2022-02-12
Asse dei sindaci dem per alzare le tasse. E Franco fa da sponda
Il sindaco di Torino Stefano Lo Russo (Ansa)
Torino e Palermo annunciano l’aumento delle addizionali Irpef per ottenere più fondi. Seguiranno Napoli e Reggio Calabria.Torna il Pd, tornano le tasse. A Torino, Stefano Lo Russo festeggia i primi 100 giorni da sindaco aumentando le addizionali Irpef, già sui massimi italiani, e ringrazia il premier Mario Draghi per la deroga concessa alla sua amministrazione, in cambio di 70 milioni di euro da Roma per evitare di essere ufficialmente in dissesto. Con questa manovra, appena andata in scena a Palermo e che presto potrebbe essere replicata a Napoli e Reggio Calabria (casualmente tutte città governate dal centrosinistra), verranno in gran parte azzerati i risparmi fiscali promessi dal governo centrale con la rimodulazione delle aliquote della tassazione sulle persone fisiche. Nei cinque anni di amministrazione grillina di Chiara Appendino, ai torinesi non sono stati chiesti soldi in più e i conti sono stati chiusi sempre in sostanziale equilibrio, ma il capoluogo piemontese si porta dietro un debito enorme dai tempi delle Olimpiadi invernali del 2006, che pesa ancora per 3,8 miliardi di euro. Così, con 330 euro pro capite, Torino è alle spalle solo di Napoli nell’ingloriosa classifica delle municipalità più indebitate, e la Corte dei conti, nella sua ultima relazione, ha certificato un disavanzo da 884 milioni di euro. Un rosso al quale si aggiungeranno altri 30 milioni per il caro bollette dovuto all’esplosione delle tariffe per luce e gas. Dopo le «Olimpiadi con il buco intorno», Torino, tradita progressivamente dalla Fiat, ha cambiato faccia in meglio puntando su turismo e cultura, anche grazie a un amministratore rimpianto un po’ da tutti come Sergio Chiamparino. Ma ora i nodi vengono al pettine, ad appena quattro mesi dal ritorno del partitone rosso in Comune. Ieri, dopo una giunta straordinaria, il sindaco-geologo Lo Russo e l’assessore al Bilancio, Gabriella Nardelli, brillante commercialista che insegna anche alla Scuola nazionale dell’amministrazione presieduta da Paola Severino, hanno annunciato ufficialmente l’aumento delle tasse. L’addizione Irpef comunale sale dello 0,15% per i redditi tra i 28.000 e i 50.000 euro (che pagheranno quindi lo 0,95%), e dello 0,25% per i redditi sopra i 50.000 euro (che passano 1,05%). Confermata invece l’esenzione totale per chi non arriva a 11.000 euro. Con questo scherzetto post elettorale, il Comune avrà a disposizione circa 18 milioni di euro in più all’anno. Finora, l’addizionale Irpef di Torino era allo 0,8%, ovvero al massimo previsto dalla legge, salvo deroghe. L’aumento delle tasse locali si applicherà agli scaglioni dell’Irpef rivisti dalla Finanziaria 2022 ed è in sostanza il «prezzo» politico e finanziario che Mario Draghi e il ministro Daniele Franco hanno chiesto alla giunta torinese per avere dal governo fondi straordinari, fondi che nel 2022 dovrebbero essere pari a oltre 70 milioni. E così, Lo Russo ha dovuto anche ringraziare pubblicamente il premier «che si è fatto carico di predisporre nel maxi emendamento della presidenza del Consiglio alla legge di bilancio, la previsione che consentiva alla Città di Torino di attivare dei fondi straordinari per i prossimi anni, così come per Napoli, Reggio Calabria e Palermo». Torino entra dunque in regime di «austerity di bilancio», che è un po’ come avere la Troika in casa ed esserne felici. Con sprezzo del ridicolo, l’ex segretario cittadino del Pd parla di un’austerity che «potrà accompagnarci nei prossimi anni per darci la possibilità di chiudere i nostri bilanci e arrivare a una nuova fase di sviluppo della città». A cominciare, manco a dirlo, da «1.000 assunzioni nel Comune». «Noi non faremo dismissioni di quote azionarie di partecipate, se non in una quota minima», ha concluso Lo Russo, tanto per chiarire la cornice ideologica della manovra sui conti. Una mossa che di fatto va a intaccare il beneficio che i torinesi potevano avere dalla manovra 2022 del governo. Del resto, come aveva previsto La Verità alla vigilia di Natale, «con le addizionali locali succederà la stessa cosa (dei contributi di solidarietà, ndr), solo che nessuno ne parla e quindi non è un tema mediatico. Allora via libera al gioco delle tre carte. Da una parte si mette e dell’altra si toglie». Così, puntualmente, sta accadendo. A Palermo, la scorsa settimana, la giunta guidata da Leoluca Orlando ha evitato il commissariamento per debiti raddoppiando l’addizionale Irpef dallo 0,8 all’1,6% già da quest’anno. A Napoli, il neo sindaco del Pd Gaetano Manfredi ha cominciato fin da subito a chiedere più soldi a Draghi, minacciando perfino le dimissioni. Li avrà, visto che anche lui vuole assumere nuovi dipendenti comunali, ma solo in cambio di un aumento delle tasse locali. Al momento, sta trattando con il Mef intorno a un aumento dell’addizionale Irpef dallo 0,8% all’1%, anche se dal 2023. Con l’incremento dell’addizionale regionale della Campania, come Il Mattino ha già calcolato nei giorni scorsi, per i napoletani gli sconti del taglio delle aliquote nazionali sono di fatto azzerati.