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2025-06-10
Affari d’oro di avvocati, clan e caf grazie al traffico di clandestini
Sbarco di migranti (Ansa)
In cima alla piramide c’erano tre avvocati, ai piedi migliaia di migranti pronti a pagare fino a 10.000 euro per un sogno chiamato Italia. In mezzo c’era una rete criminale capillare che sfruttava i Click day per far entrare gli stranieri in modo irregolare. La Ferrari sequestrata a uno dei legali, una California pagata 167.000 euro, che sarebbe stata comprata coi proventi del traffico, è il simbolo di un sistema che, stando alla Procura di Napoli, avrebbe trasformato i Decreti flussi in una macchina milionaria. Ieri mattina gli investigatori della Squadra mobile hanno eseguito 45 misure cautelari: undici in carcere, 23 ai domiciliari (tra cui un poliziotto e una vigilessa) e undici obblighi di firma. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina pluriaggravata, estorsione con metodo mafioso, truffa e falso ideologico. L’indagine, ha spiegato il procuratore Nicola Gratteri, è partita dalle denunce spontanee di alcuni migranti truffati, i quali, una volta arrivati in Italia, scoprivano che il lavoro promesso non esisteva. «Per molti però», ha aggiunto Gratteri, «era sufficiente arrivare in Italia». Il motore dell’organizzazione erano i Caf, «lungi dall’esaminare la documentazione allegata alle istanze», si legge nell’ordinanza, «si sono attivamente impegnati in una spasmodica ricerca di potenziali fruitori dei loro servizi, che rappresentavano altrettante prospettive di enormi guadagni». Lì venivano preparate le pratiche, spesso tramite dati falsi o identità rubate. Il Click day, sistema informatico per prenotare l’ingresso legale dei lavoratori extracomunitari, diventava (proprio come un anno fa aveva denunciato Giorgia Meloni al procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo) una fiera dell’illecito, dove vinceva chi aveva il software più veloce. «Servivano computer potentissimi», ha affermato Gratteri. E la banda ne disponeva, con tanto di esperto informatico: un poliziotto, Mario Nippoli, 41 anni, in servizio al commissariato di Poggioreale, finito ai domiciliari. Nel 2023 sarebbero state presentate oltre 40.000 istanze da imprenditori campani. Ma il numero reale degli ingressi è ancora oggetto di indagine. La novità più allarmante dell’inchiesta riguarda il coinvolgimento del clan Fabbrocino, egemone tra San Giuseppe Vesuviano e Ottaviano. «Il clan», secondo il procuratore aggiunto Michele Del Prete, avrebbe partecipato «direttamente, oppure imponendo estorsioni ai Caf». Tre le associazioni a delinquere che sarebbero state guidate dagli avvocati Vincenzo Sangiovanni, di San Giuseppe Vesuviano (la Ferrari sequestrata era sua, mentre ai domiciliari è finita la sua compagna Melanie Seeber, della polizia municipale di Bolzano, che avrebbe sfruttato la sua posizione per reclutare nuovi clienti tra i migranti), Gaetano Cola, di San Giorgio a Cremano, e Aniello Annunziata, anche lui di San Giuseppe Vesuviano. I circuiti, secondo l’accusa, erano paralleli ma interconnessi, radicati nei comuni vesuviani, dove si concentra una fiorente comunità di stranieri provenienti dal Bangladesh. Gli imprenditori coinvolti (undici con obbligo di firma) avrebbero messo a disposizione le proprie aziende per creare fittizi contratti di lavoro. In cambio avrebbero ricevuto una percentuale o un compenso fisso. In alcuni casi, però, nemmeno sapevano di essere parte della truffa. A telefono Sangiovanni raccattava clienti: «Se hai bisogno di aziende io ti carico tutto e poi le mandiamo con Confagricoltura. Guarda, io mi metto a disposizione però incomincia a portare passaporti comincia a portare soldi». Uno dei poliziotti intercettati ha fornito agli inquirenti il peso del giro che era stato messo su da un collega, sovrintendente della polizia di Stato indicato da alcuni collaboratori di giustizia come un pubblico ufficiale che avrebbe «mercificato» la sua funzione a favore del clan Fabbrocino: «Ora con i flussi… con un avvocato hanno fatto 1.500.000 euro, con un avvocato di San Gennarello… è andata la camorra a fargli una estorsione». Stando all’ordinanza, «gli illeciti guadagni erano stati notati dalla criminalità organizzata». La royalty da pagare? 