2020-03-13
Basta con la pretesa di nuovi diritti. La vera sfida è cominciare dai doveri
Il contagio ci obbligherà a tirare la cinghia. È inutile disperdere i pochi soldi in contributi a pioggia. Piuttosto aumentiamo la spesa sanitaria dal 6,6% al 7,5% del Pil. Così avremo più posti letto, terapie intensive, medici.Consigliere economico PcmDire sempre la verità. La grave epidemia da Covid 19 che sta mettendo a dura prova il nostro Paese, ha certamente molti riflessi negativi anzitutto sulla salute dei cittadini e poi anche sull'economia, sui mercati finanziari e sulle finanze pubbliche; insomma stiamo attraversando senza una bussola «l'inverno nucleare della salute» scoprendo tuttavia alcuni aspetti che meritano qualche riflessione. 1) Lo Stato esiste! In questo momento di grande disorientamento i cittadini hanno ritrovato nello Stato, spesso tanto vituperato e assimilato ad un patrigno esoso e tiranno, un punto di riferimento prezioso. Un gestore del bene più importante: la salute e la vita. E così tutte le speranze della stragrande maggioranza dei cittadini sono riposte nel servizio sanitario nazionale, nella protezione civile, nelle forze dell'ordine e pure nella «politica». Una riscoperta del valore dello Stato in quanto comunità accogliente e protettiva; una speranza ultima a cui attaccarsi; un valore che speriamo non venga dimenticato nel post virus. 2) Una debolezza strutturale! Proprio allo Stato si rivolgono gli operatori di mercato e i cittadini chiedendo, come abbiamo visto, non solo protezione sanitaria ma anche sussidi e sostegni finanziari per poter resistere ad un periodo di mancato lavoro e quindi di mancato reddito; richieste di cassa integrazione, sussidi vari e ammortizzatori sociali. Domanda: possibile che un mese o più di inattività possa produrre la chiusura di molte attività per mancanza di liquidità? È così debole la struttura finanziaria delle tante imprese commerciali, artigianali e industriali? E anche quella dei lavoratori che, pare, non abbiano risorse da parte (fieno in cascina) per fronteggiare un mese di mancato reddito? È certamente un punto su cui riflettere e non poco. Un sistema troppo debole che al primo uragano non ha le risorse di sopravvivenza e si rivolge a una entità superiore: lo Stato. 3) Le risorse non sono infinite e i debiti qualcuno li deve pagare: cosa può fare lo Stato in questa situazione? Certamente e anche in deficit è giusto che il Governo finanzi anzitutto la sanità recuperando, ove possibile, il tempo perduto: la spesa sanitaria pubblica sul Pil è al 6,61%, circa 3 punti meno di Francia e Germania e 1 in meno di UK, e si è progressivamente ridotta dal 2009 a oggi; quindi aumentare gli ingressi dalle specialistiche, utilizzare, pagandoli non come ora a zero euro, gli specialisti all'ultimo anno, aumentare medici di base (oggi hanno troppi pazienti in carico), specialisti, infermieri, ricercatori e operatori socio sanitari, rafforzare la ricerca migliorando gli stipendi dei ricercatori evitando che se ne vadano all'estero per soli motivi economici; insomma arrivare a quel 7,5% che ci metterebbe in zona più sicura; spesa strutturale 15 miliardi. Questo è il «minimo» che deve fare lo Stato per aumentare i posti letto, i medici, la terapia intensiva: insomma la salute sociale. Solo dopo, e se sarà possibile, ci potranno essere gli ammortizzatori sociali e il sostegno al reddito per i soggetti che erose le ferie, i permessi, utilizzato la «banca del tempo» non avranno altre entrate e nella stragrande maggioranza, vista la ormai chiusura quasi totale, si dedicheranno alla cura dei bimbi a casa da scuola. Operazioni a pioggia come qualcuno chiede, sono costosissime e difficili da applicare con equità, nonostante la politica gareggi ancora a promettere sussidi per tutti ovviamente a debito e anche, qualcuno, per cifre ingenti. Sulla capacità del Governo di tenere la barra a dritta stendiamo un velo pietoso: prima 3 miliardi poi 7,4 poi 10 infine, ma chi può dirlo, 20 che diventano 25 (testuali parole). Sarebbe molto utile, pur con la buona volontà di aiutare il più possibile, che finalmente il Governo e tutta la politica non usassero questa tragica situazione per mettersi in mostra; che dicessero finalmente la verità agli italiani! E la verità è che tutti noi ma proprio tutti, imprenditori, dipendenti, professionisti, artigiani e commercianti, avremo una diminuzione dei nostri redditi pari alla durata del Coronavirus: 2/3 mesi? Che non possiamo fare troppo debito; si veda già oggi lo spread. Che dobbiamo ridurre e di molto il nostro tenore di vita e non ci possiamo più permettere di spendere al gioco d'azzardo oltre 127 miliardi (più dei 116 della sanità), di essere tra i primi al mondo per possesso di telefonini, auto e così via. 4) Il costo totale! Oltre ai necessari investimenti in sanità, tenuto conto che l'economia rallenterà, dobbiamo mettere in conto anche le minori entrate fiscali e contributive. Considerando che il gettito Irpef del 2017 (ultimo dato disponibile) ammontava, al netto del bonus Renzi, a circa 165 miliardi di euro, il gettito contributivo relativo al 2018 è stato pari a circa 205 miliardi, Ires e Irap 2017 a circa 59 miliardi, solo per prendere in considerazione le maggiori entrate dirette, se la situazione si protrarrà per un mese e dovesse colpire il 40% delle attività commerciali, artigianali, produttive, di servizi e turismo, ci saranno almeno 14,5 miliardi di minori entrate che si sommeranno ai circa 3 miliardi per l'estensione dei bonus. Sul lato spese, oltre agli investimenti in sanità (non meno di 7 miliardi iniziali) e ad almeno la metà dei 3 miliardi di risparmio sugli interessi sul debito visti i valori dello spread e prevedendo almeno 1 milione di ore di cassa integrazione e in deroga sarà molto alto e pari a circa 11 miliardi. Insomma, una «dote» pesante in vista della prossima legge di bilancio gravata dalle clausole di salvaguardia (circa 47 miliardi tra il 2021 e il 2022). E questo se si concluderà in un mese. La sensazione è che tutti dovremo tirare la cinghia, pretendere meno dallo Stato e iniziare a vivere forse anche al di sotto delle nostre potenziali possibilità; la sfida si potrà vincere solo se anteporremo ai diritti di cui siamo imbevuti, i nostri doveri.
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