2025-02-08
L’attore trans anti islam costretto ad autocensurarsi: «Adesso taccio»
Karla Sofia Gascón (Ansa)
Karla Sofia Gascón, acclamato protagonista del film in odore di Oscar «Emilia Pèrez», si impone il bavaglio dopo le critiche per i suoi vecchi post contro l’immigrazione musulmana: «Mi scuso, farò parlare la pellicola».C’era una volta la celebratissima «prima attrice trans» candidata agli Oscar, ma ora - ancor prima della notte di consegna delle ambite statuette - c’è solo una persona pentita delle proprie esternazioni passate. La parabola di Karla Sofia Gascón, 52 anni, protagonista di Emilia Pèrez, sembra essersi consumata anzitempo, dopo che colui che pareva sul punto di divenire il primo interprete transessuale a vincere l’Oscar come protagonista femminile d’una pellicola si è schiantato sul muro del politicamente corretto. A fermare bruscamente l’ascesa di Gascón, come noto, è stata la riesumazione dalle nebbie del Web, per mano della giornalista canadese Sarah Hagi, di tutta una serie di suoi tweet di quattro, cinque anni fa in forte odore di «islamofobia». In effetti, quelli riportati alla luce sono post che vanno dalle preoccupazioni per la forte presenza di musulmani in Spagna («il prossimo anno invece dell’inglese dovremo insegnare l’arabo») a critiche pesanti verso l’islam («non rispetta i diritti internazionali») a veri e propri sfoghi contro le grandi religioni: «Sono così stufa di tutta questa merda, dell’islam, del cristianesimo, del cattolicesimo e di tutte le f*****e credenze degli idioti che violano i diritti umani». Dulcis in fundo, sono stati rintracciati anche tweet non troppo teneri verso George Floyd, l’afroamericano la cui morte ha dato il la al movimento Black lives matters ed invece bollato come «truffatore tossicodipendente».Una volta emersi questi esplosivi post, su Gascón si è abbattuta una tempesta mediatica che ha spinto l’aspirante Oscar a rilasciare un’intervista alla Cnn en Español praticamente in lacrime: «Credo di essere stata giudicata, condannata, sacrificata, crocifissa e lapidata senza un processo e senza la possibilità di difendermi». Nel fare tali dichiarazioni, il protagonista di Emilia Pèrez si è ovviamente scusato, ma è servito a poco. Netflix ha smesso d’investire sulla campagna per la statuetta per Gascón sperando in un buon esito almeno per il film, che è il titolo in lingua non inglese più nominato nella storia degli Oscar; e perfino il regista del film, Jacques Audiard, ha preso pubblicamente le distanze dalla sua star: «Si sta facendo del male da sola, e non capisco proprio perché stia continuando su questa strada». «Inoltre», ha aggiunto il regista, «non capisco perché stia proseguendo ad arrecare danni alle persone vicine a lei. Sta facendo del male alla crew e a tutti coloro che hanno lavorato duramente a questo film, compresi io, Zoe Saldaña e Selena Gomez».Sono proprio queste parole di Audiard ad aver spinto Karla Sofia Gascón a gettare la spugna. «In seguito all’intervista di Jacques, che capisco, ho deciso», ha fatto sapere il protagonista di Emilia Pèrez rivolgendosi ai suoi 190.000 follower su Instagram - ma non solo, evidentemente -, «per il film, per Jacques, per il cast, per l’incredibile troupe che lo merita, per la bella avventura che abbiamo vissuto tutti insieme, di lasciare che l’opera parli da sola, sperando che il mio silenzio permetta al film di essere apprezzato per quello che è, una bella ode all’amore e alla differenza». Gascón ha inoltre rincarato la dose delle scuse: «Mi scuso sinceramente con tutti coloro che sono stati feriti lungo il percorso». Una decisione subito salutata positivamente dalla stampa che piace alla gente che piace; di «un passo indietro dovuto» ha per esempio parlato Vogue e c’è da immaginare che un simile giudizio accomuni molti nel mainstream. La sensazione è dunque che non solo Karla Sofia Gascón non si aggiudicherà nessun Oscar, ma che pure il suo percorso artistico sia, se non segnato, quanto meno pesantemente ipotecato. Ma non c’è di che stupirsi, dato che il politicamente corretto e la sua variante più estrema, il woke, sono così: per quanto tu possa incarnare appieno una determinata minoranza sessuale, religiosa o etnica, c’è sempre qualcuno pronto ad epurarti. O sbirciare tra i tuoi vecchi post, a caccia di qualcosa di compromettente.
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