2020-09-20
Bellanova sul trattore loda i suoi flop
Teresa Bellanova (Twitter)
Selfie del ministro su Twitter: «Non siamo quelli delle ruspe». Intanto è certificato il fiasco della sanatoria. E sulle aziende che vi hanno aderito è in arrivo un salasso.Se è vero che in Italia sta tornando il fascismo, bisogna dire che Teresa Bellanova si è attrezzata all'uopo. Su Twitter, il ministro dell'Agricoltura ha pubblicato un selfie, sorridente, su un trattore. Uno scatto che tragicamente ricorda quello del Duce mentre inaugura il Granaio dell'Urbe, nel 1936. Ma forse, questo, la Bellanova nemmeno lo sa. Quel che dovrebbe sapere, è che un trattore, anzi, un treno, è passato sopra agli agricoltori italiani: e si tratta proprio delle misure volute da lei, a cominciare dalla famigerata sanatoria per i clandestini. Secondo la renziana, commossa alle lacrime mentre lo presentava, il provvedimento doveva salvare 200.000 «invisibili». Invece, alla scadenza prevista dal dl Rilancio (15 agosto), l'avevano ottenuta in 30.000. La quota più importante di regolarizzazioni ha interessato la categoria dei lavoratori domestici, con un rapporto di 85 badanti per 15 braccianti. In più, come ha messo in evidenza la Confederazione italiana agricoltori, a beneficiare del provvedimento targato Bellanova sono stati «per la maggior parte richiedenti asilo politico, che hanno già un regolare contratto di lavoro, ma che hanno aderito per sanare le posizioni relative al titolo di soggiorno». La conclusione logica la trae la stessa associazione di categoria: «Non possiamo parlare di invisibili che hanno ottenuto un'identità», come da narrativa Minculpop del ministro di Italia viva.E non è finita qui. Per aderire alla misura del governo giallorosso, gli imprenditori agricoli dovevano versare 500 euro a lavoratore. A questi, si sarebbe aggiunto un forfait, a titolo retributivo, contributivo e fiscale, in caso di autodenuncia di un periodo di lavoro nero pregresso. L'importo del tributo, dovuto per un terzo al fisco e per due terzi all'Inps, però, è stato fissato tre settimane dopo la scadenza della sanatoria. E gli agricoltori hanno scoperto che era in arrivo l'ennesima batosta: la somma da corrispondere ammonta a 300 euro per ogni mese di lavoro nero. Ipotizzando che la prestazione sia cominciata a marzo, si tratta di 2.000 euro a bracciante (i 500 della sanatoria più i 300 al mese per l'autodenuncia). Un'evidente ingiustizia, se si considera che, chi ha aderito, l'avrà fatto fidandosi della ragionevolezza del forfait in via di definizione; e che, al contrario, ci saranno aziende più scaltre le quali, fiutando la mala parata, avranno preferito rimanere fuori norma (rischiando, certo, le relative sanzioni in caso di controlli).Insomma, su chi ha voluto rimettersi a norma, dallo Stato è arrivato un salasso. E proprio al culmine di una stagione complicata dalla pandemia, oltre che dall'incredibile disinteresse mostrato dalla Bellanova per i corridoi verdi. Mentre, a primavera, gli altri Paesi europei prendevano accordi, soprattutto con l'Est Europa, lei temporeggiava con la Romania e lasciava gli imprenditori nell'incertezza sul destino dei raccolti. Alcuni si sono arrangiati da sé, spedendo in Marocco un volo charter partito da Pescara, perché nei campi c'era bisogno di manodopera stagionale già qualificata e non di contadini improvvisati. Al settore serviva un intervento ponderato, non una misura ideologica, che puntava a regalare permessi di soggiorno, con la scusa del passato da attivista e sindacalista della Bellanova.Lei, sui social, s'è vantata: «Noi siamo quelli del trattore, non delle ruspe. Lavoriamo la terra non per distruggere, ma per seminare». Nella Bibbia si legge che chi semina vento, raccoglie tempesta. Il ministro, più che altro, ha seminato aria fritta. E per pagare le sue trovate brillanti, gli agricoltori, nei campi, dovranno sperare di trovarci l'evangelico tesoro nascosto.