2022-10-13
La bibliotecaria di area Franceschini che ha murato viva una metropoli
Arianna Censi (Imagoeconomica)
Arianna Censi è l’assessore alla Mobilità che sta attuando le misure eco-talebane della giunta milanese. Viene dagli ambienti della cultura, ignora le dinamiche dei tessuti produttivi e ammette: «Volevo fare la prof». «Battaglia grande e difficile, vogliamo pulire l’aria di Milano». L’assessore Arianna Censi si percepisce Horatio Nelson a Trafalgar, parla per slogan, difende il suo sindaco Beppe Sala nella bufera. E la notte sogna di respingere le auto che si avvicinano all’Area B a colpi di libri sul cofano. Il motivo è semplice: la responsabile della Mobilità della metropoli, titolare del provvedimento più assurdo e impopolare degli ultimi decenni, è una bibliotecaria. Le piacerebbe fermare il traffico citando i classici, convincere i furgoncini a fare retromarcia verso Bresso con le poesie di Alda Merini. Invece è qui, in un deserto culturale, a reggere un ruolo non suo. Con la convinzione che l’obiettivo «carbon neutral» salverà il mondo.Tutto come da copione. Rispondendo alle logiche del poltronificio piddino che governa Milano da 11 anni (cinque Giuliano Pisapia, sei Vanity Sala), ecco la persona sbagliata nel posto sbagliato. Bibliotecaria e sociologa. L’eterea signora di cultura, cresciuta con Siddharta e Il gabbiano Jonathan Livingston, è costretta a spiegare al questore Giuseppe Petronzi che neppure i poliziotti possono entrare in centro senza pagare; agli autisti dell’Atm che devono venire a lavorare in monopattino; agli ambulanti dell’ortofrutta (fondamentali per i mercatini di quartiere) che vadano a vendere le verze a Brugherio o a Settimo. Lei si deve occupare solo «dell’ultimo miglio», quello verde. Eppure lady Censi non è una radical chic al sashimi come Gaia Romani, nota ai milanesi solo per aver cambiato la targhetta dell’ufficio («Sono assessora, il processo di inclusione parte da qui»). E non sembra neppure una rider in carriera come Pierfrancesco Maran, che pur di compiacere il sindaco aveva fatto dipingere ciclabili e rotonde con raziocinio impressionista (dove càpita, càpita). Ma quella è gente da Municipio 1. Censi invece dovrebbe conoscere la Grande Milano dei capannoni e degli artigiani, delle nebbie e delle zanzare perché arriva da lì. Piddina dalla nascita, è stata sindaco di Locate Triulzi per nove anni, consigliera comunale a Opera dove abita, responsabile dem degli enti locali in provincia. In sintesi un’Area B vivente dall’anima ingrata.Arianna tira il filo e non ne viene a capo. Il suo problema è la corrente: prima che dell’Area B fa parte di «Area dem» di Dario Franceschini, stritolata a Milano fra i bocconiani da apericena di Sala e i centri sociali dell’altro Pierfrancesco, Majorino, il Che di porta Romana. Il suo riferimento politico, Emanuele Fiano, è stato mandato a casa. Così per emergere ha dovuto imparare terminologie come «connessioni materiali e immateriali», «sostenibilità», «economia green e blu». Parole che snocciola in una surreale conversazione su YouTube, riuscendo ad annoiare anche l’intervistatrice piazzata fra le margherite.L’assessore alla Mobilità con la missione di eliminare le macchine ha una storia recente caratterizzata da tre gaffe, tutte compiute nel sacro intento di raggiungere l’obiettivo. La prima è la giustificazione stessa del blocco: «Lo facciamo per migliorare la qualità dell’aria, per intervenire sulle aspettative di salute dei cittadini più fragili come gli anziani». Risposta dei nonni furibondi sui social: «Gli anziani fragili delle case popolari si aiutano evitando gli sfondamenti, i furti, gli ascensori che non salgono, assistendoli con personale pubblico. Questi anziani hanno vissuto 80 anni nello smog milanese e sono sopravvissuti, adesso li tirate in ballo per difendere le vostre ideologie eco-talebane».La seconda gaffe è una ciclabile dimenticata. Visto che il Comune non l’ha realizzata dove serviva, sul ponte della Ghisolfa caro a Giovanni Testori, i cittadini si sono messi in proprio e l’hanno pitturata. Lei l’ha definita «una bravata abusiva». Loro le hanno risposto: «L’assessore stia zitta. Chi l’ha fatta ha solo marcato uno spazio percorso pericolosamente dai ciclisti tutti i giorni». Il terzo inciampo è il più imbarazzante. Per dare ossigeno alle casse asfittiche, l’estate scorsa il Comune ha pensato di aumentare il costo dei biglietti del trasporto pubblico (metro compresa), e Censi ha dato colpa alla Regione: «Ha obbligato noi e tutti i comuni a farlo. Mi stupisce che chi a livello nazionale promette di abbassare le tasse, a livello locale si comporti all’opposto». Non era vero, nella delibera Palazzo Lombardia aveva solo dato la «facoltà di applicare l’adeguamento Istat». Sdeng. Censi, censure e recensioni. Sembra di sentirla: che ne so io di Mobilità? Nelle interviste ammette: «Avrei voluto fare l’insegnante, arrivare a insegnare all’università, approfondire. Però la politica è una cosa bella, anche se c’è chi la fa male». Esclusi i presenti, perché lei si percepisce civil servant, a disposizione del cittadino. Ultimamente predilige quello strano Velociraptor che scorrazza in monopattino: «I dati dimostrano che la loro importanza è fondamentale per percorrere l’ultimo miglio». Che è sempre quello verde. E gli incidenti? «Posto che a noi basta un incidente o un mezzo abbandonato per far scattare l’allarme, a Milano la situazione è virtuosa». Lo è così tanto che nel 2021 in Lombardia ci sono stati 1.300 schianti, 950 solo a Milano.Il tema è secondario, oggi domina l’Area B, la Maginot della bibliotecaria psicologa folgorata sulla via della pedonalizzazione del pianeta. «La Città Metropolitana è la nuova frontiera, bisogna crederci, il futuro è lì». Nell’intervista fra le margherite, Censi vorrebbe andare a fare danni fino a Saronno. Che è in provincia di Varese, ma si sa che i condottieri «carbon neutral» evangelizzano anche all’estero.
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