2025-08-13
Un esito giudiziario scritto in anticipo: per questo omicidio non pagherà nessuno
La polizia locale opera i rilievi sul luogo dell'investimento di Cecilia De Astis (Ansa)
I giovani non imputabili per l’età. Potrebbero essere allontanati dalle famiglie. Ma i giudici, con i nomadi, hanno i guanti bianchi.Tre maschietti e una femminuccia rom, forse già avvezzi a delinquere, hanno investito e ucciso una signora. I quattro minorenni, però, non sono imputabili. Il più grande, che si trovava alla guida, ha 13 anni; assieme a lui, sulla Citroen sottratta a turisti francesi, c’erano due undicenni e un dodicenne. Quando la tragedia è avvenuta non erano al luna park a divertirsi sugli autoscontri: con l’auto rubata hanno travolto una settantunenne che camminava verso casa nella periferia di Milano, lasciandola sull’asfalto senza vita. Cecilia De Astis non era nemmeno la vittima virtuale di un videogame cruento, giocato dai minorenni certi di non correre alcun rischio e che la realtà, poi, ritorna uguale. Persona in carne e ossa, la povera signora è stata fatta fuori da quattro scervellati che non saranno condannati. Secondo l’articolo 97 del codice penale, i minori di 14 anni non sono imputabili. Non subiranno un processo, non avranno conseguenze. La non imputabilità nasce dalla considerazione che un soggetto può dirsi capace d’intendere e di volere solo quando ha raggiunto un certo grado di sviluppo fisico e psichico. Nessuno dei quattro rom ha 14 anni, quindi non possono essere dichiarati responsabili di un reato, in questo caso dal furto all’omicidio stradale e molto altro, ed essere sottoposti a una pena. «È possibile però, qualora siano considerati socialmente pericolosi, che gli vengano comminate misure di sicurezza come il riformatorio giudiziario o la libertà vigilata», spiega l’avvocato penalista Alessandra Devetag. Aggiunge: «Al risarcimento del danno da reato potranno essere chiamati i genitori o coloro che erano onerati della vigilanza dei ragazzini. Ovviamente la possibilità di ottenere un ristoro patrimoniale dipenderà dalle capacità economiche degli obbligati». Minorenni che delinquono e uccidono un passante, dopo aver rubato un’auto, sicuramente vivono in un contesto di degrado. Le condizioni dell’accampamento in cui sono stati rintracciati, le testimonianze degli abitanti limitrofi, esasperati dai furti, dalla sporcizia, e la reazione violenta dei nomadi contro i giornalisti che documentavano l’insediamento, fanno dubitare che sia il contesto in cui bambini possano crescere con un’identità sociale e culturale diversa da quella del delinquente abituale. «Se i servizi sociali, che verranno interessati della situazione dal pubblico ministero, riscontrassero una condizione di grave disagio e abbandono, potrebbero attivare il Tribunale dei minorenni affinché provveda a quanto di sua competenza. Compresa la compressione o la revoca della responsabilità genitoriale, con ciò che questo può comportare, ad esempio l’affidamento dei minori a terzi», precisa l’avvocato Devetag. L’intervento di tutela del minore dovrebbe avere la finalità di sottrarli alla povertà materiale e culturale dei loro genitori, «così da garantire una risposta positiva ai suoi bisogni di sviluppo e quindi in grado di contribuire alla formazione delle sue capacità cognitive, sociali ed emotive», come sostengono Jan Horwath professoressa emerita di benessere dell’infanzia all’Università di Sheffield e Dendy Platt, che è stato direttore del Children and Families Research Centre nel Regno Unito.Ricordava Maria Giovanna Ruo, presidente onorario di Cammino - Camera nazionale avvocati per la persona, le relazioni familiari e i minorenni, in un contributo per i lavori del Comitato nazionale di bioetica: «La salute della persona di età minore va intesa e salvaguardata su un piano dinamico, volto al futuro, per consentire il miglior sviluppo psico-fisico nel concreto, a quella persona di età minore, nella condizione storica, relazionale sociale in cui si trova, eliminando gli ostacoli che vi si frappongono».Tuttavia, «se i genitori non sono in grado di garantire il miglior sviluppo psico-fisico dei figli, allora incombe alle autorità nazionali intervenire celermente e tempestivamente, a tutela del best interest di questi ultimi, anche allontanandoli in casi estremi, in cui non sia possibile altro provvedimento a loro tutela», chiariva l’avvocato Ruo. Indicava tra le possibili situazioni emergenziali, per le quali sono necessari allontanamenti e affidamenti coercitivi, quelle «di estrema povertà educativa, accompagnata da agiti vari (evasione dell’obbligo scolastico in situazioni di estrema precarietà abitativa, igienica, educativa)». Per l’avvocato Nicola Peverelli, però, «i Tribunali dei minori spesso sono meno solerti nei confronti dei rom perché propendono per una sorta di “giustificazione” di tipo culturale. Ovvero, prima di agire cercano di comprendere il contesto sociale in cui vivono. Ricordo un provvedimento del Tribunale di Ancona dove si puntualizzava che l’allontanamento del minore dal padre fosse giustificato anche dal fatto che si trattava di un cittadino italiano libero professionista. Se sei italiano e tuo figlio “sgarra” sarebbe più semplice intervenire perché si presume la piena consapevolezza dei genitori di come si debbono gestire i figli».
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