2018-04-10
Argento e Boldrini unite contro gli italiani
L'attrice e l'ex presidente della Camera partecipano a un summit mondiale sulle donne per denunciare «l'anomalia» del nostro Paese, colpevole di non aver supportato il movimento femminista Me too. In realtà, sono solo infuriate perché tutti le snobbano. Se ci avessero detto qualche mese fa che Laura Boldrini e Asia Argento avrebbero unito le forze per combattere il maschio bianco oppressore, il terrore ci avrebbe paralizzato, come avviene quando ci si trova davanti a un incubo divenuto realtà. Ora che il fatale connubio si è concretizzato, tuttavia, non spaventa più. Il grumo di terrore si scioglie, e nel petto si allarga un salutare sghignazzo. Lo spettacolo, infatti, comincia ad assumere toni grotteschi già sulla prima pagina di Repubblica, che - sotto ai nomi delle due combattenti rosa shocking - squaderna il titolo: «Perché in Italia Me too ha perso la sua battaglia». Verrebbe da dire: con la Argento e la Boldrini alla guida, come pensavate che sarebbe andata a finire, se non con una sconfitta? Il prossimo 12 aprile, le due vestali parteciperanno al summit Women in the World, organizzato negli Stati Uniti dall'ex direttrice del New Yorker, Tina Brown. La premiata ditta B&A (Boldrini e Argento) sarà intervistata da Ronan Farrow, il figlio della celebre Mia che con i suoi articoli ha fatto esplodere il caso Weinstein. Argomento del loro intervento sarà «l'anomalia italiana». Quale sarebbe questa anomalia lo spiega Maria Novella De Luca, sempre su Repubblica: «La questione molestie è diventata un ciclone che stra travolgendo, negli States e non solo, ogni ambito lavorativo. [...] Migliaia le denunce, decine i maschi cacciati anche da posti di altissimo potere. Da noi invece il silenzio». Insomma, il nostro Paese sarebbe colpevole di non essersi accodato alla rivoluzione femminile.«Ho raccontato di essere stata stuprata da Harvey Weinstein quando avevo 20 anni», dice Asia Argento. «In Usa mi hanno creduta, Weinstein è stato cacciato, in Italia invece sono stata derisa e chiamata prostituta, mi hanno minacciata di morte insieme ai miei figli. Come possiamo aspettarci allora che le donne denuncino molestie e violenze se nel nostro Paese chi parla finisce sul banco degli imputati?».Frasi suggestive, peccato si tratti di un cumulo di balle. Tanto per cominciare, la Argento è stata parecchio contestata anche negli Stati Uniti. Pochi giorni fa, il regista Vincent Gallo, nemico giurato di Weinstein, ha raccontato di aver preso le difese di Asia vari anni fa, contestando pubblicamente il produttore americano e ricavandone non pochi grattacapi. «Sono stato male», ha aggiunto Gallo, «quando, invece di parlare con me, Asia negò, cambiò la sua versione e continuò a lavorare con Weinstein, intrattenendo una relazione personale con lui, e ripetendogli altre cose che avevo detto sul suo conto per irritarlo ulteriormente».Dunque non è esattamente vero che in America la Argento sia stata portata in trionfo per le strade e applaudita all'unanimità. Certo, Harvey Weinstein ha dovuto lasciare la sua azienda. Del resto, il Me too serviva proprio a questo: a togliere di mezzo uno dei più voraci squali di Hollywood e a ridisegnare gli equilibri di potere nell'industria dell'intrattenimento. Ma di certo non si è trattato di una battaglia di civiltà, piuttosto di una feroce lotta per il predominio fra miliardari. Soprattutto, però, non è vero che in Italia la psicosi molestie non sia sbarcata. Le denunce sono scattate anche qui, per lo più a mezzo stampa. Sui giornali non si è parlato d'altro per mesi. Secondo B&A, par di capire, il problema è che i maschi non siano stati cacciati dai posti di potere. Beh, anche questa è una mezza verità. Il regista Fausto Brizzi è stato massacrato dai media, il suo nome è stato cancellato dai crediti di un film campione di incassi da lui girato. Che cosa vogliono di più la Argento e la Boldrini? Processi sommari ed esecuzioni di massa? Vogliono Brizzi in galera