100.000 euro. I poliziotti avevano avvisato il collega: «Gli dissi “o fai la guardia o il camorrista, tutte e due le cose non le puoi fare più, altrimenti…”». E quando i commercialisti non mostravano troppa disponibilità sarebbero scattate le minacce. È l’avvocato Annunziata a raccontare a un amico come erano state messe a posto le cose: «Questa è l’ultima volta che veniamo con educazione… poi la prossima volta, dottore, veniamo in un’altra maniera». E poi c’erano gli intermediari stranieri. Il cui contributo al grande affare del Click day è ritenuto dagli inquirenti «rilevante»: avrebbero fatto «da raccordo con esponenti della loro comunità territoriale». Uno di questi, Tawhid Mohammed detto Kamal, è risultato in possesso di realtà aziendali da utilizzare per importare immigrati (gli investigatori hanno contato 358 richieste di assunzione partite dalle sue ditte). E sarebbe riuscito a portare avanti le sue attività nonostante fosse detenuto a Poggioreale. Di carcere si parla spesso durante le chiacchierate intercettate. Quando gli sgherri passavano all’incasso «per aiutare i parenti dei detenuti a Pasqua». Quando bisognava presentarsi: «Sono stato a Poggioreale, a Secondigliano e a Frosinone». E quando si aveva paura delle indagini. L’avvocato Sangiovanni è stato una Cassandra: «Una volta che mi hanno arrestato è finita la giostra». E così è andata davvero.
Lampedusa, 575 sbarcati in 48 ore
Ben 226 migranti sono sbarcati nel giro di un’ora a Lampedusa. Si è trattato di tre sbarchi diversi con barconi che avevano a bordo rispettivamente 70, 68 e 88 persone tra bengalesi, egiziani eritrei, iraniani, iracheni e siriani. In poco tempo, sono stati intercettati dalle motovedette della Guardia di finanza e della Guardia costiera. Una volta soccorsi hanno raccontato di essere salpati da Zawiya e Sabratha in Libia, sborsando una cifra che va dai 5.000 ai 7.000 dollari a testa per pagare l’intero viaggio dal loro Paese di origine.
I gruppi sono stati portati all’hotspot di contrada Imbriacola, dove al momento ci sono 468 migranti. Nella giornata di ieri è stato, poi, predisposto il trasferimento di 130 stranieri con il traghetto di linea che è giunto in serata a Porto Empedocle. Lunedì sono arrivati altri 349 migranti. Sempre nella giornata di lunedì una delegazione di parlamentari di Fratelli d’Italia è arrivata sull’isola di Lampedusa per fare il punto della situazione. Osservando i numeri degli sbarchi la situazione non sembra del tutto migliorata. Basta leggere i recenti dati forniti dall’Unhcr: nella settimana che va dal 2 all’8 giugno sulle coste italiane sono arrivati oltre 1.500 migranti, facendo registrare un incremento del 40% rispetto alla settimana precedente quando erano sbarcate oltre mille persone. Il 95% è partito dalla Libia. E ben il 52% dei migranti è sbarcato a Lampedusa.
Da domenica fino a ieri le navi Ong hanno portato in salvo oltre 600 migranti. Il 7 giugno era stato lanciato un allarme che ha poi consentito di intercettare 54 persone che si erano riparate su una piattaforma petrolifera abbandonata. Tra queste c’era anche una donna che aveva partorito il giorno prima. La neonata è stata trasportata in un borsone. C’era anche un’altra neonata di appena due settimane. Entrambe le mamme sono eritree. Secondo quanto è stato riferito dai portavoce della Croce Rossa, le giovani mamme sono giunte a Lampedusa molto provate ma le loro condizioni generali di salute erano buone. Mentre l’Astral trasportava questi migranti sull’isola, giungeva un altro sos da parte di Alarm Phone. Si trattava di un gommone sgonfio con molti migranti finiti in mare. Sono stati poi tutti soccorsi e portati in salvo. Sono giornate di emergenza sbarchi anche in Calabria. Dal fine settimana a oggi si sono susseguiti, in soli quattro giorni, sette sbarchi di migranti nei porti di Roccella Jonica e Reggio Calabria. Il bilancio è di oltre 500 migranti.
