2024-10-24
«Banca Progetto ha dato soldi pubblici alla ’ndrangheta»
Per i pm, 10 milioni di euro sono finiti a società legate alle cosche. L’istituto in amministrazione giudiziaria: «Non siamo indagati».Da ieri in amministrazione giudiziaria per prestiti da oltre 10 milioni di euro con garanzia statale concessi a società legate alla ’ndrangheta, Banca Progetto era nata nel 2015 su iniziativa di Oaktree Capital Management (che aveva rilevato la vecchia Popolare di Lecco, ndr), il fondo statunitense che fino allo scorso settembre deteneva il 99,82 per cento del capitale attraverso il suo veicolo d’investimento Bpl Holdco. Quelli che sono da maggio i proprietari della squadra di calcio Inter (il 99,6 per cento del capitale del club nerazzurro), avevano ufficializzato ai primi di settembre la cessione dell’istituto di credito ai fondi gestiti da Centerbridge Partners, un’altra società d’investimento statunitense con sedi a New York e Londra: caso vuole che la richiesta di amministrazione giudiziaria arrivi dal procuratore Paolo Storari, lo stesso che indaga anche sulle infiltrazioni di ’ndrangheta nella Curva Nord dell’Inter. Il nuovo amministratore giudiziario sarà Donato Maria Pezzuto, come deciso dal tribunale presieduto da Paola Pendino. «Non siamo indagati, non siamo soggetti ad avvisi di garanzia. I nove soggetti cui fa riferimento la procura non sono nostri clienti», si difende l’amministratore delegato Paolo Fiorentino, nemmeno due anni fa nominato tra i migliori cento top manager italiani e ora impegnato a difendere la banca. «Questi nominativi non li abbiamo intercettati perché non erano presenti nelle aziende nei richiedenti delle richieste di affidamento», spiega l’amministratore delegato. «Sono soggetti totalmente estranei alla banca». Secondo Fiorentino, che ha annunciato che il consiglio di amministrazione non si dimetterà, la misura del tribunale non dovrebbe avere impatti sulla cessione in corso ai fondi gestiti da Centerbridge Partners. Di sicuro la misura adottata dai giudici milanesi è simile a quella già utilizzata nei mesi scorsi con Giorgio Armani Operations: un amministratore affiancherà i manager in modo da sanare le criticità interne alla banca. L’istituto di credito fondato 9 anni fa da Oaktree sarebbe dovuto diventare negli anni una banca d’affari digitale, un punto di riferimento delle piccole medie imprese. È invece diventata, come scrivono i giudici del tribunale di Milano, «uno strumento grazie al quale soggetti condannati per ’ndrangheta» hanno avuto libero accesso a prestiti garantiti dallo Stato che hanno superato con facilità «le maglie della normativa antiriciclaggio» grazie a relazioni «patologiche». L’obiettivo? L’aumento «del business, grazie a una prassi illecita, radicata e collaudata». Perché, si legge, come emerge «dalla attività investigativa è che in Banca Progetto vi è una sorta di cultura di impresa, cioè un insieme di regole, un modo di gestire e di condurre l’azienda […] che hanno di fatto favorito la perpetuazione degli illeciti». Non è un caso che in questi pochi anni di esistenza, Banca Progetto sia finita più volte nel mirino della Banca d’Italia e soprattutto dell’Uif, l’autorità nazionale con funzioni di contrasto del riciclaggio. D’altra parte, come hanno riportato gli ispettori in una delle numerose relazioni, «l’ispezionata non possiede filiali; pertanto, la distribuzione del prodotto cessione del quinto e dei finanziamenti alle Pmi è realizzata principalmente mediante una rete di vendita composta da circa 150 fra agenti in attività finanziaria e società di mediazione creditizia». Per di più è stato rilevato che su alcune società a cui erano concessi i prestiti non venivano aggiornati i dati oppure erano totalmente sbagliati o fuorvianti. I primi accertamenti risalgono al 2019, mentre le prime considerazioni sono del 2021 quando palazzo Koch conclude in una relazione «un giudizio parzialmente sfavorevole in ragione di un assetto organizzativo non idoneo a presidiare i rischi (di credito, operativi e di compliance) conseguenti alla repentina crescita degli attivi della banca, di debolezze nella filiera del credito e nei presidi in materia di Aml (antiriciclaggio)». Per questo nel marzo del 2023 erano partite le prime sanzioni pecuniarie chiedendo che venissero sanate le criticità interne. Secondo Bankitalia non sono state fatte, tanto che nemmeno 4 mesi fa è tornata a chiedere «con urgenza misure correttive nel comparto antiriciclaggio». Stando alle indagini, negli ultimi anni Banca Progetto avrebbe continuato così a finanziare affiliati delle cosche di ’ndrangheta, nello specifico la «locale» di Legnano-Lonate Pozzolo e quella di Vibo Valentia. «Secondo me, se Banca Progetto prendeva il mio nome e cognome, faceva una... diceva “lasciamo stare tutto”», spiegò in udienza lo scorso 14 marzo Maurizio Ponzoni, un imprenditore legnanese titolare di almeno 100 immobili in Lombardia, finito a processo dopo un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Milano degli scorsi anni. In pratica Ponzoni - con l’aiuto di alcuni complici come Enrico Barone - avrebbe utilizzato il denaro sporco per acquisire imprese in difficoltà economiche con l’intento di spolparle dopo aver chiesto assistenza e finanziamenti (10 milioni di euro anche con la garanzia dello Stato, approfittando delle norme di emergenza Covid) e poi portarle alla bancarotta. Prima della ’ndrangheta, Banca Progetto era finita in un’altra vicenda giudiziaria legata a riciclaggio e autoriciclaggio, questa volta legata alla Dolce Nannini di Siena, a cui nel luglio 2020 Banca Progetto ha concesso un mutuo garantito dal Fondo Pm di 495.000 euro. Il capitale dell’azienda dolciaria è interamente detenuto dalla holding Siena Spa, dove il socio di maggioranza è l’imprenditore kazako Igor Bidilo (80 per cento) e socio di minoranza Constantin Catalin Maxim (20 per cento). Bidilo non è un nome qualunque. È già stato coinvolto diversi anni fa in un’indagine della Procura di Siena per riciclaggio e intestazione fittizia di beni, in relazione ad alcune compravendite di quote societarie ed esercizi commerciali nella città toscana. Ora Bidilo si trova a processo in un’altra inchiesta giudiziaria della Procura di Siena denominata Hidden Partner, dove sono indagati a vario titolo per reati tributari, corruzione e autoriciclaggio.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.