2024-05-31
Assenze strategiche nei tribunali. La «febbre da ponte» blocca i processi
Legali furiosi: «Boom di udienze saltate per impegni personali dei giudici nei periodi di vacanza. Così difesa impossibile».Un avvocato, 50 anni di carriera, ci scrive: «È diventato estremamente difficile, se non addirittura impossibile, svolgere attività defensionale seriamente com’ero abituato a fare nei tempi oramai andati. Mi è pervenuto ora avviso di cancelleria che “per improrogabili impegni personali” del giudice l’udienza di venerdì 31 maggio 2024 verrà rinviata ad altra data. Solo nella giornata di oggi dai Tribunali di Macerata e Fermo mi sono pervenuti tre avvisi di rinvii delle udienze sempre con lo stesso motivo “per improrogabili impegni personali”. Forse sarò maligno, ma guarda caso il 31 maggio è un venerdì e anticipa il sabato e la festività del 2 giugno…». Firmato Giancarlo Nascimbeni, il legale che è riuscito a spuntarla in un processo monstre come il fallimento di Banca Marche. Fa un po’ specie mentre si sente l’Anm che si impalca per lesa maestà di fronte alla riforma della giustizia, fa un po’ specie di fronte all’opposizione che rimprovera al ministro Carlo Nordio di voler asservire la magistratura al potere politico. Ma non sarà che in Italia giustizia è sfatta? «Di che ci meravigliamo», confida l’avvocato Giovanni Picuti, penalista di chiarissima fama: ha difeso con ostinazione la memoria e la parte civile del piccolo Simone Allegretti ucciso da Luigi Chiatti, il mostro di Foligno, «è vicenda quotidiana il rinvio ad horas delle udienze ad altra data, ma succede anche di peggio: siccome le lesioni personali oltre 90 giorni o i furti sono stati depenalizzati non riesci più a sostenere la parte civile perché scatta la presunzione di prescrizione. Il giudice dice: siccome non finiamo in tempo si prescrive e caso mai per i risarcimenti ve la vedete in civile». Che significa ripartire da zero con un’altra causa «aspettando Godot», suggerisce il professor Federico Tedeschini, luminare del diritto amministrativo già ordinario de La Sapienza, «perché ormai l’incertezza dell’udienza è diventata la regola. L’ho scritto su La Discussione, ma basta farsi un giro al Tribunale civile di Roma. Nell’ultimo periodo noi avvocati abbiamo assistito a un moltiplicarsi di avvisi -appiccicati sulle porte delle stanze d’ udienza, oltre che a Roma, pure nei principali Tribunali italiani - che informano i legali e i loro clienti che “L’udienza del dottor X del giorno Y è rinviata, per improvviso impedimento del giudice, a data da destinarsi”. Questo comporta ritardi mostruosi nell’amministrazione della giustizia e costi esorbitanti. Ma ciò che è più grave», spiega il professor Tedeschini, «è che il cittadino riceve una sensazione di mancata giustizia e mi sento di confermare che è vero: quando ci sono i ponti, le festività, con la bella stagione o con quella dello sci, gli improvvisi impedimenti aumentano. Mi fa sorridere assistere al can can che si fa sulla riforma Nordio di cui non c’è un testo, ma solo l’allarme di Casta».Di certo c’è un problema di funzionamento della giustizia. Ha fatto molto clamore il caso di un giudice milanese andato in pensione si pensava con un arretrato monstre. Ma l’ex gip Guido Salvini ha smontato con i numeri il caso: «Al giugno 2023, nell’intero ufficio gip-gup, erano pendenti quasi 22.000 processi solo nei confronti di soggetti noti e altri 31.580 nei confronti di ignoti, per un totale di oltre 53.000 processi». Fa un po’ sorridere pensare alla strenua difesa dell’obbligatorietà dell’azione penale. Soprattutto rileggendo il secondo rapporto dell’Eurispes che due anni fa in collaborazione con le Camere penali ha ripetuto l’indagine che aveva condotto nel 2008. Sono stati analizzati 13.755 processi in 32 diversi Tribunali. Solo un quinto (20,7%) va a sentenza. Nel 78,7% dei casi, il procedimento termina con il rinvio ad altra udienza. La durata media del rinvio si attesta intorno ai cinque mesi per i giudici monocratici e a quattro mesi per il collegio. Rispetto al 2008 c’è un aumento della percentuale dei rinvii ad altra udienza (+9,4%; nel 2008 la quota era del 69,3%). E il bello è che il Pnrr assegna alla riforma della giustizia un compito prioritario. Ma il tema è che in Italia i giudici non bastano mai. E quelli onorari smaltiscono ornai gran parte del contenzioso. Sono 4.700 tra giudici di pace, giudici onorari di tribunale (i Got) e viceprocuratori onorari. Con la depenalizzazione e la riforma Cartabia il loro lavoro è aumentato moltissimo. Trattano oltre 1 milione di cause all’anno e Luigi Vingiani, segretario nazionale Confederazione giudici di pace, stima che a breve questa mole di lavoro raddoppierà. Per loro è arrivata una riforma peraltro «obbligata» dal Pnrr e proprio in questi giorni sono stati riaperti i termini per il concorso a 400 posti di giudice onorario (le domande scadono domani). Vengono pagati meglio di prima, possono scegliere il part time, hanno finalmente un ruolo come dipendenti pubblici grazie al disegno di legge voluto dal ministro della Giustizia Carlo Nordio e approvato nel febbraio scorso. Ma evidentemente non si è ancora riusciti a disciplinare gli «improrogabili impegni personali». Perché il giudice nessuno lo può giudicare.
Margherita Agnelli (Ansa)
L’europarlamentare del Pd Irene Tinagli (Imagoeconomica)
John Elkann (Getty Images)