2022-03-15
Sull’assedio di Kiev arriva l’incubo ceceno
Il presidente della Repubblica cecena, Ramzan Akhmatovich Kadyrov (Ansa)
Nella metropoli accerchiata avanzano gli squadroni di Ramzan Akhmatovich Kadyrov, che minaccia: «Arrendetevi o siete finiti». È polemica per i possibili abusi dell’app di riconoscimento facciale usata dagli ucraini. Grave giornalista britannico. Bombardata Donetsk.Tutti gli indizi sembrano delineare il preludio all’assalto finale a Kiev. Dopo che un missile ha colpito il pieno centro della capitale ucraina, sembra difficile negare che la guerra sia ormai arrivata in città. Sono diversi i bombardamenti registrati nella giornata di ieri: uno ha colpito un condominio di nove piani a Oblon, nella zona Nord Ovest della capitale, dove i soccorritori hanno trovato due persone morte e diversi feriti, altri colpi sono stati registrati più al centro. Anche la contraerea ucraina ha dovuto agire a pieno ritmo. Un missile russo sarebbe stato intercettato e i resti sono esplosi sulla strada. Le autorità hanno parlato di un morto e sei feriti nell’evento. La recrudescenza delle azioni militari, se sommata al precedente bombardamento dello stabilimento di produzione degli aerei Antonov a circa dieci chilometri dalla capitale, fa pensare che l’accerchiamento di Kiev si stia stringendo sempre di più. A detta degli esperti, poi, la colonna corazzata lunga oltre sessanta chilometri che si dirigeva verso Kiev e che si è divisa in tronconi, lo ha fatto proprio per dare compimento alla manovra «a tenaglia» che avrebbe come scopo quello di far capitolare la città. Ma c’è un dato, ancora più inquietante, che fa ritenere che non manchino troppi giorni prima che si conoscano le sorti della capitale ucraina. I kadyrovtsy ceceni sono infatti ormai giunti alle porte di Kiev. La loro presenza, così vicino al cuore pulsante dell’Ucraina, indica che l’assalto è prossimo. O, almeno, Ramzan Kadyrov, presidente ceceno, vuole farlo pensare continuando a lanciare proclami. Il fedelissimo di Putin ha pubblicato un post in cui intima agli ucraini di arrendersi. «In caso contrario», ha avvertito, «sarete finiti». Secondo quanto afferma, lui stesso si troverebbe in questo momento a Hostomel, un aeroporto vicino a Kiev preso dai russi già nei primi giorni del conflitto. Secondo le autorità ucraine, invece, sarebbe nascosto in un bunker fuori dalla città. Kadyrov e i suoi kadirovtsy sono temuti particolarmente da Kiev, che ne conosce i metodi «sbrigativi» e la mancanza di scrupoli. Secondo il leader ceceno che ora fa paura, l’offensiva in Ucraina sarebbe lenta «perché i russi non sono abbastanza spietati». Nei giorni scorsi, Kadyrov ha chiesto a Putin di «chiudere gli occhi di fronte a tutto e consentirci di farla finita in un paio di giorni». Non stupisce che Kiev abbia messo una taglia sulla sua testa, promettendo case e terreni nella città assediata, una volta che tutto finirà, a chi riesca a ucciderlo o a segnalare la sua posizione alle autorità. Ai proclami dei ceceni si sono aggiunti gli avvertimenti di Mosca. «Conosciamo la localizzazione dei mercenari stranieri e condurremo raid chirurgici contro di loro». Così si è espresso il ministero della Difesa russo, secondo il quale il bombardamento della base di Yavoriv vicino al confine polacco, è stato dovuto proprio ad un’operazione di «eliminazione di mercenari stranieri». Anche i primi 400 mercenari siriani arruolati dalla Russia, inoltre, sono arrivati ai confini dell’Ucraina. E proprio a proposito dei tentativi di individuare persone ritenute pericolose o eventuali infiltrati compiuti da entrambe le parti, pare che in aiuto di Kiev sia arrivata la controversa startup newyorchese Claerview Al, le cui tecnologie biometriche sono ora in uso al ministero della Difesa ucraino. L’impresa statunitense ha offerto gratuitamente al governo di Zelenski i suoi servizi, che avrebbero come finalità l’identificazione di infiltrati russi, la possibilità di far riunire i rifugiati e le loro famiglie e quella di identificare i morti. Scopi teoricamente benefici ma che presentano dei lati oscuri, prestandosi a possibili abusi. Il sistema si avvale infatti del riconoscimento facciale ma i suoi metodi sono già stati dichiarati illegali in diversi Paesi, come l’Italia ma anche nel Regno Unito, in Australia, in Canada o Francia. La startup raccoglie, senza alcun consenso da parte degli interessati, come è intuibile che sia, immagini personali (anche ad esempio dai social network, tra i quali quello a cui viene attinta la quantità maggiore di materiale è il russo VKontakte) e le inserisce in un nutrito database. L’Ucraina avrebbe ricevuto l’accesso ai suoi motori di ricerca per identificare persone ai posti di blocco ma, aspetto ancora più allarmante, per effettuare fact checking sui post relativi alla guerra. Nessuno può assicurare, in questo caso, che l’obiettivo di individuare notizie false non si trasformi in realtà in un controllo sull’informazione e in un tentativo di censura di fatti ritenuti scomodi e inerenti l’andamento delle operazioni sul campo. Inoltre non sono da escludere - anzi potrebbero facilmente verificarsi - errori che possono portare, specialmente in un già agitato contesto di guerra, ad arresti ingiustificati p addirittura a esecuzioni. Mentre prosegue l’offensiva russa su Kiev e su tutti i maggiori centri della nazione, nei quali non hanno smesso di suonare le sirene d’allarme, anche dal Donbass i separatisti di Donestk segnalano bombardamenti da parte dell’esercito ucraino. Un missile balistico a corto raggio stava, secondo quanto riferito dal fronte separatista, per colpire la città. In base alle ricostruzioni il missile sarebbe stato intercettato ma frammenti dello stesso avrebbero colpito una centralissima strada. Il bilancio, drammatico, sarebbe di venti morti e trentacinque feriti. Ieri, inoltre, un giornalista britannico è rimasto gravemente ferito, avendo riportato fratture da schegge a entrambe le gambe. Sarebbe in terapia intensiva.