anche se non è nemmeno entrato in un'aula di tribunale? Se il grande successo del Me too consiste nell'aver fatto fuori un po' di uomini potenti sulla base di testimonianze pubblicate sui giornali, c'è ben poco di cui gioire.Dice ancora la Argento: «Sulla stampa americana io sono stata definita “eroica" per aver denunciato quello che mi era successo quando avevo 20 anni e in Italia invece colpevolizzata». A suo dire, questo atteggiamento ha danneggiato le donne italiane che pensavano di denunciare le violenze subite: «Hanno visto come sono stata trattata, insultata, minacciata e di certo si sono tirate indietro». La realtà, semmai, è un'altra. Il movimento Me too, le intemerate di Rose McGowan, della Argento medesima e delle mille attiviste al seguito non hanno fatto altro che confondere le carte. Hanno allargato a dismisura il confine della molestia, trasformando pure le strette di mano in un sopruso maschilista. In questo modo, hanno annacquato la violenza vera. Hanno buttato in un unico calderone molestie reali, molestie percepite, stupri e abusi. Hanno dimenticato la cristallina verità espressa dalla scrittrice femminista Margaret Atwood, che nel celebre racconto Fantasie di stupro scriveva: «Lo stupro è quando uno ti punta un coltello alla gola e vuole farlo contro la tua volontà». Un po' diverso da un ricco produttore cinematografico che fa il porcello. Tanto che la stessa Atwood, parlando del Me too, ha invitato le nuove guerrigliere a evitare «la caccia alle streghe». Ovviamente, il suo consiglio non è stato seguito. Tutto è diventato molestia, tutto violenza. «I leghisti bruciano in piazza l'effigie della presidente Boldrini, ma alla fine, tranne un po' di proteste non succede nulla», continua la Argento. È un'altra bufala, perché l'episodio da lei citato sul fantoccio dato alle fiamme non è una manifestazione di odio, ma una tradizione goliardica di Busto Arsizio, dove nel corso degli anni sono stati bruciati manichini raffiguranti fior di politici, uomini e donne.«Bisogna saper riconoscere la molestia», spiega Laura Boldrini. «È entrata talmente nel costume che si è normalizzata. Si deve lavorare sulla consapevolezza. Fin dalle scuole. Ma questa rassegnazione è figlia anche della mancanza di libertà economica delle donne». Certo, peccato che né il Me too né altri movimenti servano a garantire alla popolazione femminile migliori condizioni economiche. Servono, appunto, a donare visibilità, premi e stipendi più alti a una minoranza femminile che è già potente, e che usa i diritti di tutte per garantire il privilegio di poche. Un privilegio che B&A temono di perdere, per questo sbraitano e scalciano.La Argento lamenta di essere stata zittita e maltrattata. Forse non ricorda quando fu lei, nel febbraio 2017, a pubblicare sui social una foto di Giorgia Meloni a cena, con il commento: «La schiena lardosa della ricca e svergognata fascista ritratta al pascolo». Dimentica, Asia, che oltre cento attrici italiane si sono accodate alla sua protesta anti molestie, solo che lei le ha mandate al diavolo, accanendosi in particolare su Cristiana Capotondi, rea di aver difeso Fausto Brizzi. La Boldrini, invece, accusa la stampa di non dare abbastanza spazio alla violenza sulle donne. Peccato sia stata proprio Laura la prima a tacere di fronte agli stupri commessi da immigrati, davanti alle violenze subite dalle donne musulmane. La verità è che in Italia il Me too è arrivato eccome, e ha fatto male ai maschi (quelli bianchi e occidentali) e alle femmine. Ad aver perso non è stato questo ridicolo movimento. Piuttosto, ad aver perso sono state Asia Argento e Laura Boldrini, che non hanno ottenuto la ricompensa che volevano e sono state rifiutate persino dai loro compagni di schieramento. Adesso vengono a farci la moralina, ma confondono i drammi reali delle donne con i piagnistei delle femminucce.
(Totaleu)
«Tante persone sono scontente». Lo ha dichiarato l'eurodeputato della Lega in un'intervista al Parlamento europeo di Strasburgo.