2023-01-25
L'impressionante ascesa della China National Tobacco Corporation
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La Cntc è la più grande azienda di tabacco al mondo e rappresenta quasi la metà della produzione mondiale di sigarette. Sostenuta dallo Stato, detiene una sorta di monopolio virtuale nel gigantesco mercato del tabacco cinese, il più grande del mondo, che vende più di Philip Morris, British American Tobacco, Imperial Brands e Japan Tobacco International messi insieme.A differenza di queste tradizionali società Big Tobacco, l’impressionante ascesa di China Tobacco è passata sotto silenzio in gran parte del mondo. Tutto questo però sta cambiando rapidamente mentre la società si espande in modo aggressivo in nuovi Paesi come parte della controversa iniziativa Belt and Road di Pechino. I giornalisti dell'Occrp (Organized Crime and Corruption Reporting Project) in una recente inchiesta hanno descritto come l’azienda cinese ha perseguito una strategia di espansione che è eticamente dubbia e non di rado illegale. Anche se CNTC è diventata la più grande compagnia di sigarette al mondo, si sa relativamente poco del gigante cinese del tabacco che grazie ad una complicatissima rete si società satellite, joint venture e altre società, alcune con collegamenti a reti di contrabbando, ha letteralmente inondato i mercati illegalmente con i suoi marchi.L’ascesa è iniziata nel 2015 quando il gigante statale Cntc ha sfruttato la Belt and Road: il gigantesco piano per lo sviluppo delle infrastrutture e del commercio cinese a livello globale e così China Tobacco, ha spinto in modo aggressivo le sue sigarette in nuovi mercati e ha ampliato la produzione di tabacco in altri Paesi. Per la dottoressa Judith Mackay, nemica giurata delle aziende Big Tobacco, esperta dell'industria globale delle sigarette: «I cinesi stanno cercando il dominio globale e un posto nel mondo». L'azienda cinese si è conquistata il favore dei consumatori anche attraverso la pubblicità e finanziando progetti comunitari in patria e all'estero, entrambi i quali violano gli impegni della Cina nei confronti della Convenzione quadro sul controllo del tabacco (Fctc), un trattato globale supervisionato dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms).China National Tobacco Corporation ha copiato i modelli di sviluppo delle Big Tobacco Philip Morris International (Pmi), British American Tobacco (Bat), Imperial Brands e Japan Tobacco International (Jti) che negli anni sono state tutte colpite da una serie di scandali riguardanti il contrabbando e le attività pubblicitarie giudicate non etiche: «Come modello, si potrebbe sostenere che questo è proprio ciò che la Cina sta facendo ora e non è diverso da quello che hanno imparato dal resto del mondo», ha affermato Judith Mackay. Ma i cinesi hanno imparato bene la lezione tanto che secondo una stima del 2019 del suo più grande concorrente, PMI, «China Tobacco controlla circa il 45% del mercato globale delle sigarette e delle unità di tabacco riscaldato. Questa è una quota maggiore rispetto a Pmi, Bat, Jti e Imperial Brands». Poiché Cntc è interamente di proprietà statale, a differenza dei suoi concorrenti Big Tobacco, il suo successo mette il governo cinese nella scomoda posizione di lavorare direttamente contro i propri obblighi Fctc.Ma come sempre sono i soldi a fare la differenza e China Tobacco è la quarta azienda più redditizia del Paese e già nel del 2017 un articolo pubblicato sulla rivista Global Public Health raccontava che la Cntc forniva già allora più dell'11% delle entrate fiscali statali della Cina e secondo Jennifer Fang, una delle autrici dell'articolo ed esperta del settore del tabacco in Asia presso la Simon Fraser University, l'attenzione di China Tobacco per le vendite interne spiega molto bene la mancanza di informazioni sulle attività in altri