2021-03-04
Benotti alle toghe: «Arcuri mi chiese di procurare i Dpi»
Il mediatore parla con i magistrati e inguaia l'ex commissario: «L'affare nasce da lui». Che presto potrebbe essere ascoltato.Hanno parlato tutti tranne uno. Gli indagati per la vicenda della maxi commessa da 801 milioni di mascherine sottoposti a misura interdittiva ieri sono sfilati uno ad uno davanti al gip del tribunale di Roma, Paolo Andrea Taviano, per l'interrogatorio di garanzia. Sembra che l'unico indagato agli arresti domiciliari, il trader ecuadoriano Jorge Solis, sia stato sentito separatamente martedì. Ad aprire la lunga tornata di interrogatori, cui hanno partecipato anche i pm titolari dell'inchiesta, Gennaro Varone e Fabrizio Tucci (ma sembra che una parte sia stata seguita anche dall'aggiunto Paolo Ielo) è stato il giornalista Rai in aspettativa Mario Benotti, che ha risposto alle domande dei magistrati per oltre un'ora. Al termine della deposizione Benotti ha evitato i quesiti dei cronisti, lasciando il compito ai suoi avvocati, Salvino Mondello e Giuseppe Ioppolo.I due hanno spiegato che il loro assistito avrebbe chiarito il rapporto con l'ex commissario all'emergenza Covid-19, Domenico Arcuri. Benotti, secondo i legali, avrebbe precisato la genesi dell'affaire, che «nasce dal commissario», con la catena di persone che hanno partecipato alla fornitura, a cominciare dall'altro indagato Andrea Vincenzo Tommasi, che sarebbero entrate in gioco successivamente. A smentire l'ipotesi di una compagine occulta di mediatori ci sarebbero anche centinaia di messaggi di posta elettronica «indirizzati alla Protezione civile e a tutte le strutture, dove ricorrono i nomi di tutti i soggetti che stavano gestendo questa fase difficilissima». La Verità aveva già scoperto e raccontato due mail, la prima del 21 marzo, inviata da Benotti a una collaboratrice di Arcuri, contenente una prima offerta di mascherine e i recapiti telefonici dello stesso Benotti, di Solis e di Tommasi. La seconda, inviata da quest'ultimo il 28 marzo ad Antonio Fabbrocini, responsabile unico del procedimento della maxi commessa, compariva il nome di Benotti: «Antonio buongiorno, come promesso ti giro le BOZZE di proforma invoice per 60 milioni di Ffp2/kn95 e 20 milioni di Surgical mask, che ho appena rivisto con il Prof. Benotti. […]». I legali di Benotti hanno anche sostenuto che la trasparenza dei pagamenti, in virtù della provenienza cinese, sarebbe un elemento a discarico. Per i due avvocati, che hanno anche annunciato l'istanza di revoca della misura interdittiva emessa a carico del loro assistito il 24 febbraio, «le provvigioni sono state decise dopo l'accordo con i cinesi e Andrea Vincenzo Tommasi ha dato una parte di provvigioni, pagate dai cinesi, a Benotti». Non è detto che queste spiegazioni bastino ai magistrati, che, va ricordato, ritengono indebita « la natura […] del compenso, che il Benotti ottiene senza aver potuto stipulare un contratto di agenzia a causa lecita». Al momento non risulta che la Procura abbia mai sentito Arcuri, che ha sempre dichiarato di non essere al corrente delle provvigioni, sulla vicenda, ma dopo la formalizzazione delle dichiarazioni di Benotti sulla genesi della commessa, attribuita all'ex commissario, appare difficile che l'inchiesta possa proseguire senza una verifica delle sue affermazioni. Tra l'altro, la difesa di Benotti e della compagna hanno già chiesto un confronto in un incidente probatorio proprio con l'ex commissario. L'interrogatorio più lungo è stato quello di Tommasi, rappresentato dall'avvocato Giorgio Perroni. Il titolare della Sunsky, destinataria della fetta più ampia di provvigioni (59,7 milioni di euro), ha parlato per oltre due ore con i magistrati, con una breve sospensione di una decina di minuti. Va ricordato che per gli inquirenti Tommasi è stato, insieme a Daniele Guidi l'organizzatore dei numerosi voli, che hanno trasportato le mascherine dalla Cina all'Italia. Ed è alle sue società che sono intestati i contratti di intermediazione emessi dalle tre società cinesi fornitrici della commessa miliardaria.Dopo Tommasi, il gip ha ascoltato la compagna di Benotti, Daniela Guarnieri, ad della holding Partecipazioni Spa (riconducibile a lei e allo stesso Benotti), azionista all'80% della Microproducts srl, destinataria di una fetta della provvigione sulla maxi commessa. L'avvocato della donna, Alessandro Sammarco, è stato l'unico a scegliere di non mandare la sua assistita allo sbaraglio. Dopo aver comunicato al gip la volontà di avvalersi della facoltà di non rispondere, la Guarnieri ha lasciato l'aula senza rilasciare dichiarazioni. Rapido anche l'ultimo interrogatorio, quello di Georges Fares Khouzam, presidente del cda della Partecipazioni, che dopo un breve interrogatorio è uscito senza rilasciare dichiarazioni.