La Prefettura di Reggio Calabria ha fatto il punto della situazione: «Sebbene gli arrivi abbiano comportato un’intensa e complessa attività da parte di tutte le componenti del sistema d’accoglienza, le operazioni sono state svolte in un clima di massima collaborazione». Il prefetto di Reggio Calabria, Clara Vaccaro, ha rivolto un sentito ringraziamento ai sindaci di Reggio e di Roccella Jonica, alle forze dell’ordine e alle associazioni coinvolte. Ma ha anche lanciato un appello: «Atteso l’incremento del numero di sbarchi, il prefetto» -è scritto in una nota della Prefettura - «rivolge un ulteriore appello ai sindaci affinché sia fornito, con il consueto spirito di collaborazione, un supporto per la ricerca e individuazione di strutture idonee a realizzare Centri di accoglienza per stranieri, la cui gestione sarebbe affidata a soggetti selezionati dalla Prefettura». I numeri sembrano diminuiti rispetto al 2023, che è stato l’anno record, ma l’emergenza sbarchi rimane.
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Quarantacinque misure cautelari, di cui undici in carcere, nel Napoletano. La «cricca» chiedeva 10.000 euro per ogni straniero che entrava in Italia tramite assunzioni fittizie. Coinvolti anche imprenditori e un poliziotto.Ieri altri tre approdi nel giro di un’ora, lunedì otto. Malgrado la valutazione positiva da parte della delegazione di Fdi in visita a Lampedusa, le coste sono ancora prese d’assalto.Lo speciale contiene due articoliIn cima alla piramide c’erano tre avvocati, ai piedi migliaia di migranti pronti a pagare fino a 10.000 euro per un sogno chiamato Italia. In mezzo c’era una rete criminale capillare che sfruttava i Click day per far entrare gli stranieri in modo irregolare. La Ferrari sequestrata a uno dei legali, una California pagata 167.000 euro, che sarebbe stata comprata coi proventi del traffico, è il simbolo di un sistema che, stando alla Procura di Napoli, avrebbe trasformato i Decreti flussi in una macchina milionaria. Ieri mattina gli investigatori della Squadra mobile hanno eseguito 45 misure cautelari: undici in carcere, 23 ai domiciliari (tra cui un poliziotto e una vigilessa) e undici obblighi di firma. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina pluriaggravata, estorsione con metodo mafioso, truffa e falso ideologico. L’indagine, ha spiegato il procuratore Nicola Gratteri, è partita dalle denunce spontanee di alcuni migranti truffati, i quali, una volta arrivati in Italia, scoprivano che il lavoro promesso non esisteva. «Per molti però», ha aggiunto Gratteri, «era sufficiente arrivare in Italia». Il motore dell’organizzazione erano i Caf, «lungi dall’esaminare la documentazione allegata alle istanze», si legge nell’ordinanza, «si sono attivamente impegnati in una spasmodica ricerca di potenziali fruitori dei loro servizi, che rappresentavano altrettante prospettive di enormi guadagni». Lì venivano preparate le pratiche, spesso tramite dati falsi o identità rubate. Il Click day, sistema informatico per prenotare l’ingresso legale dei lavoratori extracomunitari, diventava (proprio come un anno fa aveva denunciato Giorgia Meloni al procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo) una fiera dell’illecito, dove vinceva chi aveva il software più veloce. «Servivano computer potentissimi», ha affermato Gratteri. E la banda ne disponeva, con tanto di esperto informatico: un poliziotto, Mario Nippoli, 41 anni, in servizio al commissariato di Poggioreale, finito ai domiciliari. Nel 2023 sarebbero state presentate oltre 40.000 istanze da imprenditori campani. Ma il numero reale degli ingressi è ancora oggetto di indagine. La novità più allarmante dell’inchiesta riguarda il coinvolgimento del clan Fabbrocino, egemone tra San Giuseppe Vesuviano