2025-02-13
Bce: «Rischio terrorismo da Mosca». L’offerta di Orcel sul tavolo di Chigi
Andrea Orcel (Getty images)
Piazza Meda parla di pericolo russo nel caso di aggregazione. Francoforte pone l’allarme sul riciclaggio di capitali e possibili sanzioni. Il governo ha più di un mese per decidere se esercitare il golden power.«Sull’esposizione di Unicredit in Russia ci sono dei regolatori istituzionali che dovranno verificare la situazione, da parte nostra constatiamo che l’unica banca occidentale rimasta in quel territorio, a parte Raiffeisen, è Unicredit. Per questo chiediamo che venga fatta chiarezza». Non usa tanti giri di parole l’amministratore delegato di Banco Bpm, Giuseppe Castagna, che sollecitato sul punto, nel corso della conferenza stampa per i conti del 2024, ritira in causa il collega Andrea Orcel. Certo poi il manager napoletano ci tiene a precisare che le sue dichiarazioni non hanno l’obiettivo di «istigare qualcuno», ma sono una richiesta di «far chiarezza» perché ci sono di mezzo «i nostri azionisti». E continua quindi con le richieste chiarificatrici: «I numeri che ha dato ieri UniCredit non li capiamo, ha ridotto del 90% l’esposizione alla Russia, ma continua a fare 560 milioni di utili, quindi mi viene da chiedere quanto facevano prima?». Difficile credere alle «buone intenzioni» dello storico ad di Banco Bpm (Castagna guida l’istituto dal giorno della fusione con Verona, 1° gennaio 2017) che aspettava solo di essere imbeccato per sottolineare la questione russa che potrebbe rivelarsi centrale, non solo per l’attività dei regolatori, ma soprattutto per l’arma del golden power. Allo stesso Castagna e a Palazzo Chigi (che ha l’ultima parola su eventuali veti o condizioni da porre alla chiusura di operazioni strategiche) non saranno passati inosservati alcuni passaggi dell’ordinanza del Tribunale Ue che a fine novembre ha respinto il ricorso urgente di Piazza Gae Aulenti contro la decisione della Bce di «limitare» le attività di Unicredit a Mosca e dintorni. Nel documento sulle quattro controllate, tra cui AO UniCredit Bank, il Tribunale dell’Unione europea evidenziava alcuni passaggi della decisione con la quale i banchieri della Lagarde mettevano in guardia Orcel rispetto ai rischi legati all’operatività nella Russia post conflitto con l’Ucraina: «L’aumento dei rischi operativi, reputazionali, sanzionatori e finanziari sono tali», si legge, «da superare potenzialmente i benefici derivanti dal proseguimento dell’attività in Russia». Insomma, parliamo di pericoli consistenti che consigliano di ridurre le attività nel territorio dell’ex Unione Sovietica fino a ipotizzare la cessione di tutti gli asset. Ma non solo. Perché per Francoforte esiste anche un «pericolo di riciclaggio di capitali e di finanziamento del terrorismo, nonché il pericolo di sanzioni finanziarie». E in questo quadro il ricordo va al recente sequestro da 460 milioni ordinato da un tribunale di San Pietroburgo per una vertenza con Gazprom. «La Bce» si legge ancora nell’ordinanza, «ha in particolare rilevato che il diritto russo vieta alle società controllate (sul territorio ndr) di condividere informazioni con la ricorrente (Unicredit ndr), persino le informazioni sui clienti e sui conti in relazioni ad operazioni che possano sembrare sospette». Così come non va dimenticato che «non è concesso alla dirigenza della ricorrente (Unicredit ndr) di visitare i locali e incontrarvi manager e personale», così come non è possibile «effettuare ispezioni». Alla luce dei passaggi dell’ordinanza, diventano più chiare anche le domande che Castagna poneva ai regolatori e al governo a tutela dei suoi soci. Cosa succederà agli azionisti di Banco Bpm se l’Ops di Unicredit dovesse andare in porto e le attività russe dovessero essere sanzionate da Putin? E cosa potrebbe accadere se il pericolo di riciclaggio e terrorismo internazionale ipotizzato dagli uomini della Lagarde dovesse concretizzarsi? Domande lecite che è lecito anche il governo si ponga. E che probabilmente resteranno sul tavolo dei dirigenti competenti ancora per circa 40 giorni (il 4 febbraio, infatti, UniCredit ha notificato al governo i termini dell’offerta pubblica sul Banco). Anche perché Francoforte aveva chiesto a Unicredit di rispettare alcuni vincoli legati a prestiti, depositi e collocamento di fondi, ma non risulta che Piazza Gae Aulenti li abbia «recepiti». La situazione è sotto osservazione, al punto che secondo i più maliziosi la mossa di Orcel di salire in Generali vada interpretata come una sorta di assicurazione sulla vita contro decisioni ostili dell’esecutivo. «Sarebbe molto grave se il governo decidesse di appoggiare un’operazione per guadagnare i favori di qualcun altro», ha rimarcato ancora Castagna, «mi auguro di no, mi faccia sperare che non sia così, credo che i temi che interessano al Paese siano che il credito venga erogato, che sia assicurata adeguata competizione, che si eviti lo spopolamento delle filiali. Una politica industriale sulle banche è sana ed è corretta, una scelta politica sulle singole banche mi pare lo sia meno».
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