Paesi: «Il mercato principale di Cntc rimane in Cina e non è ben noto all'estero al di là della diaspora cinese. Penso che questo sia il motivo principale per cui è passato inosservato ai ricercatori, alle istituzioni, ai media, sul controllo del tabacco». La ricercatrice ha aggiunto: «Più approfondiamo, più ci rendiamo conto di quanto sia stata aggressiva la Cntc riguardo alla sua strategia di globalizzazione, poiché prende di mira materie prime, prodotti, sviluppo del marchio e operazioni». L’inchiesta dei giornalisti dell'Occrp ha svelato che le filiali della Cntc continuano a moltiplicarsi in tutto il mondo: «Alcune sono responsabili dell'acquisto di foglie di tabacco e della produzione di sigarette. Anche le filiali in Paesi come il Brasile e lo Zimbabwe sono diventate attori importanti nella coltivazione, e tutto questo a danno degli agricoltori locali. China Tobacco sta anche forgiando nuovi mercati, spesso paesi in cui i loro marchi non sono venduti legalmente». L'indagine dell'Occrp rivela anche come persone e aziende collegate al Cntc hanno consegnato sigarette ai contrabbandieri per essere vendute sul mercato nero in Europa e in America Latina: «È una strategia ben documentata che Pmi ha utilizzato in Colombia negli anni Novanta, quando le sue sigarette Marlboro hanno invaso illegalmente il mercato. Il governo ha quindi deciso di legalizzare e tassare il marchio Pmi. In questi giorni, la Colombia è piena di marchi come Golden Deer e Silver Elephant».L’Italia non è certo immune ai traffici illeciti e il sospetto è che la Cntc possa usare la stessa tattica, incoraggiando la proliferazione di sigarette poco costose, che vengono contrabbandate nel paese o fabbricate illegalmente. Secondo Cosimo De Giorgi, ufficiale della Guardia di Finanza, «le sigarette si chiamano Regina, un nome legato alla tradizione italiana, alla lingua italiana e questo potrebbe anche essere un cavallo di Troia».Le principali rotte globali delle reti di contrabbandoCome detto il traffico di tabacco è un'attività che genera profitti multimiliardari in tutto il mondo. Una delle principali rotte globali di contrabbando passa attraverso i Balcani dall'Europa orientale fino al Nord Africa, dove la totale mancanza di sicurezza, la dilagante corruzione, i confini porosi e la scarsa cooperazione tra i paesi hanno creato un terreno fertile per ogni commercio illecito. Come si legge nel report Ittp Nexus in Europe and Beyond nel 2017 più di 10 miliardi di sigarette prodotte nella zona di libero scambio di Jebel Ali negli Emirati Arabi Uniti sono state contrabbandate in Nord Africa direttamente o attraverso la Grecia e i Balcani. Di questi, quasi quattro miliardi sono stati spediti in Tunisia e due miliardi in Libia. Molte di queste sigarette sono state poi trafficate verso i mercati illeciti dell'Europa occidentale. La Libia grazie alla sua posizione strategica tra l'Europa meridionale, gli Stati del Golfo e il Sahel, è un centro di traffico attraente per i contrabbandieri. Il caotico contesto politico e di sicurezza del Paese ha compromesso lo stato di diritto, consentendo ai sindacati dell'Europa sudorientale e alla mafia italiana di distribuire sigarette illecite a livello locale e regionale. Come scrive Abdelkader Abderrahmane, ricercatore senior presso l’Osservatorio regionale della criminalità organizzata dell'Africa occidentale, progetto Enact, Istituto per gli studi sulla sicurezza (Iss): «I volumi di contrabbando trafficati in Nord Africa sono sconcertanti. Tra il 2014 e il 2018, oltre 20 milioni di confezioni di sigarette Cleopatra sono state prodotte ogni anno in Albania ed esportate in Libia. Una volta lì, sono stati contrabbandati attraverso il confine in Egitto. Nel 2015, le autorità greche hanno intercettato una nave da carico che trasportava 146 tonnellate di sigarette Cleopatra diretta in Libia. Solo