Con i rinnovi di commercio, turismo e alimentare incrementi fino a 280 euro al mese. Luigi Sbarra (Cisl): recuperiamo potere d’acquisto.
Con i rinnovi di commercio, turismo e alimentare incrementi fino a 280 euro al mese. Luigi Sbarra (Cisl): recuperiamo potere d’acquisto.Un anno fa, più o meno di questo periodo, divampava la polemica sul salario minimo, con l’Italia che per l’ennesima volta si era divisa in due. Da una parte le opposizioni con il Pd e i Cinque Stelle in testa e la Cgil al loro fianco che ne facevano una questione di vita o di morte: senza la paga oraria minima a 9 euro siamo spacciati. E dall’altra la maggioranza in trincea: studieremo la soluzione migliore per aumentare le retribuzioni che oggettivamente, vista anche l’impennata dell’inflazione, languono. A circa 12 mesi di distanza il salario minimo è stato messo da parte e possiamo essere tutti d’accordo nell’evidenziare l’importanza di un dato che segna una svolta significativa: nel 2024 c’è stata un’impennata nei rinnovi dei contratti, non tanto rispetto al numero degli accordi chiusi nel 2023, quanto nel confronto sui lavoratori coinvolti. I rinnovi riguardavano poco più di quattro milioni di persone 12 mesi fa, mentre hanno migliorato le retribuzioni di 5,6 milioni di addetti in meno di 6 mesi del nuovo anno. Insomma, quasi 6 milioni di persone, hanno già goduto di un incremento significativo delle loro buste paga. E considerando che nella seconda parte del 2024 sono in ballo i rinnovi di settori «pesanti» che partono dai metalmeccanici e arrivano fino a telecomunicazioni, tessile-abbigliamento-moda, edilizia, logistica-trasporto, merci e spedizioni, ci si potrebbe anche lanciare in una previsione ottimistica che vede l’aumento degli stipendi per altri 2,5 milioni di lavoratori. In totale sarebbero 8 milioni di buste paga più ricche in un anno. Non vuol certo dire che tutti i problemi dei bassi salari italiani sono stati risolti, ma che una rigenerante boccata d’ossigeno è arrivata, quello sì. «Sta emergendo», evidenzia il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra alla Verità, «un quadro che conferma la bontà della capacità di risposta del nostro sistema contrattuale al recupero del potere di acquisto delle retribuzioni, una risposta che ha evitato di alimentare una spirale inflazionistica che sarebbe stata un ulteriore grave danno per i lavoratori e le famiglie».Nell’elenco degli accordi portati a termina risalta il rinnovo del «Terziario distribuzione servizi» (il commercio) che garantisce un aumento di 240 euro sui minimi tabellari e una una tantum da 350 euro. Vuol dire che, ragionando sul lordo, ogni mese i circa 2,5 milioni di addetti del settore vedranno un aumento in busta paga di 240 euro. Poco di più rispetto ai 200 euro del milione di impiegati nei pubblici esercizi, ristorazione e turismo. Arriva invece a 215 euro l’incremento per i 600.000 lavoratori degli studi professionali (una tantum da 400 euro), a 280 euro quello di chi è impegnato nell’industria alimentare (parliamo di 400.000 persone) e a 183 euro le revisione dei minimi tabellari per il settore acconciatura, estetica e artigianato. Impegna 130.000 dipendenti.«I rinnovi contrattuali», continua Sbarra, «nella prima parte dell’anno hanno interessato oltre 5,6 milioni di lavoratori. Bisogna continuare su questa strada, aumentando e migliorando la produttività ed accelerando tutti i rinnovi contrattuali sia privati, sia del pubblico impiego, della scuola e degli altri comparti pubblici, in modo da avere già quest’anno un sostanziale recupero del potere di acquisto derivante da un lato dall’effetto combinato della riduzione del cuneo fiscale per i redditi medio bassi sotto i 35.000 euro e dall’altro da una crescita dei salari nominali, accompagnata dai dati tendenziali positivi del mercato del lavoro che faranno registrare un aumento della capacità di spesa delle famiglie. Questo anche grazie alla pressione ed alla interlocuzione che, come Cisl, abbiamo esercitato nei confronti del governo in questi anni».È di ieri infatti un altra notizia positiva. L’Istat ha comunicato i dati sull’Ipca (inflazione al netto dei beni energetici), l’indice che viene preso in considerazione per i contratti. Il dato definitivo del 2023 arriva al 6,9%, per cui ieri hanno brindato i metalmeccanici che si troveranno nella busta paga di giugno 137,5 euro in più. L’aumento scatta in automatico sulla base della clausola di salvaguardia prevista nel contratto che è in scadenza il prossimo 30 giugno. Le previsioni Ipca per il 2024 invece sono passate dal 2,9% all’1,9%. «I dati previsionali dell’indice Ipca sono una buona notizia», spiega ancora il segretario della Cisl, «perché hanno confermato un progressivo rientro dell’inflazione ed un livello fisiologico al 2% per i prossimi anni. L’adeguamento dei salari rispetto all’inflazione sta avvenendo gradualmente in questi ultimi mesi e dovremmo avere un sostanziale recupero e allineamento nella seconda parte del 2024 anche grazie ai numerosi prossimi rinnovi». Così oggi si può dire che se lo scorso anno la maggior parte dei lavoratori si trovava con un contratto non rinnovato, a metà 2024 il rapporto si è praticamente invertito. È una buona notizia e almeno su questo potremmo essere tutti d’accordo.
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