e Ottaviano. «Il clan», secondo il procuratore aggiunto Michele Del Prete, avrebbe partecipato «direttamente, oppure imponendo estorsioni ai Caf». Tre le associazioni a delinquere che sarebbero state guidate dagli avvocati Vincenzo Sangiovanni, di San Giuseppe Vesuviano (la Ferrari sequestrata era sua, mentre ai domiciliari è finita la sua compagna Melanie Seeber, della polizia municipale di Bolzano, che avrebbe sfruttato la sua posizione per reclutare nuovi clienti tra i migranti), Gaetano Cola, di San Giorgio a Cremano, e Aniello Annunziata, anche lui di San Giuseppe Vesuviano. I circuiti, secondo l’accusa, erano paralleli ma interconnessi, radicati nei comuni vesuviani, dove si concentra una fiorente comunità di stranieri provenienti dal Bangladesh. Gli imprenditori coinvolti (undici con obbligo di firma) avrebbero messo a disposizione le proprie aziende per creare fittizi contratti di lavoro. In cambio avrebbero ricevuto una percentuale o un compenso fisso. In alcuni casi, però, nemmeno sapevano di essere parte della truffa. A telefono Sangiovanni raccattava clienti: «Se hai bisogno di aziende io ti carico tutto e poi le mandiamo con Confagricoltura. Guarda, io mi metto a disposizione però incomincia a portare passaporti comincia a portare soldi». Uno dei poliziotti intercettati ha fornito agli inquirenti il peso del giro che era stato messo su da un collega, sovrintendente della polizia di Stato indicato da alcuni collaboratori di giustizia come un pubblico ufficiale che avrebbe «mercificato» la sua funzione a favore del clan Fabbrocino: «Ora con i flussi… con un avvocato hanno fatto 1.500.000 euro, con un avvocato di San Gennarello… è andata la camorra a fargli una estorsione». Stando all’ordinanza, «gli illeciti guadagni erano stati notati dalla criminalità organizzata». La royalty da pagare? 100.000 euro. I poliziotti avevano avvisato il collega: «Gli dissi “o fai la guardia o il camorrista, tutte e due le cose non le puoi fare più, altrimenti…”». E quando i commercialisti non mostravano troppa disponibilità sarebbero scattate le minacce. È l’avvocato Annunziata a raccontare a un amico come erano state messe a posto le cose: «Questa è l’ultima volta che veniamo con educazione… poi la prossima volta, dottore, veniamo in un’altra maniera». E poi c’erano gli intermediari stranieri. Il cui contributo al grande affare del Click day è ritenuto dagli inquirenti «rilevante»: avrebbero fatto «da raccordo con esponenti della loro comunità territoriale». Uno di questi, Tawhid Mohammed detto Kamal, è risultato in possesso di realtà aziendali da utilizzare per importare immigrati (gli investigatori hanno contato 358 richieste di assunzione partite dalle sue ditte). E sarebbe riuscito a portare avanti le sue attività nonostante fosse detenuto a Poggioreale. Di carcere si parla spesso durante le chiacchierate intercettate. Quando gli sgherri passavano all’incasso «per aiutare i parenti dei detenuti a Pasqua». Quando bisognava presentarsi: «Sono stato a Poggioreale, a Secondigliano e a Frosinone». E quando si aveva paura delle indagini. L’avvocato Sangiovanni è stato una Cassandra: «Una volta che mi hanno arrestato è finita la giostra». E così è andata davvero.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/avvocati-clan-caf-traffico-clandestini-2672345113.