2019-07-01
«Basta con le corse elettorali. Saremo avanguardia d’idee»
Il vicepresidente di Casapound Simone De Stefano: «Nessuno scioglimento, ma le urne ci hanno punito Non ci alleeremo con i sovranisti, però i militanti potranno candidarsi con Lega o Fdi».Di solito, dopo un risultato deludente alle elezioni, non sono molti i politici che decidono di fare un passo indietro. Anzi, a dire la verità non ci ricordiamo di partiti o movimenti che, a seguito di una batosta o comunque di una sconfitta abbiano scelto la via difficile della riflessione lontano dalle urne. Casapound, invece, ha deciso di agire proprio così. Qualche giorno fa, il leader del movimento, Gianluca Iannone, ha diffuso un sorprendente comunicato stampa: «In seguito all'esperienza delle ultime elezioni europee e al termine di una lunga riflessione sul percorso del movimento dalla sua fondazione a oggi», si legge nel testo, «Casapound Italia ha deciso di mettere fine alla propria esperienza elettorale e partitica. La decisione di oggi non segna affatto un passo indietro, da parte del movimento, ma anzi è un momento di rilancio dell'attività culturale, sociale, artistica, sportiva di Cpi, nel solco di quella che è stata da sempre la nostra identità specifica e originale». Se vogliamo andare con l'accetta, potremmo dire che l'esperienza simil partitica della tartaruga finisce, ma continua e si rinnova quella di Casapound come movimento culturale. In ogni caso, tutto questo sorprende e non poco. Soprattutto perché i ragazzi guidati da Iannone, negli ultimi mesi (anzi, negli ultimi anni) sono stati oggetto di una campagna stampa terroristica. A leggere gli articoli dei giornali di sinistra, sembrava che Casapound fosse pronta a lanciare un attacco al cuore dello Stato, che stesse organizzando chissà quale sommossa di stampo neofascista. Tutto questo can can mediatico probabilmente ha penalizzato il movimento, che alle Europee ha raccolto lo 0,33% dei consensi. D'altra parte è difficile ottenere voti quando parlano di te soltanto per agitare lo spauracchio fascista. Come si è visto, il «pericolo nero» non esisteva. E non semplicemente perché Cpi ha preso pochi voti. Ma, soprattutto, perché il movimento non è affatto il bellicoso schieramento di razzisti, intolleranti e violenti che i giornali hanno descritto negli ultimi tempi. Ovviamente tutta questa insistenza aveva un obiettivo preciso: colpire Matteo Salvini accusandolo di fare comunella con i temibili fascisti. La verità, come chiunque può notare, è piuttosto diversa. Casapound si è presentata alle Politiche e alle Europee da sola, e semmai la Lega in versione sovranista le ha levato volti invece di favorirla. Comunque sia, al di là della pubblicità negativa, resta che Cpi è una realtà di grandi dimensioni, che ha saputo cambiare non solo la cosiddetta «estrema destra», ma tutta la destra nel suo complesso. E, a quanto pare, ha tutta l'intenzione di continuare a farlo. Di questo abbiamo parlato con Simone Di Stefano, segretario nazonale del movimento. Di Stefano, ci spiega perché Casapound ha deciso di non presentarsi più alle elezioni?«Perché pensiamo che Casapound valga più dei suoi risultati elettorali. Siamo protagonisti da tempo della politica italiana, abbiamo creato delle parole d'ordine e delle proposte che poi hanno dominato il dibattito politico. Abbiamo inventato uno stile nuovo che ci ha reso oggetto della curiosità degli analisti di mezzo mondo. I risultati elettorali sicuramente non rispecchiano questo valore. Abbiamo deciso di tornare avanguardia, oltre l'ingessamento portato dalle elezioni».Siete delusi del risultato alle europee. Non crede che sia Matteo Salvini a cannibalizzarvi un po'?«I dati parlano chiaro: alle europee, i due terzi di chi ci aveva votato alle politiche ha scelto di sostenere altri partiti. E anche in quella tornata, che ci aveva portato alle soglie dell'1%, secondo noi i voti effettivamente raccolti erano un terzo di quelli che sono i nostri veri simpatizzanti. Purtroppo la logica del voto utile non dipende da noi, è qualcosa che esiste e di cui dobbiamo tenere conto».Perché avete deciso sia alle politiche sia alle europee di andare da soli?«Eravamo convinti di poter proporre un'alternativa ed effettivamente l'abbiamo proposta, ma alla fine tutto si è ridotto a un derby pro o contro Matteo Salvini, grazie anche alle campagne assurde della sinistra, che agita spauracchi per polarizzare il voto».Escludete in futuro alleanze con i partiti, diciamo, sovranisti?