Sì del Senato al decreto che elimina le causali per i rinnovi dei contratti a termine e aiuta la somministrazione, Proroga dello smart working per alcune tipologie di dipendenti. Novità anche per l’assegno di inclusione.Dopo lo scontro di due giorni fa in commissione Bilancio, ieri con 96 sì, 55 contrari 55 e 10 astensioni, il Senato ha dato via libera al decreto lavoro, approvato dal governo il primo maggio scorso. Nella dichiarazione di voto i gruppi Azione - Italia viva e Autonomie hanno reso nota la scelta dell’astensione. In aula era presente anche la ministra del Lavoro Elvira Calderone. Il provvedimento passerà dunque ora all’esame della Camera. Il termine per la conversione è il 3 luglio. Diversi gli emendamenti a cui è stato dato il via libera tra gli oltre 400 presentati. In primis, con un emendamento approvato dall’Aula del Senato è arrivata la proroga al 30 settembre 2023 dello smart working per i lavoratori dipendenti pubblici e privati affetti da quelle patologie e quelle condizioni individuate dal decreto del ministro della Salute 4 febbraio 2022, in scadenza al 30 giugno 2023.Questa proroga si affianca alla conferma fino al 31 dicembre 2023 dello smart working per i soggetti fragili e i lavoratori con figli con meno di 14 anni del settore privato approvata dalla commissione Affari sociali.Novità poi per la scala di equivalenza dell’assegno di inclusione. Ora, il parametro della scala di equivalenza corrispondente a una base di garanzia di inclusione per le fragilità che caratterizzano il nucleo, è pari a 1 e può crescere fino a un massimo totale di 2,2, ulteriormente aumentato a 2,3 in presenza di componenti in condizione di disabilità grave o in condizione di non autosufficienza. Può inoltre essere aumentata di 0,4 punti per ciascun altro componente con età pari o superiore a 60 anni o oer un componente maggiorenne con carichi di cura. Inoltre si può aggiungere un valore di 0,15 per ciascun minore di età, fino a due anni e di 0,10 per ogni ulteriore minore di età superiore ai 24 mesi di vita. Via anche a un emendamento secondo cui, nell’ambito dei percorsi personalizzati per i beneficiari dell’assegno di inclusione può essere previsto l’impegno alla partecipazione a progetti utili alla collettività attraverso amministrazioni convenzionate con i Comuni in ambito culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e di tutela dei beni comuni. Le novità approvate dal Senato vanno ad aggiungersi alle modifiche apportate al testo iniziale del decreto-legge dalla commissione Affari sociali. Tra queste ci sono le novità legate ai contratti a tempo determinato della durata di 12 mesi. D’ora in poi, oltre alle proroghe, anche i rinnovi possono avvenire senza causali. Ai fini del computo del termine dei 12 mesi bisogna tenere in considerazione solo i contratti nati a partire dal 5 maggio 2023.Per quanto riguarda i contratti di somministrazione di lavoro a tempo determinato o indeterminato, ora è possibile consentire ai lavoratori autonomi di ricostruire la posizione contributiva dopo lo stralcio delle cartelle fino a 1.000 euro.Circa l’assegno di inclusione, poi, ora è previsto che, per i nuclei familiari in cui sono presenti figli con età minore di 14 anni, anche qualora i genitori siano legalmente separati, l’offerta vada accettata se il luogo di lavoro non supera la distanza di 80 chilometri dal domicilio di chi riceve l’assegno o nel caso in cui sia raggiungibile entro due ore con i mezzi di trasporto pubblico.In più, per le donne vittime di violenze, ora è permesso costituire nucleo familiare indipendente da quello del marito anche ai fini Isee per l’accesso all’assegno di inclusione. Queste donne potranno anche avvalersi di percorsi di inclusione personalizzati.In arrivo, poi, anche la detassazione del lavoro notturno e festivo per i lavoratori di strutture turistico-alberghiere. In particolare, la norma stabilisce che le maggiorazioni per i dipendenti delle imprese alberghiere per le ore di lavoro effettivamente prestate in orario notturno e nelle festività sono soggette ad un’imposta sostitutiva di quella sul reddito delle persone fisiche e delle addizionali regionali e comunali con l’aliquota del 5%. La novità si applica a favore di professionisti dipendenti con un reddito non superiore a 50.000 euro nell’anno precedente.Luce verde anche per un emendamento che aumenta di 5 milioni per il 2023 la dotazione del fondo di sostegno per le famiglie delle vittime di gravi infortuni sul lavoro.Tra le novità in arrivo si è anche deciso che la convocazione dei beneficiari attivabili al lavoro, oltre che di coloro che chiedono di aderire alla misura e dei relativi nuclei beneficiari può essere effettuata tramite la piattaforma presente all’interno del Siisl (Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa), in parole povere con altri mezzi digitali come messaggistica telefonica o posta elettronica, utilizzando i contatti a tale fini forniti dai beneficiari, secondo modalità definite con accordo in sede di Conferenza unificata.Sembra dunque che il decreto lavoro stia andando nell’ottica di una ulteriore flessibilità e deve essere probabilmente anche per questo che l’approvazione in Senato è stata caratterizzata da uno scontro tra maggioranza e opposizione, poi risoltosi dopo una lunga giornata di trattative.