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lampedusa-575-sbarcati-in-48-ore" data-post-id="2672345113" data-published-at="1749595991" data-use-pagination="False"> Lampedusa, 575 sbarcati in 48 ore Ben 226 migranti sono sbarcati nel giro di un’ora a Lampedusa. Si è trattato di tre sbarchi diversi con barconi che avevano a bordo rispettivamente 70, 68 e 88 persone tra bengalesi, egiziani eritrei, iraniani, iracheni e siriani. In poco tempo, sono stati intercettati dalle motovedette della Guardia di finanza e della Guardia costiera. Una volta soccorsi hanno raccontato di essere salpati da Zawiya e Sabratha in Libia, sborsando una cifra che va dai 5.000 ai 7.000 dollari a testa per pagare l’intero viaggio dal loro Paese di origine.I gruppi sono stati portati all’hotspot di contrada Imbriacola, dove al momento ci sono 468 migranti. Nella giornata di ieri è stato, poi, predisposto il trasferimento di 130 stranieri con il traghetto di linea che è giunto in serata a Porto Empedocle. Lunedì sono arrivati altri 349 migranti. Sempre nella giornata di lunedì una delegazione di parlamentari di Fratelli d’Italia è arrivata sull’isola di Lampedusa per fare il punto della situazione. Osservando i numeri degli sbarchi la situazione non sembra del tutto migliorata. Basta leggere i recenti dati forniti dall’Unhcr: nella settimana che va dal 2 all’8 giugno sulle coste italiane sono arrivati oltre 1.500 migranti, facendo registrare un incremento del 40% rispetto alla settimana precedente quando erano sbarcate oltre mille persone. Il 95% è partito dalla Libia. E ben il 52% dei migranti è sbarcato a Lampedusa.Da domenica fino a ieri le navi Ong hanno portato in salvo oltre 600 migranti. Il 7 giugno era stato lanciato un allarme che ha poi consentito di intercettare 54 persone che si erano riparate su una piattaforma petrolifera abbandonata. Tra queste c’era anche una donna che aveva partorito il giorno prima. La neonata è stata trasportata in un borsone. C’era anche un’altra neonata di appena due settimane. Entrambe le mamme sono eritree. Secondo quanto è stato riferito dai portavoce della Croce Rossa, le giovani mamme sono giunte a Lampedusa molto provate ma le loro condizioni generali di salute erano buone. Mentre l’Astral trasportava questi migranti sull’isola, giungeva un altro sos da parte di Alarm Phone. Si trattava di un gommone sgonfio con molti migranti finiti in mare. Sono stati poi tutti soccorsi e portati in salvo. Sono giornate di emergenza sbarchi anche in Calabria. Dal fine settimana a oggi si sono susseguiti, in soli quattro giorni, sette sbarchi di migranti nei porti di Roccella Jonica e Reggio Calabria. Il bilancio è di oltre 500 migranti.La Prefettura di Reggio Calabria ha fatto il punto della situazione: «Sebbene gli arrivi abbiano comportato un’intensa e complessa attività da parte di tutte le componenti del sistema d’accoglienza, le operazioni sono state svolte in un clima di massima collaborazione». Il prefetto di Reggio Calabria, Clara Vaccaro, ha rivolto un sentito ringraziamento ai sindaci di Reggio e di Roccella Jonica, alle forze dell’ordine e alle associazioni coinvolte. Ma ha anche lanciato un appello: «Atteso l’incremento del numero di sbarchi, il prefetto» -è scritto in una nota della Prefettura - «rivolge un ulteriore appello ai sindaci affinché sia fornito, con il consueto spirito di collaborazione, un supporto per la ricerca e individuazione di strutture idonee a realizzare Centri di accoglienza per stranieri, la cui gestione sarebbe affidata a soggetti selezionati dalla Prefettura». I numeri sembrano diminuiti rispetto al 2023, che è stato l’anno record, ma l’emergenza sbarchi rimane.
La risposta alla scoppiettante Atreju è stata una grigia assemblea piddina
Il tema di quest’anno, Angeli e Demoni, ha guidato il percorso visivo e narrativo dell’evento. Il manifesto ufficiale, firmato dal torinese Antonio Lapone, omaggia la Torino magica ed esoterica e il fumetto franco-belga. Nel visual, una cosplayer attraversa il confine tra luce e oscurità, tra bene e male, tra simboli antichi e cultura pop moderna, sfogliando un fumetto da cui si sprigiona luce bianca: un ponte tra tradizione e innovazione, tra arte e narrazione.
