passo di lato con grande senso di responsabilità. Il centrodestra è compatto ed è pronto a formulare diverse proposte di alto profilo su cui la sinistra non potrà porre veti come fatto nelle ultime settimane». Intanto, Fratelli d’Italia si smarca dal «no» a Draghi: «Durante la riunione», si legge in una nota diffusa dal partito di Giorgia Meloni, «Fratelli d’Italia ha insistito affinché fosse chiaro che non auspica in alcun modo che la legislatura prosegua. La questione di Mario Draghi al Quirinale, sulla quale non abbiamo espresso alcun giudizio, non è stata posta e sarebbe semmai problema che possono avere le forze che partecipano al suo governo». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/berlusconi-rinuncia-a-candidarsi-e-prova-a-bloccare-la-corsa-di-draghi-2656460538.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="comincia-a-girare-il-nome-di-casini" data-post-id="2656460538" data-published-at="1642893414" data-use-pagination="False"> Comincia a girare il nome di Casini Grande, anzi grandissima è la confusione sotto il cielo. Anche alla luce di quanto avvenuto nel centrodestra, col ritiro della candidatura di Silvio Berlusconi, si fa sempre piu insistente il nome di Pierferdinando Casini per il Quirinale. La candidatura dell’ex democristiano era sin da subito circolata, ma finora sotto traccia. Con il cambio di scenario maturato ieri, il nome è ufficialmente sul tavolo. Anche sul versante centrosinistra appare quasi scontato che le trattative per l’individuazione di un candidato unitario (o quantomeno maggioritario) per il Quirinale andranno in parallelo con le prime votazioni a Montecitorio. Il cui inizio, come è noto, è fissato per domani alle 15. Non tradendo la tradizionale attitudine della politica italiana, ciò che poteva essere fatto settimane o addirittura mesi prima con tempi decisamente meno compressi, sarà fatto nelle prossime ore in modo inevitabilmente convulso. E così, nel giro di 12 ore si terranno una serie di vertici incrociati, incontri virtuali e riunioni dei leader coi rispettivi grandi elettori, nel tentativo arduo di andare a boccino già nelle prime tre votazioni. L’impressione, al momento, è che ciò difficilmente possa avvenire, anche perché, a differenza che nel centrodestra, nel recinto dell’ex-maggioranza giallorossa pende un’ulteriore ed enorme incognita: la capacità di un leader di controllare i propri parlamentari. Si parla ovviamente di Giuseppe Conte, che rivedrà oggi il segretario del Pd Enrico Letta e Roberto Speranza in un vertice a tre, per poi confrontarsi di nuovo coi suoi grandi elettori. L’impressione, come rivelato dalla vicenda del presunto pacchetto di voti messi sul mercato dal grillino Riccardo Fraccaro, è che la parola di Conte non sarà presa in grande considerazione dai suoi omologhi, i quali avranno bisogno di sondare i vari capibastone della galassia pentastellata (o il leader -ombra Luigi Di Maio) per avere un quadro verosimile della situazione. Ieri mattina, in una cabina di regia grillina Conte avrebbe ribadito le proprie perplessità su Draghi presidente, ma quest’ultimo è stato già e più volte bruscamente sconfessato dai suoi parlamentari. Per questo l’appuntamento importante sarà quello di stasera coi grandi elettori pentastellati. Andando al sodo, sulla rive gauche c’è Enrico Letta che sta continuando a tessere la propria tela per portare Mario Draghi sul Colle più alto, avendo - pare - incassato nell’ultimo faccia a faccia un ok di massima da Matteo Renzi. Al quale, si sa, interessa assai di più la soluzione sul governo che eviti le elezioni anticipate e una legge elettorale che consenta la sopravvivenza del suo partito. Ma Letta sembra l’unico nel centrosinistra che si stia dando seriamente da fare per il trasloco di Draghi da Palazzo Chigi al Colle, visto che i rumors vedono una parte degli stessi dem tiepida su questa prospettiva, a partire dagli ex-renziani e dai franceschiniani, allettati da profili più casalinghi. Prima di incontrare Matteo Salvini (probabilmente domani mattina), Letta dovrà dunque avere un quadro esaustivo della situazione dentro il partito e dentro la coalizione. È per questo che oggi ci sarà il bailamme degli incontri: si dovrebbe partire in mattinata con l’incontro a tre Letta-Conte-Speranza alla Camera, prima della riunione del segretario del Pd coi suoi grandi elettori. Poi, dovrebbe essere la volta dell’incontro del ministro della Salute coi grandi elettori di Leu, per chiudere, alle 21, con quello (che come detto si preannuncia molto teso) tra Conte e i parlamentari di M5s. Contemporaneamente, si dovrebbe tenere l’atteso faccia a faccia tra i due maggiori azionisti della partita, vale a dire Letta e Salvini, in cui salterà fuori la short-list dei realmente papabili. Quanto alle operazioni di voto vere e proprie, tutto è pronto a Palazzo Montecitorio, dove per giorni gli operai si sono dati da fare per adeguare gli spazi interni della Camera alle norme igieniche e di distanziamento previste dall’emergenza Covid. Sarà possibile procedere a una sola votazione al giorno, a partire da quella di domani alle 15 e anche i tradizionali catafalchi, sotto i quali i grandi elettori esprimono la propria preferenza, quest’anno resteranno in soffitta, lasciando il posto a moderne cabine singole anti-contagio. Alle votazioni prenderanno parte 321 senatori (315 eletti e sei a vita), 630 deputati e 58 delegati regionali, per un totale di 1009 grandi elettori. Nelle prime votazioni (quindi da domani a mercoledì) potrà essere eletto presidente della Repubblica solo chi otterrà la maggioranza qualificata, ovvero i due terzi degli aventi diritto, equivalente a 673 voti. Qualora - e sembra questo essere il caso - questa quota non dovesse essere raggiunta, dalla quarta votazione sarà sufficiente la maggioranza assoluta, vale a dire la metà più un voto degli aventi diritto, coincidente con la fatidica quota 505.
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)