Massimo Doris (Imagoeconomica)
Secondo la sinistra, Tajani sarebbe contrario alla tassa sulle banche perché Fininvest detiene il 30% del capitale della società. Ma Doris attacca: «Le critiche? Ridicole». Intanto l’utile netto cresce dell’8% nei primi nove mesi, si va verso un 2025 da record.
Nessun cortocircuito tra Forza Italia e Banca Mediolanum a proposito della tassa sugli extraprofitti. Massimo Doris, amministratore delegato del gruppo, coglie l’occasione dei conti al 30 settembre per fare chiarezza. «Le critiche sono ridicole», dice, parlando più ai mercati che alla politica. Seguendo l’esempio del padre Ennio si tiene lontano dal teatrino romano. Spiega: «L’anno scorso abbiamo pagato circa 740 milioni di dividendi complessivi, e Fininvest ha portato a casa quasi 240 milioni. Forza Italia terrebbe in piedi la polemica solo per evitare che la famiglia Berlusconi incassi qualche milione in meno? Ho qualche dubbio».
Giovanni Pitruzzella (Ansa)
Il giudice della Consulta Giovanni Pitruzzella: «Non c’è un popolo europeo: la politica democratica resta ancorata alla dimensione nazionale. L’Unione deve prendere sul serio i problemi urgenti, anche quando urtano il pensiero dominante».
Due anni fa il professor Giovanni Pitruzzella, già presidente dell’Autorià garante della concorrenza e del mercato e membro della Corte di giustizia dell’Unione europea, è stato designato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica. Ha accettato questo lungo colloquio con La Verità a margine di una lezione tenuta al convegno annuale dell’Associazione italiana dei costituzionalisti, dal titolo «Il problema della democrazia europea».
Ansa
Maurizio Marrone, assessore alla casa della Regione Piemonte in quota Fdi, ricorda che esiste una legge a tutela degli italiani nei bandi. Ma Avs la vuole disapplicare.
In Italia non è possibile dare più case agli italiani. Non appena qualcuno prova a farlo, subito si scatena una opposizione feroce, politici, avvocati, attivisti e media si mobilitano gridando alla discriminazione. Decisamente emblematico quello che sta avvenendo in Piemonte in queste ore. Una donna algerina sposata con un italiano si è vista negare una casa popolare perché non ha un lavoro regolare. Supportata dall’Asgi, associazione di avvocati di area sorosiana sempre in prima fila nelle battaglie pro immigrazione, la donna si è rivolta al tribunale di Torino che la ha dato ragione disapplicando la legge e ridandole la casa. Ora la palla passa alla Corte costituzionale, che dovrà decidere sulla legittimità delle norme abitative piemontesi.
Henry Winkler (Getty Images)
In onda dal 9 novembre su History Channel, la serie condotta da Henry Winkler riscopre con ironia le stranezze e gli errori del passato: giochi pericolosi, pubblicità assurde e invenzioni folli che mostrano quanto poco, in fondo, l’uomo sia cambiato.
Il tono è lontano da quello accademico che, di norma, definisce il documentario. Non perché manchi una parte di divulgazione o il tentativo di informare chi stia seduto a guardare, ma perché Una storia pericolosa (in onda dalle 21.30 di domenica 9 novembre su History Channel, ai canali 118 e 409 di Sky) riesce a trovare una sua leggerezza: un'ironia sottile, che permetta di guardare al passato senza eccessivo spirito critico, solo con lo sguardo e il disincanto di chi, oggi, abbia consapevolezze che all'epoca non potevano esistere.