Fumettisti e illustratori sono stati il cuore pulsante dell’Oval: oltre 40 autori, tra cui il cinese Liang Azha e Lorenzo Pastrovicchio della scuderia Disney, hanno accolto il pubblico tra sketch e disegni personalizzati, conferenze e presentazioni. Primo Nero, fenomeno virale del web con oltre 400.000 follower, ha presentato il suo debutto editoriale con L’Inkredibile Primo Nero Show, mentre Sbam! e altre case editrici hanno ospitato esposizioni, reading e performance di autori come Giorgio Sommacal, Claudio Taurisano e Vince Ricotta, che ha anche suonato dal vivo.
Il cosplay ha confermato la sua centralità: più di 120 partecipanti si sono sfidati nella tappa italiana del Nordic Cosplay Championship, con Carlo Visintini vincitore e qualificato per la finale in Svezia. Parallelamente, il propmaking ha permesso di scoprire il lavoro artigianale dietro armi, elmi e oggetti scenici, rivelando la complessità della costruzione dei personaggi.
La musica ha attraversato generazioni e stili. La Battle of the Bands ha offerto uno spazio alle band emergenti, mentre le icone delle sigle tv, Giorgio Vanni e Cristina D’Avena, hanno trasformato l’Oval in un grande palco popolare, richiamando migliaia di fan. Non è mancato il K-pop, con workshop, esibizioni e karaoke coreano, che ha coinvolto i più giovani in una dimensione interattiva e partecipativa. La manifestazione ha integrato anche dimensioni educative e culturali. Il Dipartimento di Matematica dell’Università di Torino ha esplorato il ruolo della matematica nei fumetti, mostrando come concetti scientifici possano dialogare con la narrazione visiva. Lo chef Carlo Mele, alias Ojisan, ha illustrato la relazione tra cibo e animazione giapponese, trasformando piatti iconici degli anime in esperienze reali. Il pubblico ha potuto immergersi nella magia del Villaggio di Natale, quest’anno allestito nella Casa del Grinch, tra laboratori creativi, truccabimbi e la Christmas Elf Dance, mentre l’area games e l’area videogames hanno offerto tornei, postazioni libere e spazi dedicati a giochi indipendenti, modellismo e miniature, garantendo una partecipazione attiva e immersiva a tutte le età.
Con 28.000 visitatori in due giorni, Xmas Comics & Games conferma la propria crescita come festival della cultura pop, capace di unire creatività, spettacolo e narrazione, senza dimenticare la componente sociale e educativa. Tra fumetti, cosplay, musica e gioco, Torino è diventata il punto d’incontro per chi vuole vivere in prima persona il racconto pop contemporaneo, dove ogni linguaggio si intreccia e dialoga con gli altri, trasformando la fiera in una grande esperienza culturale condivisa.
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i,Hamza Abdi Barre (Getty Images)
La Somalia è intrappolata in una spirale di instabilità sempre più profonda: un’insurrezione jihadista in crescita, un apparato di sicurezza inefficiente, una leadership politica divisa e la competizione tra potenze vicine che alimenta rivalità interne. Il controllo effettivo del governo federale si riduce ormai alla capitale e a poche località satelliti, una sorta di isola amministrativa circondata da gruppi armati e clan in competizione. L’esercito nazionale, logorato, frammentato e privo di una catena di comando solida, non è in grado di garantire la sicurezza nemmeno sulle principali rotte commerciali che costeggiano il Paese. In queste condizioni, il collasso dell’autorità centrale e la caduta di Mogadiscio nelle mani di gruppi ostili rappresentano scenari sempre meno remoti, con ripercussioni dirette sulla navigazione internazionale e sulla sicurezza regionale.
