2023-03-24
Il ceo di Moderna torchiato per i soldi dati al governo Usa
Stéphan Bancel, ceo di Moderna (Getty Images)
Stéphan Bancel alle strette in Senato su una donazione da 400 milioni. Prova a negare le miocarditi, il repubblicano Rand Paul lo sbugiarda.Nota dell’Anief: «La scienza è libera». Tutto nasce da un report sui danni degli antidoti.Lo speciale contiene due articoli.L’istituenda commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid dovrebbe prendere esempio da quello che è accaduto negli Stati Uniti. Mercoledì, l’amministratore delegato di Moderna, Stéphan Bancel, è stato audito dai rappresentanti del popolo americano. E, a differenza del collega di Pfizer, Albert Bourla, specializzato nel dribblare le convocazioni del Parlamento Ue, s’è beccato un bel po’ di randellate in Aula. A mettere alle strette il manager francese è stato il senatore repubblicano Rand Paul. Il politico del Kentucky ha chiesto conto a Bancel degli effetti avversi dei vaccini anti Covid sui più giovani: «C’è un’incidenza più elevata di miocarditi nei ragazzi tra 16-24 anni?», lo ha incalzato. Il numero uno del colosso farmaceutico ha replicato che, in realtà, la ricorrenza di quell’infiammazione cardiaca è più alta tra chi ha contratto l’infezione da Sars-Cov-2 che tra chi si è sottoposto all’inoculazione con il medicinale a mRna. «Non è vero», ha ribattuto Paul, citando almeno «sei articoli scientifici sottoposti a revisione paritaria […] che dicono l’esatto opposto di ciò che sostiene lei. Inoltre», ha aggiunto il senatore, «la scorsa settimana ho parlato con il suo presidente», Noubar Afeyan, «e lui ha prontamente riconosciuto in privato che sì, c’è un aumento del rischio di miocardite. Il fatto che lei non riesca a dirlo in pubblico», ha concluso stizzito l’esponente conservatore, «è piuttosto disturbante». Colpito e affondato. Il repubblicano, comunque, non s’è accontentato di esporre le reticenze dei produttori sulle reazioni avverse. E ha proseguito chiedendo al ceo di Moderna se, a suo avviso, fosse «scientificamente sensato imporre tre vaccini agli adolescenti». Tocca «ai dirigenti che si occupano di salute pubblica decidere», ha provato a svicolare Bancel. «Ma lei li ha promossi, è stato intervistato e ha promosso i booster», ha osservato Paul. «Sa quand’è che la miocardite è più comune tra questi adolescenti? Dopo la seconda dose. Quando ho parlato con il suo presidente, ha prontamente riconosciuto in privato che sì, forse ci sarebbe dovuta essere una discussione sul fatto che dovessimo vaccinare con una dose, due o tre». Forse. Peccato che l’averla evitata abbia avuto conseguenze: ragazzi colpiti da pericolose sindromi cardiache, lauti profitti per la multinazionale farmaceutica. Ed è proprio sugli incassi di Moderna che si è concentrata un’altra parte dell’audizione, con un imbarazzatissimo Bancel impegnato a difendere l’indifendibile. Lo stesso Rand Paul ha citato una vicenda di cui avevamo scritto, qualche settimana fa, sulla Verità: i 400 milioni che, lo scorso dicembre, la società aveva versato al governo americano. Il quale, più o meno negli stessi giorni, «scagionava» l’azienda, coinvolta in una disputa legale sui brevetti. Quel denaro è finito, sotto forma di royalties, ai National institutes of health, guidati, fino al 2021, da Francis Collins, fedelissimo di Anthony Fauci (il quale ha invece diretto, fino a fine 2022, il Niaid, la branca dedicata ad allergie e malattie infettive). Paul, quindi, ha domandato se tale transazione, a parere del ceo, avesse creato «un conflitto d’interessi», visto che gli stessi funzionari che hanno incassato da chi fabbricava gli antidoti per il coronavirus hanno poi «dettato le politiche su quante volte dovessimo vaccinarci». Bancel ha confermato che il pagamento riguardava «un vecchio brevetto non connesso al Covid ma utile nello sviluppo del vaccino Covid». Il funzionario francese, tuttavia, ha schivato accuratamente il quesito sul conflitto d’interessi: «Deve deciderlo il governo». Già. Il problema sorge proprio quando il governo, cioè il regolatore, prende dei soldi dal regolato. Decisamente più franco, il ceo di Moderna lo è stato sulla questione dell’aumento dei prezzi delle fiale. Stavolta, a metterlo alle corde ci ha pensato il senatore idolo della sinistra radicale, Bernie Sanders. Il prossimo autunno, la compagnia incrementerà i costi del suo prodotto, sul mercato privato, fino a 130 dollari a dose: il quintuplo di quanto lo Stato aveva pagato all’inizio della campagna d’iniezioni. «Spero davvero», ha auspicato Sanders, «che riconsideriate questa decisione. Costerà miliardi di dollari ai contribuenti del Paese», che finanziano i programmi di assistenza sanitaria come Medicare e Madicaid. Bancel ha candidamente spiegato che, con la riduzione della