2023-05-07
Autobomba contro scrittore filo Putin. L’arrestato confessa: ordine di Kiev
L’attentato a Zakhar Prilepin, rimasto ferito, è stato rivendicato dai partigiani della Crimea. L’esecutore: «Agito per conto dei servizi ucraini». Ma gli invasi negano. E accusano: «Mosca usa armi al fosforo a Bakhmut».Tra le accuse di Mosca e le smentite di Kiev di un coinvolgimento nell’attentato che ieri ha ferito gravemente lo scrittore nazionalista russo Zakhar Prilepin, è arrivata a poche ore di distanza, attraverso un post su Telegram, la rivendicazione da parte del gruppo Atesh, un movimento di partigiani nato lo scorso settembre in Crimea formato da ucraini e tatari. Lo scrittore, politico e giornalista, che in passato ha combattuto la guerra in Cecenia nelle fila delle unità speciali antiterrorismo della polizia russa e che ora, oltre a guidare uno dei partiti più vicini a Vladimir Putin, «Una Russia giusta - Per la verità», è arruolato nella Guardia nazionale, è stato fatto saltare in aria mentre viaggiava a bordo di un’Audi Q7 nei pressi di Nizhny Novgorod, città nel distretto di Bor distante circa 400 chilometri a est da Mosca. Prilepin - come riportato dal canale di informazione filogovernativa Mash - si trova ricoverato in gravissime condizioni all’ospedale di Semashko, mentre il suo autista è morto sul colpo. Le prime ricostruzioni delle autorità giudiziarie russe raccontano di un ordigno a base di trinitrotoluene di circa due chilogrammi piazzato sotto l’automobile da un uomo sui 30 anni, avvistato nei giorni precedenti a Pionerskoye, la piccola località nel distretto di Vyborgsky in cui vive Prilepin, e fermato come sospettato dell’attentato. L’uomo, secondo quanto riferito dal Comitato investigativo russo citato dalla Tass, avrebbe già confessato di aver azionato la bomba a distanza «su istruzione dei servizi segreti ucraini».Un altro episodio, dopo l’attacco con i droni sul Cremlino di qualche giorno fa, che inasprisce ancor di più la tensione. Da Mosca non hanno dubbi su chi abbia organizzato l’attentato. «Il fatto si è avverato: Washington e la Nato hanno alimentato un’altra cellula terroristica internazionale: il regime di Kiev» ha tuonato su Telegram la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. Sull’accaduto non poteva poi mancare la reazione a caldo del vicepresidente del Consiglio di sicurezza, Dmitrij Medvedev, che ha definito l’attentato un «vile attacco operato dagli estremisti nazisti ucraini». L’ex presidente russo ha poi rincarato la dose aggiungendo: «Stiamo combattendo contro un nemico codardo, che cerca di intimidirci. Sceglie come obiettivo gli autentici patrioti del nostro Paese. Questi crimini non resteranno impuniti. Non vanno in prescrizione. Le persone che li hanno commessi, così come i loro patrocinatori ideologici, non potranno evitare il castigo». Molto più cauto, invece, è stato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, che si è limitato a dire come «sia ancora prematuro capire chi ci sia dietro l’attentato». Da Kiev, tuttavia, respingono al mittente ogni tipo di accusa. A parlare è stato Mykhailo Podolyak, uno dei consiglieri del presidente Volodymyr Zelensky, secondo cui a far esplodere l’auto su cui viaggiava Prilepin sarebbero stati proprio i russi. Tra un’accusa e l’altra, quel che è certo, finora, è che a differenza dei precedenti due attentati che avevano coinvolto e ucciso due russi schierati a favore della guerra, la figlia dell’ideologo nazionalista, Darya Dugina lo scorso agosto e il blogger militare Vladlen Tatasrky il 2 aprile, in questo caso siamo in presenza di una rivendicazione. E a proposito di questi due precedenti e di accuse e smentite relative al caso Prilepin, va anche riportata la posizione dell’ex deputato della Duma, Ilya Ponomarev, uno degli oppositori di Putin, che attraverso quanto scritto sul canale Telegram Sota ha fatto sapere che l’autobomba è stata opera dell’Esercito nazionale repubblicano, un gruppo che aveva in passato rivendicato gli attentati a Dugina e Tatarsky, senza trovare però mai un riscontro ufficiale.E non è un caso che all’interno del territorio russo si sia innalzato il livello di preoccupazione e di percezione del pericolo di nuovi attacchi, al punto che per l’imminente giornata del 9 maggio, quando si celebrerà la vittoria sul nazismo, sono state annullate le parate militari in sei regioni, in Crimea e in altre 21 città per garantire la sicurezza pubblica. Lo ha rivelato l’intelligence della Gran Bretagna, secondo cui «la tempistica dell’attacco del drone al Cremlino a pochi giorni di distanza dal 9 maggio mostra la crescente vulnerabilità della Russia a tali attacchi e ha quasi certamente aumentato la percezione della minaccia da parte della leadership russa». Nel frattempo, mentre Putin tarda a recapitare una risposta al Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, in merito al prolungamento di un accordo sull’esportazione del grano, sul campo si continua a combattere. Il teatro principale di queste ultime ore torna a essere il fronte di Bakhmut, dove l’Ucraina ha denunciato l’uso di munizioni al fosforo da parte delle forze russe. «Il nemico ha usato munizioni al fosforo e incendiarie a Bakhmut nel tentativo di cancellare la città dalla faccia della Terra» si legge nella nota dell’ufficio stampa delle Forze speciali ucraine. Sempre a Bakhmut, fa sapere Kiev, sono stati distrutti i depositi di armi del gruppo Wagner, con il capo dei mercenari, Yevgeny Prigozhin, che si è rivolto con un videomessaggio choc al ministro della Difesa russo Sergej Shoigu e al capo di Stato maggiore Valerij Gerasimov, in cui mostra le decine di cadaveri dei suoi soldati e chiede entro il 10 maggio l’avvicendamento nella zona con le truppe cecene guidate da Ramzan Kadyrov. «Sto già contattando i suoi rappresentanti per iniziare immediatamente il trasferimento delle posizioni» - ha fatto sapere Prigozhin - «in modo che il 10 maggio alle 00:00, esattamente nel momento in cui, secondo i nostri calcoli, esauriremo completamente il nostro potenziale di combattimento, i nostri compagni prenderanno il nostro posto e continueranno l’assalto al villaggio di Bakhmut». In Crimea, invece, ci sono state numerose esplosioni, mentre un missile ucraino Grom-2 è stato abbattuto dalla difesa russa.
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