nel 2016, 11,5 milioni di spedizioni di sigarette Cleopatra sono state esportate dall'Albania alla Libia attraverso Malta». Sempre a proposito di Libia si stima che 1,5 miliardi di sigarette siano state contrabbandate dalla Grecia nel 2017. E nel 2018, la dogana maltese ha sequestrato 37 milioni di sigarette contraffatte legate alla mafia italiana e destinate alla Libia. Ma è la Tunisia il luogo prediletto dai contrabbandieri, che spostano i loro carichi direttamente dall'Europa meridionale o dalla Libia. Tra il 2018 e il 2020, la dogana tunisina ha intercettato almeno 15 milioni di pacchetti di sigarette di contrabbando. La Tunisia pare non avere gli anticorpi necessari per contrastare i fenomeni criminali, visto che dalla caduta del presidente Zine El Abidine Ben Ali durante la rivoluzione del 2011 di fatto ha minato lo stato di diritto della Tunisia. I criminali non temono più la polizia o le forze di sicurezza mal equipaggiate, e di conseguenza il numero di contrabbandieri e trafficanti è aumentato come racconta il report di Kpmg Illicit cigarette consumption in the Eu, Uk, Norway and Switzerland (2021) nel quale si racconta di come i contrabbandieri «spesso vedono la cooperazione con i funzionari statali e i servizi di sicurezza come il modo più sicuro per garantire la loro protezione. Le informazioni e i pagamenti vengono scambiati per la possibilità di perseguire attività illegali». Altro aspetto rilevante relativo alla Tunisia è la differenza di prezzo tra marchi stranieri fabbricati localmente o autentici e le importazioni illegali. Poiché il governo tunisino ha il monopolio dell’industria del tabacco, il mercato è altamente regolamentato. Ma gli individui corrotti coinvolti nel mercato legale delle sigarette creano deliberatamente carenze di scorte, aumentando la domanda di fumo di contrabbando e contraffatto. Secondo Abdelkader Abderrahmanen «i trafficanti usano due metodi principali per contrabbandare sigarette verso e all'interno del Nord Africa. Dall'Europa meridionale e dai Balcani, le merci vengono solitamente trasportate in Libia da una nave da un porto marittimo, come Bar in Montenegro, utilizzando scartoffie fittizie». Secondo un contrabbandiere libico che ha parlato con i ricercatori del Enact «i trafficanti europei organizzano anche il trasbordo tra navi in mare nel Mediterraneo. Con l'aiuto delle milizie, i contrabbandieri libici scambiano la benzina con sigarette illecite e talvolta alcol o altri prodotti».La rotta balcanicaA proposito di instabilità endemica non ci si può certo dimenticare dei Balcani che svolgono un ruolo significativo nel contrabbando di sigarette verso il Nord Africa. Il continuo ribollire di tensioni etnico-religiose e nei Balcani non ha fatto altro che indebolire lo stato di diritto, un fatto che ha consentito ai funzionari statali di partecipare alla criminalità organizzata, tra cui il traffico di sigarette, droga e armi, estorsioni e rapimenti. Queste rotte illegali delle sigarette sono rese più complesse dalla fabbrica della China Tobacco International Europe Company (Ctiec) costruita nel 2007 in Romania. L'industria funge da principale avamposto della Cina per l'espansione delle vendite a livello globale. Evidente come per la Ctiec, la Libia sia la porta d'accesso ai mercati africani ed europei. Nel 2021, due contrabbandieri e un alto dirigente Ctiec sono stati sorpresi a pianificare di trafficare un container di 17 tonnellate di sigarette dall'Italia attraverso la Libia. Per contrastare questi traffici servirebbe una più stretta cooperazione in materia di sicurezza tra i paesi europei in particolare i Balcani, la Libia e la Tunisia che oggi presenta gravi carenze. Nella situazione attuale, tuttavia, è altamente probabile che il contrabbando di sigarette continui indisturbato per tutto il Nord Africa, i Balcani e l'Europa sudorientale.