2019-02-07
Banche e Vivendi nell’agenda Consob di Savona. Il M5s vuole il suo ministero
Affari europei a Giuseppe Conte fino alle elezioni, poi la Lega pensa a un domino Enzo Moavero Milanesi-Guglielmo Picchi. I pentastellati spingono Stefano Buffagni. Come accade in circostanze di questo tipo, il passaggio di una figura di peso come Paolo Savona da una casella all'altra innesca un'equazione con un numero piuttosto elevato di incognite: cosa accadrà nella postazione che lascia, e quali dossier troverà sul suo tavolo il neopresidente della Consob. Intanto, non c'è da dare peso particolare alle urla delle opposizioni contro la nomina di Savona. Il mega precedente rappresentato dal passaggio diretto di Giuseppe Vegas da viceministro dell'Economia a presidente della Consob rende abbastanza oziose le proteste delle minoranze, che infatti si guardano bene dal presentare ricorsi formali. Morale: a meno di cataclismi inimmaginabili, arriveranno i pareri favorevoli (peraltro non vincolanti) delle Commissioni Finanze di Camera e Senato (attenzione a quella della Camera, enclave di amiche e amici di Marcello Minenna, lo sconfitto di questa partita), e seguirà la controfirma del Colle. Per ora, Giuseppe Conte si è preso l'interim degli Affari europei, ed è immaginabile che le cose restino così fino alle europee. Se si fosse in un contesto di normalità e distensione, dopo le europee (e dopo il probabile trionfo leghista) si dovrebbe metter mano a un consistente rimpasto, a una «fase due» del governo, nella quale diverse postazioni ministeriali (dalla Giustizia ai Trasporti, passando per gli Esteri) sarebbero rimesse in discussione, con i grillini chiamati a elaborare il lutto del passaggio alla condizione di «junior partner» della Lega. Eppure sin da ora si ipotizzano schemi assai diversi (e svariate autocandidature). Qualcuno, in area leghista, immagina uno slittamento di Enzo Moavero dalla Farnesina agli Affari europei, liberando la casella degli Esteri per Guglielmo Picchi, attuale sottosegretario. Ma qualcun altro, in casa grillina, ha in mente la promozione al posto di Savona del sottosegretario Stefano Buffagni, che tiene molto ad accreditarsi come «europeista» (anche se il diretto interessato, proprio ieri ai microfoni di Un giorno da pecora, ha optato per il passo indietro: «Io al posto di Savona? Grazie a Dio no»). Qui si entra nel campo delle idee e della linea politica. L'attuale braccio destro di Paolo Savona, il sottosegretario Luciano Barra Caracciolo, ha lavorato in modo intenso su un punto davvero qualificante, e cioè su meccanismi più robusti e sistematici di verifica preventiva di costituzionalità delle norme europee. Insomma, evitare di subire a scatola chiusa ciò che arriva dall'Ue. Occhio, non si tratta di tecnicalità ma di sostanza: se dovesse innescarsi di nuovo una forte tensione sulle banche, e se qualcuno a Bruxelles o Francoforte volesse imporre accelerazioni innaturali in materia di unione bancaria, proprio la trincea costituzionale (articolo 47, difesa del risparmio) sarebbe la migliore difesa possibile. Qualcuno vuole forse sguarnirla? Non è un mistero che esista una rete «istituzionale» sensibile ai buoni rapporti con l'Ue, e tradizionalmente abituata a dire sempre sì, che punta alla casella degli Affari europei. Vicenda da seguire. Naturalmente, non vanno trascurate altre contropartite rilevantissime. La postazione più contesa è quella dell'Inps post Tito Boeri, dove si ipotizzano due candidature lontanissime fra loro: Alberto Brambilla e Pasquale Tridico. Spostiamoci ora negli uffici della Consob per capire cosa troverà sul tavolo il neopresidente Savona: possiamo mettere in fila cinque dossier molto rilevanti. Il primo è forse quello che potrebbe riservare le maggiori sorprese, e riguarda Il Sole 24 Ore, dopo le note vicende. La Consob potrebbe decidere di irrobustire il suo monitoraggio, eventualmente constatare una capitalizzazione non sufficiente, e in ultima battuta imporre una ulteriore capitalizzazione d'urgenza. Una tegola non piccola per Confindustria. Il secondo riguarda Telecom: molto presto arriverà sulla scrivania di Savona la prima istruttoria sulla contesa tra Vivendi ed Elliott. Ma non sfugge a nessuno la portata politica e strategica di questa partita: la sorte di Telecom non riguarda solo le tlc e la banda larga, ma il riassetto dell'intero sistema delle comunicazioni, incluso il tradizionale settore radiotelevisivo. In che modo il futuro di Telecom interagirà (o potrà interagire) con il futuro di Mediaset? Il terzo dossier riguarda specificamente due banche: Carige e Popolare di Bari. Il quarto dossier riguarda gli npl, cioè la gestione dei crediti deteriorati, a maggior ragione dopo le lettere Srep inviate dalla Vigilanza Bce, e le relative conseguenze in termini di valutazione sulla consistenza patrimoniale delle banche. Proprio La Verità ha fatto presente più volte il costo della fretta con cui si sono volute accelerare le procedure di vendita degli npl, a volte generando un effetto di svendita. Basti pensare che, tra il 2017 e il 2018, il differenziale tra ciò che le banche hanno recuperato sui crediti deteriorati non ceduti (44%) e il prezzo di cessione di quelli che invece hanno venduto (26%), è stato circa del 18%. Applichiamo quel 18% a 164 miliardi, e viene fuori una perdita di quasi 30 miliardi. È evidente che anche la Consob (non solo la magistratura) dovrà tenere gli occhi ben aperti sui rischi di svendita. L'ultimo dossier è tutto interno alla Consob: a breve occorrerà sostituire il direttore generale, così come si capirà se Marcello Minenna accetterà la proposta di diventare segretario generale. Prendere o lasciare.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)