La pirateria somala, un tempo contenuta da pattugliamenti congiunti e operazioni navali multilaterali, è oggi alimentata anche dal radicamento di milizie jihadiste che controllano vaste aree dell’entroterra. Questi gruppi, dopo anni di scontri contro il governo federale e di brevi avanzate respinte con l’aiuto delle forze speciali straniere, hanno recuperato terreno e consolidato le proprie basi logistiche proprio lungo i corridoi costieri. Da qui hanno intensificato sequestri, assalti e sabotaggi, colpendo infrastrutture critiche e perfino centri governativi di intelligence. L’attacco del 2025 contro una sede dei servizi somali, che portò alla liberazione di decine di detenuti, diede il segnale dell’audacia crescente di questi movimenti.
Le debolezze dell’apparato statale restano uno dei fattori decisivi. Nonostante due decenni di aiuti, investimenti e programmi di addestramento militare, le forze somale non riescono a condurre operazioni continuative contro reti criminali e gruppi jihadisti. Il consumo interno di risorse, la corruzione diffusa, i legami di fedeltà clanici e la dipendenza dall’Agenzia dell’Unione africana per il supporto alla sicurezza hanno sgretolato ogni tentativo di riforma. Nel frattempo, l’interferenza politica nella gestione della missione internazionale ha sfiancato i donatori, ridotto il coordinamento e lasciato presagire un imminente disimpegno. A questo si aggiungono le tensioni istituzionali: modifiche costituzionali controverse, una mappa federale contestata e tentativi percepiti come manovre per prolungare la permanenza al potere della leadership attuale hanno spaccato la classe politica e paralizzato qualsiasi risposta comune alla minaccia emergente. Mentre i vertici si dividono, le bande armate osservano, consolidano il controllo del territorio e preparano nuovi colpi contro la navigazione e le città costiere. Sul piano internazionale cresce il numero di governi che, temendo un collasso definitivo del sistema federale, sondano discretamente la possibilità di una trattativa con i gruppi armati. Ma l’ipotesi di una Mogadiscio conquistata da milizie che già controllano ampie aree della costa solleva timori concreti: un ritorno alla pirateria sistemica, attacchi oltre confine e una spirale di conflitti locali che coinvolgerebbe l’intero Corno d’Africa.
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Il presidente eletto del Cile José Antonio Kast e sua moglie Maria Pia Adriasola (Ansa)
Un elemento significativo di queste elezioni presidenziali è stata l’elevata affluenza alle urne, che si è rivelata in aumento del 38% rispetto al 2021. Quelle di ieri sono infatti state le prime elezioni tenute dopo che, nel 2022, è stato introdotto il voto obbligatorio. La vittoria di Kast ha fatto da contraltare alla crisi della sinistra cilena. Il presidente uscente, Gabriel Boric, aveva vinto quattro anni fa, facendo leva soprattutto sull’impopolarità dell’amministrazione di centrodestra, guidata da Sebastián Piñera. Tuttavia, a partire dal 2023, gli indici di gradimento di Boric sono iniziati a crollare. E questo ha danneggiato senza dubbio la Jara, che è stata ministro del Lavoro fino allo scorso aprile. Certo, Kast si accinge a governare a fronte di un Congresso diviso: il che potrebbe rappresentare un problema per alcune delle sue proposte più incisive. Resta tuttavia il fatto che la sua vittoria ha avuto dei numeri assai significativi.
«La vittoria di Kast in Cile segue una serie di elezioni in America Latina che negli ultimi anni hanno spostato la regione verso destra, tra cui quelle in Argentina, Ecuador, Costa Rica ed El Salvador», ha riferito la Bbc. Lo spostamento a destra dell’America Latina è una buona notizia per la Casa Bianca. Ricordiamo che, alcuni giorni fa, Washington a pubblicato la sua nuova strategia di sicurezza nazionale: un documento alla cui base si registra il rilancio della Dottrina Monroe. Per Trump, l’obiettivo, da questo punto di vista, è duplice. Innanzitutto, punta a contrastare il fenomeno dell’immigrazione irregolare. In secondo luogo, mira ad arginare l’influenza geopolitica della Cina sull’Emisfero occidentale. Vale a tal proposito la pena di ricordare che Boric, negli ultimi anni, ha notevolmente avvicinato Santiago a Pechino. Una linea che, di certo, a Washington non è stata apprezzata.
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