2021-02-26
«Arcuri era agitato, parlò con Benotti. Carte a posto in vista dell’inchiesta»
Il verbale del magistrato della Corte dei conti, Mauro Bonaretti: «Il giornalista per noi era inaffidabile» Ma Mr Invitalia difese il broker sul prezzo delle protezioni anche dopo gli articoli sulle maxi provvigioniIn tv Mario Benotti, indagato per una fornitura di mascherine cinesi da 1,25 miliardi di euro, continua a dichiarare di aver ricevuto l'incarico di trovare i dispositivi di protezione dall'«amico» Domenico Arcuri. E ogni volta l'ufficio stampa di quest'ultimo lo smentisce, accusandolo di millantare una relazione personale con il commissario. Lunedì a Quarta Repubblica Benotti ha anche rivelato che le sue comunicazioni con Arcuri si interruppero quando, intorno al 7 maggio 2020, il commissario, accompagnato dal collaboratore Mauro Bonaretti, si recò sotto il suo ufficio per dirgli «che a Palazzo Chigi lo avevano informato che c'era un'indagine su tutta questa situazione, forse dei servizi» e per chiedergli di sospendere i rapporti tra loro. Anche questa ricostruzione è stata smentita dall'ufficio stampa di Arcuri.Su questi e altri punti il 4 dicembre scorso è stato sentito dai pm di Roma come persona informata dei fatti proprio Bonaretti. E le sue dichiarazioni, un po' a sorpresa, sembrano, almeno in parte, dare ragione a Benotti. Per esempio, il consigliere cita un incontro tra lui, Arcuri e Benotti: «Credo sia stato subito dopo il mio arrivo alla struttura, tra aprile e maggio 2020. lo ero fisicamente presente all'inizio, perché mi trovavo in compagnia di Arcuri; poi, ho lasciato che Arcuri e Benotti parlassero per conto loro. Non so dire perché io affermi nella conversazione (intercettata, ndr) che Arcuri fosse agitato. Credo per lo stress per il suo impegno istituzionale». Nel verbale il magistrato ammette: «Sapevo esistesse un rapporto tra Benotti ed Arcuri. Credo si siano conosciuti quando Benotti lavorava nella segreteria di Sandro Gozi (tra il 2014 e il 2015). Poi, ci fu un incontro con Arcuri quando si trattò della questione di Alitalia, rispetto alla quale Benotti propose un fondo internazionale, Kasoggi, proposta che non andò a buon fine, in quanto assolutamente velleitaria». La descrizione che Bonaretti fa di Benotti è quella di un chiacchierone («ne dice talmente tante») inaffidabile. Il testimone dice anche di non aver «mai saputo di provvigioni ottenute da Benotti» sino all'uscita dei nostri articoli. E poi racconta i loro rapporti altalenanti: «Dopo aprile di quest'anno, ho evitato di sentire Benotti. In passato, si era fatto vivo molto spesso per avere avuto dei problemi di crisi societaria e mi chiedeva continuamente aiuto per accesso a credito bancario. Aveva, peraltro, una brutta storia con Leonardo, società con la quale aveva una lite in corso, dai contorni per me poco chiari». In un'intercettazione del 20 ottobre 2020 Bonaretti spiega a Benotti perché Arcuri non lo voglia più vedere e il magistrato con i pm deve spiegare alcune passaggi di quel colloquio: «Quando affermo “guarda che l'ha fatto in funzione protettiva", l'ho detto, molto probabilmente, per dirgli che Arcuri non gli voleva male, non ce l'aveva con lui». A dire di Bonaretti, il commissario avrebbe detto: «Voglio evitare che Mario si sporca». Che cosa significava? «Quello che c'è scritto è quello che ho colto. Più di quello non so. Intendevo dire: non è che ti vuole male, ti vuole proteggere, ma, ripeto, da che cosa non sapevo e non so». Il verbale prosegue: «È vero che Arcuri mi ha detto di essere preoccupato per Mario, ma non mi ha detto perché […]. La preoccupazione era riferita a questa condizione di Mario di darsi da fare in mille rivoli […] per questo suo attivismo. Io ho ricondotto questa preoccupazione alla condizione di precarietà di Benotti […] pronto ad intraprendere mille imprese» ribadisce Bonaretti. Ma nonostante la pessima opinione che Arcuri sembrava avere del giornalista, gli ha affidato la ricerca delle mascherine che dovevano proteggere gli italiani travolti dalla pandemia. «Benotti afferma di avere aiutato Arcuri, di essere stato sveglio anche di notte per tre mesi» fanno notare dubbiosi i magistrati. Bonaretti: «Questo me l'ha confermato anche Arcuri, in seguito alla conversazione con Benotti […]. Arcuri mi ha confermato che Benotti lo aveva aiutato a reperire mascherine, in un momento difficile; in particolare, mascherine certificate CE, acquistate senza acconti. In ogni caso, a parte questa vicenda, consideravamo Benotti soggetto non molto affidabile, proprio per questa sua propensione ad intraprendere i più vari affari finanziari».Bonaretti ricorda anche un incontro al bar con Benotti, quando Arcuri aveva già preso le distanze e il giornalista temeva gli stesse arrivando «addosso» un'inchiesta: «Gli ho chiesto se non avesse fatto qualcosa di male. E Benotti mi ha risposto che aveva fatto solo del bene, per avere portato mascherine in Italia. Gli ho detto: “Al limite avrai preso delle provvigioni" […]. Mi sembra, anche, di avergli anche replicato che non era vietato prendere provvigioni, salvo che non ne avesse fatto un uso improprio». Il 19 novembre arriva lo scoop della Verità che svela l'esistenza di un'indagine. I pm chiedono: «Dopo l'uscita giornalistica del caso non ha mai commentato con Arcuri che una persona da noi considerata inaffidabile e che lei poco fa ha definito essere persona che portava proposte velleitarie, aveva ricevuto provvigioni per più di dieci milioni di euro?». Bonaretti: «Sì, ne ho parlato. Ma Arcuri mi ha risposto che Benotti gli ha portato Andrea Tommasi che si è rivelato affidabile grado di evadere effettivamente una fornitura a marchio CE e senza acconti. Arcuri mi ha anche confermato che il prezzo offerto era congruo». Dopo il nostro articolo un altro membro dello staff, Antonio Fabbrocini, avrebbe ricevuto l'incarico di preparare documentazione per i magistrati «da mostrare in caso di indagine penale»: «Ovviamente, immaginavamo potesse esserci: anche a noi sono sembrati enormi i compensi ottenuti dagli intermediari». Il verbale racconta, infine, come Benotti, dopo essere stato sfiorato dell'indagine Vatileaks 2, sia diventato consulente giuridico al ministero delle Infrastrutture e trasporti, dove Bonaretti era capo di gabinetto: «Una volta scagionato dalla gendarmeria pontificia, si rivolse alla politica, chiedendo una sorta di riabilitazione morale, perché era stato allontanato da Gozi, proprio per via della detta vicenda giudiziaria, nella quale era stato riconosciuto innocente. Pertanto, fu riammesso al Ministero delle Infrastrutture, a titolo gratuito come mio consigliere; si decise così, per conferirgli una sorta di risarcimento morale. In particolare, fu il monsignor Parolin (Pietro, cardinale e Segretario di Stato vaticano, ndr) a, diciamo così, accreditarcelo. Da quel momento, certamente il rapporto tra me e Benotti si è fatto più stretto».
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