2021-05-18
Bassetti ingenuo: non «apre» ma si fa usare
Gualtiero Bassetti (Getty Images)
La frase del presidente della Cei («Il ddl Zan andrebbe corretto più che affossato») viene subito strumentalizzata dalla sinistra. Ma nelle sue parole al Corriere non c'è traccia di endorsement: «Il testo è scritto male. La differenza uomo-donna esiste».I sacerdoti si sentono tirati per la tonaca. L'applauso peloso del centrosinistra laico e del mondo Lgbt a una frase del presidente della Cei Gualtiero Bassetti («Il ddl Zan andrebbe corretto più che affossato») crea imbarazzo fra i vescovi italiani, che tutto si sarebbero aspettati tranne che di essere intruppati nel gay pride permanente. Eppure l'uscita equilibrata, compromissoria, del numero uno viene subito strumentalizzata, cucinata in salsa arcobaleno dagli ultrà della nuova legge sull'omotransfobia e da quei media che acriticamente premono per il decreto. «L'apertura di Bassetti», titolano quasi tutti i siti. Esulta Alessandro Zan e dal Nazareno arriva il peana supremo attraverso Carmelo Miceli, componente di quella commissione Giustizia che in Senato ha ancora in pancia il provvedimento divisivo. «L'unico modo per non affossarlo è approvarlo immediatamente evitando rimbalzi infiniti fra le Camere. Le modifiche si possono fare alla prima occasione utile successiva». Bassetti voleva dire giallo e hanno voluto capire verde, ma in questa vicenda nessuno è cieco o sordo. Semplicemente, il presidente della Cei ha parlato piano, ha pigolato invece di alzare la voce. E in questi casi, purtroppo sempre più frequenti da parte della Chiesa impegnata in esercizi di equilibrismo sociale, ha buon gioco chi si intesta una parte (infinitesimale) per il tutto.In realtà il cardinale non è stato condiscendente nell'intervista al Corriere della Sera. Basta rileggere alcuni passaggi per cogliere la profonda perplessità, se non la negatività, delle sue parole. «Si può discutere, qualcosa si può fare, ma in un dialogo aperto e con una profonda convergenza». Poi, entrando nel merito del ddl Zan: «Ogni essere umano va difeso e tutelato ma è necessario che un testo così importante cresca con il dialogo e non sia uno strumento che fornisce ambiguità interpretative. La legge deve essere fatta meglio e dev'essere chiara in tutti i suoi aspetti». E ancora, con una presa di posizione netta: «Per la Chiesa la distinzione fra uomo e donna esiste. Per chi è credente viene da Dio, chi non crede dice invece dalla natura, ma esiste. Da cittadino noto che il testo è scritto male. Secondo me la tutela da queste situazioni (di omotransfobia - ndr) era già contenuta nelle leggi esistenti. Se si vuole accentuare, si accentui nel senso della protezione. Ma con chiarezza e senza ambiguità».Nessuno spiraglio, la legge è scritta male. Una frase scolpita nella pietra, esattamente ciò che pensano gli oppositori al decreto, in generale i cattolici anche di sinistra, spiazzati ancora una volta dal laicismo spinto, da quell'ateismo mascherato che permea ogni spinta progressista del Parlamento a maggioranza grillo-piddina. E infatti Bassetti non fa sconti, sollecita che «nella formulazione non si sconfini in altri campi, in terreni pericolosi come la cosiddetta identità di genere. Una simile confusione antropologica che mette in discussione la differenza uomo-donna per noi è inaccettabile». È ovvio che per i sacerdoti sia impensabile, in teoria, denunciare chi cita la Genesi: Dio creò l'uomo a sua immagine, maschio e femmina li creò. E Bassetti lo ribadisce, anche se all'orecchio di Enrico Letta la frase non arriva: «Continueremo a citare la Bibbia, questo non ce lo può impedire nessuno».Ben strano endorsement sarebbe, quello che nega il via libera al decreto-manifesto della nuova architettura sociale voluta dalla sinistra. Eppure di questo si parla, con una doverosa puntualizzazione: il dialogo che chiede la Cei finora è stato a senso unico. Il ddl Zan è stato approvato alla Camera, e in attesa che terremoti il Senato è portato in palmo di mano dai guerrieri del gender fluid con un radicalismo senza uguali. Letta sottolinea: «Si deve votare così com'è». Il Movimento 5 stelle aggiunge: «La legge è questa, nessuna modifica è prevista».È un muro contro muro, l'arcivescovo di Perugia dovrebbe averlo capito. E il tentativo di far schierare la Cei accanto a Zan è il segnale di una lotta senza quartiere. Per questo i cattolici, più che timide aperture possibiliste o distinguo marziani in punta di aggettivo, si attendono una difesa granitica dei principi fondanti. Diceva don Luigi Sturzo: «Ci sono battaglie che non presuppongono l'uso del turibolo ma la forza della parola di Dio». Farsi strumentalizzare in nome del pacifismo verbale che sfocia nella passività sarebbe un segnale perdente.Dai vescovi non c'è nessuna volontà di cedere terreno sui principi e il mezzo scivolone di Bassetti crea malumori. «Il ddl così com'è non deve passare. Non dev'esserci nessuna discriminazione ma bisogna dire no alla legge sul reato d'opinione», confida un monsignore. Una posizione comune, difficilmente equivocabile e sintetizzata nella nota del 28 aprile scorso alla quale si rifà la Conferenza episcopale: «Una legge che intende combattere la discriminazione non può e non deve perseguire l'obiettivo con l'intolleranza». Bisogna togliere dal disegno di legge il reato di opinione; è l'obiettivo dei cattolici nella battaglia al Senato. Lasciare ancora una volta la porta aperta all'impressionismo di un tribunale sarebbe letale. Soprattutto di questi tempi.
Jose Mourinho (Getty Images)