2023-06-16
Crepe tra gli alleati sui soldi alla Nato: «Per Roma e Berlino sono troppi»
Un caccia F-16 in Lituania (Getty Images)
Al vertice belga promesse armi e caccia a Kiev, ma vacilla il consenso sul 2% del Pil in fondi all’organizzazione. Dubbi pure sulla controffensiva. Mark Milley: «Sarà lunga». E per «Foreign Affairs» la guerra non si può vincere.Al vertice Nato di ieri in Belgio, i ministri della Difesa hanno ripetuto gli usuali proclami bellicisti. Ma sugli impegni finanziari, il blocco occidentale rimane scoordinato. Secondo fonti interne al Patto atlantico, citate da Euractiv, sarebbero emersi almeno tre orientamenti diversi. Il primo è quello del segretario generale Nato, Jens Stoltenberg. A suo parere, stanziare il 2% del Pil, per gli Stati membri, sarebbe soltanto un «punto di partenza». Più spinte le nazioni dell’Est, le quali premono per un accordo al rialzo, sul 2,5%. All’opposto, Canada, Italia e Germania nutrirebbero perplessità sulla somma che, quando fu Donald Trump a battere cassa, suscitò scandalo nel Vecchio continente, prima di diventare un dogma, con Joe Biden alla Casa Bianca. L’investimento richiesto sarebbe troppo ingente, o non terrebbe in considerazione gli oneri che queste potenze già sostengono per la Difesa comune. Dal canto loro, i tedeschi hanno redatto il loro primo documento sulla sicurezza nazionale e, pur confermando l’obiettivo del 2%, non hanno spiegato dove prenderanno il denaro. Soprattutto, vorrebbero che quella quota rappresentasse, al massimo, la media dei finanziamenti spalmati su più anni. Fiumi sotterranei di dissenso. In superficie, scorre la retorica marziale. Ieri, al summit belga, il ministro americano Lloyd Austin ha assicurato «sostegno a Kiev per tutto il tempo necessario», spronando le due coalizioni che dovrebbero fornire carri Leopard e caccia F16, guidate rispettivamente da Germania e Polonia e da Paesi Bassi e Danimarca, a rendere conto dei loro progressi. Il Segretario Usa ha ricordato che circa 60.000 soldati sono stati preparati dai partner - 24.000 nell’Ue, come ha sottolineato l’Alto rappresentante di Bruxelles, Josep Borrell. Il ministro ucraino, Oleksii Reznikov, ha annunciato la partenza dei programmi di addestramento aereo e insistito sull’ingresso nell’Alleanza del suo Paese, che sta già «proteggendo l’Europa democratica e civile dalla barbara Russia». Intanto, la resistenza ha dichiarato di aver liberato 100 chilometri quadrati di territorio, mentre Reuters specificava che la manovra, per ora, ha impiegato solo tre brigate sulle dodici disponibili. Una precisazione giunta dopo i primi segnali che si sta incrinando l’entusiasmo per i piani di riconquista, avviati al prezzo di pesanti perdite di uomini e mezzi. Quelli inviati, appunto, dagli alleati. In fondo, alle opinioni pubbliche perplesse dalle spedizioni di mezzi militari, l’ultima tornata di approvvigionamenti era stata presentata con questa prospettiva: vedrete che, stavolta, i buoni la spunteranno. Poi, i toni son scivolati dall’attesa messianica alla cautela: la controffensiva servirà a negoziare da una posizione di vantaggio. Adesso, con la Finlandia che invita al realismo, ribadendo che l’attacco «non sarà una passeggiata», si valuta lo scenario del conflitto congelato. Ieri, il generale Mark Milley, capo dello stato maggiore americano, da sempre scettico sulle possibilità ucraine, ha ammesso che «c’è ancora tanto lavoro da fare» prima di mettere un pilota di Kiev su un F16. E ha aggiunto: «È prematuro dire quanto durerà la controffensiva». La resistenza «sta facendo progressi», tuttavia «è una lotta molto difficile, molto violenta e probabilmente avrà una durata considerevole». Ecco. Gli alleati sono stati sempre vaghi sugli obiettivi da perseguire in Ucraina: respingere la Russia entro i confini del 2014? Cacciarla dal Donbass? Toglierle pure il controllo della Crimea? Deporre Vladimir Putin? Ora, stanno accettando l’idea che questa guerra non si possa vincere. Lo ha scritto chiaro e tondo, qualche giorno fa, la prestigiosa rivista Foreign Affairs. Suggerendo a Washington, però, di stabilire un percorso per una «conclusione» delle ostilità. Che oggi manca. Un po’ per volontà della nazione invasa; un po’ per la sordità di Mosca; un po’ perché gli Stati Uniti stanno fiaccando un avversario storico e scompaginando l’egemonia tedesca in Europa, senza mettere manco un paio di scarponi sul suolo. Ma gli sforzi occidentali rischiano di diventare insostenibili. Materialmente, prima che politicamente.L’incontro di ieri, in attesa della due giorni di Vilnius, l’11 e 12 luglio, è servito anche ad affrontare il problema dello svuotamento degli arsenali. A seguire il raccontino dei media, Putin doveva aver finito i missili da un pezzo. Risultato: sono le nostre scorte quelle in esaurimento. Intanto, si è arenato l’Asap, la norma Ue per velocizzare la produzione di munizioni per Kiev, mentre la Francia, che vuole estendere un futuro fondo Ue alle industrie della Difesa, bisticcia con la Commissione. Magari ha torto il politologo John Mearsheimer, quando afferma che i russi reggono meglio l’attrito. Gli ucraini, che lottano per la patria, possono essere disposti al bagno di sangue. E può darsi che l’escalation nucleare sia improbabile. Ma noi vogliamo sul serio continuare ad alimentare un massacro?
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.