2025-01-30
Beneficenza fasulla, rinvio a giudizio vero. Ferragni a processo per truffa aggravata
Per l’accusa, le comunicazioni su pandoro e uova hanno indotto in errore i compratori. Lei attacca l’ex marito: «Tradita dal 2017».Quindici anni di ascesa sempre ai confini della realtà, costruendo un personaggio virtuale, laccato, scintillante, quasi perfetto, tra successo, consumi di lusso, location di prestigio, bei bambini biondi già esposti e griffati, opere di bene. E ora la realtà, che sembra voler presentare il conto a una storia di successo.Chiara Ferragni, ieri, è stata rinviata a giudizio per truffa aggravata per la storiaccia della vendita di pandori e uova di cioccolata fatta passare per iniziativa benefica. L’intraprendente ex liceale di Cremona si proclama innocente, ma ora dovrà dimostrarlo in un processo vero, senza i follower a darle manforte e per una storia che non si può photoshoppare. Una truffa aggravata, secondo la Procura di Milano, proprio dall’uso di Internet e dei social.Il decreto di citazione diretta è stato notificato ieri non solo alla Ferragni, ma anche al suo ex braccio destro, Fabio Damato, alla manager Alessandra Balocco, dell’omonimo gruppo dolciario piemontese e all’imprenditore Francesco Cannillo. Le operazioni commerciali contestate sono la «Pandoro Balocco Pink Christmas. Limited edition Chiara Ferragni» del Natale 2022 e la «Uova di Pasqua Chiara Ferragni - Sosteniamo i bambini delle fate» (Pasqua 2021 e 2022). Il decreto è stato firmato dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Cristian Barilli e, con la riforma Cartabia, ha come primo sbocco un’udienza (previsa per il 23 settembre) con un confronto iniziale tra le parti, che si può anche concludere con un proscioglimento.Nel decreto di rinvio a giudizio, la Procura di Milano non quantifica il valore della presunta truffa. Tuttavia, basta calcolare la differenza fra i prezzi di listino e i prezzi maggiorati (oltre il doppio per il pandoro) a causa beneficenza, moltiplicarli per le uova e i pandori venduti e si arriva a una cifra di oltre due milioni di euro. La stessa Ferragni ha cercato di disinnescare l’inchiesta penale facendo una donazione da un milione di euro all’ospedale pediatrico di Torino che era stato «usato» per promuovere i prodotti da lei griffati.Quelle due campagne, secondo i pm avrebbero creato un ingiusto profitto sia alle due aziende sia all’influencer. Come si legge nel decreto, le indagini «hanno permesso di ricostruire la pianificazione e diffusione di comunicazioni» mirate con precisione a «indurre in errore i consumatori in ordine al collegamento tra l’acquisto dei prodotti pubblicizzati e iniziative benefiche». Non c’era infatti alcun automatismo tra pezzi acquistati ed entità delle donazioni.Ferragni si aspettava probabilmente il rinvio a giudizio, nonostante le donazioni, ma ieri è tornata a ribadire la propria innocenza: «Credevo sinceramente che non fosse necessario celebrare un processo per dimostrare di non aver mai truffato nessuno. Dovrò purtroppo convivere ancora del tempo con questa accusa, che ritengo profondamente ingiusta, ma sono pronta a lottare per far emergere la mia assoluta innocenza». Più sintetici i suoi avvocati, Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana: «Chiara Ferragni non ha commesso alcun reato». I legali hanno solo fatto notare che l’interlocuzione con i pm «non ha avuto l’esito sperato» e che ogni aspetto controverso della vicenda è stato affrontato e risolto dall’Antitrust. A Natale del 2023, l’Autorità aveva in effetti sanzionato Ferragni per oltre un milione di euro e la Balocco per 420.000 euro per pratiche commerciali scorrette. Secondo l’Agcm l’unica vera donazione al Regina Margherita nell’operazione Pandoro by Ferragni era stata di 50.000 euro, effettuata a maggio 2022. Se fosse ritenuta colpevole, nel processo penale, la Ferragni non rischierebbe comunque il carcere. No ha precedenti penali e l’eventuale pena detentiva sarebbe facilmente commutata, mentre potrebbe subire una nuova multa. Sicuramente, quel milione versato all’ospedale pediatrico e i 200.000 già pagati al Codacons perché si ritirasse dal processo sono un buon biglietto da visita con il tribunale. Di fatto, l’influencer ha già risarcito ampia parte del danno e questo potrebbe essere usato per disinnescare l’aggravante. La pena per la truffa semplice va, infatti, da sei mesi a tre anni ma, con l’aggravante, la reclusione va da due a sette anni.Già, proprio l’aggravante è forse l’aspetto più interessante del decreto di rinvio a giudizio. Scrivono i pm che gli imputati avrebbero «approfittato di circostanze di luogo e persona tali da ostacolare la privata difesa, in considerazione delle modalità di veicolazione del messaggio e della diffusività della condotta». Tradotto in parole povere, la truffa è più grave quando si usano pc e smartphone, a cominciare dai social, perché il venditore sfrutta a proprio vantaggio la distanza fisica con il truffato, che non può controllare bene che cosa compra. Se la regina delle influencer italiane fosse condannata per questa storia, lo sarebbe proprio per il suo essere Chiara Ferragni, ovvero una macchina pubblicitaria che fu perfetta, accessibile a tutti con un clic. Come la nostra carta di credito.E nel giorno in cui viene rinviata a giudizio, per la Ferragni arriva anche lo sfogo contro l’ex marito Fedez che, secondo quanto spifferato da Fabrizio Corona, avrebbe avuto una storia con un’amante fissa fin dal 2017. «Ho sentito dire tante volte che l’avevo cacciato di casa», ha scritto sui social l’influencer, «ma mai è stato detto che l’ho cacciato di casa dopo aver scoperto un tradimento proprio in quei giorni e mai è stato detto che lui non ha esitato prendendo la palla al balzo per non esser trascinato nel mio “danno d’immagine”». E ancora: «Qualche giorno prima di Natale 2024, Federico mi ha chiamata e ha ammesso per la prima volta la storia con questa amante e dicendomi anche che aveva pensato di non sposarmi pochi giorni prima del matrimonio».
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)