«Non ci saranno alleanze tra Cpi e altri partiti, ma è possibile che esponenti di Cpi decidano di fare politica elettorale sotto altri schieramenti».Quindi sarà possibile vedere membri di Casapound candidati nella Lega, in Fdi o in altri partiti?«Certo, gli iscritti a Casapound sono tutti liberi di scegliere se partecipare o meno alla politica in altri partiti o liste che al contrario di noi si candidano alle elezioni. Locali, nazionali o europee».Nel frattempo darete indicazioni di voto?«Non credo. Casapound vuole portare nel dibattito idee e pratiche e questo è tutto».Il ragionamento viene spontaneo: ci hanno rotto le scatole per mesi con il pericolo nero e adesso voi persino vi ritirate dalle elezioni...«Quello del pericolo nero è un classico tema da campagna elettorale, viene usato come spauracchio. È un'operazione strumentale per sottrarre voti a Matteo Salvini e a Giorgia Meloni, e che peraltro non sembra aver funzionato. Anzi, se la sinistra continua così, ad esempio andando sulla Sea Watch, li porterà oltre il 50%. Di sicuro Cpi farà ancora parlare, ma con tempi e modi che deciderà lei. Il tempo dei presidi contro i centri d'accoglienza è finito. Vorremmo che fossero le nostre idee a far discutere».Può farci un esempio di queste idee con cui volete affermarvi?«Quest'anno ricorre il centenario dell'impresa di Fiume da parte di Gabriele D'Annunzio e dei suoi legionari. Si tratta di un'epopea che merita di essere onorata, perché ha unito il disperato amore per l'Italia a una certa idea di coraggio, goliardia e sfrontatezza. Fiume, sotto D'Annunzio, è stata un po' la città delle avanguardie, un laboratorio di effervescenza spirituale continua. Noi riteniamo che sia doveroso non solo ricordare quell'episodio, ma riportare quello spirito nell'oggi».Vi ha danneggiato tutta questa ossessione per il fascismo?«Innanzitutto diciamo che l'ossessione ce l'hanno i media, non noi, che abbiamo certamente un'identità chiara, ma che preferiamo parlare di temi concreti. Noi non siamo andati nelle periferie a parlare del Ventennio o a fare salti nei cerchi di fuoco. Sono gli altri che hanno la fissa del fascismo. Certamente questa campagna ci ha danneggiato, perché siamo stati visti come l'anello debole del mondo sovranista».C'è anche chi continua a chiedere che siate chiusi...«Fino a ieri Cpi si è presentata democraticamente alle elezioni. E anche prima che facesse questa scelta, ha sempre mostrato attitudine al confronto, organizzando decine di eventi culturali con ospiti di sinistra. Non credo ci sia alcun presupposto per uno scioglimento, tanto più che, come ho spiegato, Casapound non ha mai avuto l'obbiettivo di ricostituire alcuna forma politica del passato. Di sicuro chiudere un movimento per le sue idee è il contrario della democrazia».La Corte dei conti ha fatto uscire una relazione secondo cui siete costati vari milioni allo Stato. Come risponde?«Il danno di 4,6 milioni di euro che l'occupazione avrebbe causato alle casse dell'erario è frutto di un calcolo semplicemente folle, basato sull'affitto continuativo degli appartamenti per 15 anni ininterrotti a 1.500 euro l'uno. Peccato che il palazzo, al 26 dicembre 2003, data dell'occupazione, fosse vuoto da anni, un ufficio pubblico non a norma e per questo abbandonato a sé stesso. Quanto avrebbe dovuto spendere lo Stato per ristrutturarlo e riconvertire la struttura per farne degli appartamenti? Questo non viene calcolato. Per quanti anni ancora sarebbe rimasto abbandonato? Probabilmente parecchi. La questione è solo strumentale e politica, parliamoci chiaro».Pensa che presto o tardi proveranno a sgomberarvi? «Noi riteniamo che l'emergenza abitativa non si risolva con gli sgomberi. E crediamo di essere un presidio di vitalità sociale e culturale in un quartiere lasciato al caos e al degrado come l'Esquilino. In questo palazzo sono state fatte decine di conferenze, presentazioni di libri, mostre d'arte. Tutto questo deve essere tenuto in conto. Detto questo, siamo sempre pronti al confronto e alla trattativa con le autorità preposte, anche su questo tema».Venerdì avete affisso sulla facciata della vostra sede uno striscione con la scritta: «Questo è il problema di Roma». Perché?«Per polemizzare con Virginia Raggi, che si è allineata al peggior conformismo progressista facendo di noi il suo nemico principale mentre Roma affonda nel degrado, nella sporcizia, nella tristezza. I romani che vivono quotidianamente in questa città divenuta così difficile capiscono la strumentalità di certe battaglie della Raggi contro Cpi».
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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