domanda, Moderna ha perso «l’economia di scala» che aveva conquistato all’acme della pandemia. «Per proteggere le persone», non è più chiaro da quale virus letale, «dobbiamo produrre più di ciò che crediamo sarà necessario. E pagheremo per questo». Nel frattempo, i big di Moderna hanno banchettato allegramente. A cominciare proprio da Bancel, che nel 2022 ha battuto cassa per 390 milioni di dollari in azioni della compagnia. In più, il cda della casa farmaceutica ha approvato un paracadute d’oro per l’ad, che comunque si è ridotto dai 926 milioni di fine 2021 ai 472 di fine 2022. Non vorrete mica che il paracadute si buchi? <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/bancel-moderna-inchiesta-2659650640.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-sindacato-si-ribella-a-brusaferro-sulle-sanzioni-alle-ricercatrici-iss" data-post-id="2659650640" data-published-at="1679661461" data-use-pagination="False"> Il sindacato si ribella a Brusaferro sulle sanzioni alle ricercatrici Iss Ormai hanno capito tutti che la scienza è diventata il cappello dietro a cui certa politica nasconde le proprie (discutibili) scelte. Ciò è ancora più chiaro da quando le carte dell’inchiesta di Bergamo hanno reso note le dinamiche con cui venivano decise le misure da adottare in piena pandemia: altro che scienza, lì si vede bene che è sempre stata la politica a prevalere. Che però anche l’Istituto superiore di sanità, un organo che dovrebbe portare avanti la ricerca scientifica all’interno della sanità pubblica italiana, si prodighi a censurare i suoi ricercatori, forse in pochi se lo aspettavano. Sulla già nota vicenda che riguarda le due ricercatrici dell’Iss, incorse in un procedimento disciplinare interno per aver pubblicato un articolo in cui osavano mettere in discussione il rapporto rischi-benefici dei vaccini anti Covid, è intervenuto adesso anche il sindacato Anief. I fatti sono già noti ai lettori della Verità: il 2 febbraio 2023 due ricercatrici del Centro per la ricerca e la valutazione dei farmaci dell’Iss, le immunologhe Loredana Frasca e Raffaella Palazzo, pubblicano sulla prestigiosa rivista internazionale Pathogens un articolo in cui, insieme con Giuseppe Ocone, sostengono che, alla luce delle più recenti evoluzioni (maggiori disponibilità di cure, minore efficacia dei sieri, comparsa di nuove varianti, ecc.), andrebbe rivisto il rapporto rischi-benefici dei continui richiami di vaccini mRna, sia su soggetti con patologie sia su individui sani. Non appena la Verità dà visibilità allo studio, però, l’istituto guidato da Silvio Brusaferro si premura di prendere pubblicamente le distanze dall’articolo, dichiarando che esso «riporta esclusivamente l’opinione personale degli autori e non rappresenta in nessun modo la posizione dell’Istituto superiore di sanità». Non contento, poco dopo avvia un procedimento disciplinare nei confronti delle due studiose, ree di non aver rispettato l’iter di approvazione di un articolo scientifico prima di essere pubblicato. Una procedura introdotta dallo stesso Brusaferro ed entrata vigore pochi giorni prima della pubblicazione, quando ormai la revisione del paper era già stata ultimata. Ieri sulla questione ha preso posizione anche Anief, il sindacato che rappresenta docenti e ricercatori. «Questa azione dell’Iss», scrive il sindacato in una nota, «non colpisce solo due colleghe ma è un atto intimidatorio nei confronti della libertà di ricerca e di tutti noi». Duro l’attacco nei confronti della riforma voluta da Brusaferro: «La base di questo procedimento starebbe, a quanto apprendiamo, in un’interpretazione censoria del nuovo “codice di comportamento dei dipendenti Iss” […] che trasforma la rendicontazione dei lavori in infoweb, in un vero e proprio processo di “autorizzazione” da parte dei Direttori, lasciando a questi la possibilità di impedire la pubblicazione di un qualunque lavoro sulla base di “valutazioni” di “opportunità” estranee al processo di ricerca scientifica». E conclude: «I vertici dell’Iss hanno mostrato di ignorare le più basilari regole del processo della produzione e divulgazione della ricerca scientifica». Insomma, la scienza contro la scienza. Se anche l’Istituto superiore di sanità è stato politicizzato, che cosa ci fa ancora al suo posto Silvio Brusaferro, espressione di una parte politica sconfitta alle urne? Ad ogni modo, i recenti fatti aiutano a capire il senso dei manifesti con cui il Partito democratico faceva campagna elettorale per le elezioni politiche del 2018: «Vota la scienza, scegli il Pd», recitavano i cartelloni. Ora è tutto chiaro.
content.jwplatform.com
Scioperi a oltranza e lotta politica: dopo aver tubato con Conte e Draghi, il segretario della Cgil è più scatenato che mai.
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.