2021-06-15
Armanna, mai sequestrato il telefono
La storiografia integrale degli sms sui cellulari del «grande accusatore» di Eni sarebbe stata utile. Il pm Fabio De Paquale non l'ha chiesta. Brescia vuole le motivazioni della sentenzaTra incongruenze e misteri che circondano l'iter del processo Opl245, oggetto di un'indagine della Procura di Brescia, c'è anche quello del cellulare dell'ex manager Eni Vincenzo Armanna. Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, che hanno accusato i vertici di Eni e Shell di corruzione internazionale per l'acquisto della licenza per il giacimento petrolifero, sono indagati per rifiuto e omissione d'atti ufficio proprio sul ruolo di Armanna. Al centro dell'indagine bresciana c'è un video del 2014 (agli atti in versione integrale solo nel 2019) oltre alla posizione di Isaak Eke, il falso Victor che sarebbe stato pagato da Armanna con 50.000 dollari per accusare Eni di corruzione. La sentenza di primo grado su Opl245 ha assolto tutti gli imputati dalle accuse di corruzione internazionale perché «il fatto non sussiste». E ieri la Procura bresciana chiesto al Tribunale di Milano di aver copia delle motivazioni, depositate mercoledì scorso, della sentenza.Di sicuro per capire le reali intenzioni di Armanna, cacciato da San Donato nel 2013 per spese gonfiate, sarebbe forse bastato sequestrare il suo vecchio cellulare. Peccato che nel 2014, quando fu indagato da De Pasquale nel processo Opl245, ad Armanna sarà sequestrato gran parte del suo materiale informatico (tra cui tre tablet) ma mai il suo vecchio Blackberry. Per attendere il sequestro del telefono del grande accusatore di Claudio Descalzi, bisognerà aspettare il novembre del 2020. Lo scorso anno, infatti, sul Fatto quotidiano furono pubblicate alcune presunte vecchie chat di Whatsapp dove il numero 2 dell'Eni, Claudio Granata, minacciava Armanna. A chiedere il sequestro fu proprio Paolo Storari, titolare del processo sul complotto e ora anche lui indagato a Brescia per rivelazione d'atti d'ufficio sui verbali di Piero Amara e la fantomatica loggia Ungheria. Sulla veridicità di quelle chat (con Whatshack si possono falsificare i messaggi) non si è più saputo nulla. Alla fine, quelle possibili chat false hanno messo sotto indagine di nuovo Descalzi.Del resto, come faceva Armanna ad aver ancora le chat di un Blackberry che nel 2016 si era visto interrompere questo servizio di messaggistica? Forse non lo sapremo mai. A novembre dello scorso anno ad Armanna è stato sequestrato un Iphone 8, ma anche di questo, a 8 mesi di distanza, se ne sa molto poco. Sarebbe stato utile confrontarlo con il materiale degli smartphone di Eke, il presunto Victor poi indagato a febbraio 2020 per falsa testimonianza. Al super poliziotto di Abuja sono stati sequestrati un anno e mezzo fa ben 4 cellulari su ordine di De Pasquale e Spadaro. Ma anche su questo è nebbia fitta. Non a caso agli atti del processo di Brescia, dopo i due interrogatori di Storari, ci sarebbero diverse chat che dovevano essere depositate nel processo Opl245 a dimostrazione della volontà di Armanna di inquinare il procedimento e di ricattare i vertici della compagnia petrolifera. Ma Storari ha ricevuto da De Pasquale e Spadaro il materiale sui cellulari di Eke? D'altra parte basterebbe incrociarli per aver un quadro un po'più chiaro della situazione e capire anche le ragione del presunto pagamento di 50.000 dollari al super testimone.Quei soldi che l'ex dirigente licenziato da Eni avrebbe versato all'ex ufficiale della polizia nigeriana chiamato come teste, nel novembre 2019, dovevano servire per confermare le sue accuse nel dibattimento. Poi la cosa non avvenne, anche se De Pasquale aveva fino all'ultimo valorizzato la sua testimonianza. Avere una storiografia integrale dei cellulari di Armanna sarebbe stato molto utile. Non a caso, ai magistrati di Brescia, Storari avrebbe parlato anche di altri messaggi falsificati per screditare sia Descalzi sia Granata. Non solo. Agli atti dell'inchiesta bresciana ci sarebbero anche le email inviate da Storari dove si insisteva sull'inattendibilità di Armanna.La difesa di De Pasquale e Spadaro ruota intorno a una «nota» inviata il 5 marzo scorso al numero uno della Procura di Milano, Francesco Greco. All'interno ci sarebbero alcune osservazioni «critiche» sul materiale raccolto in questo ultimo anno da Storari. La relazione contesterebbe la raccolta di materiale nel cellulare di Armanna, perché secondo De Pasquale e Spadaro la consulenza sul telefono non sarebbe ancora finita, dopo 8 mesi. Quanto tempo ci vuole?