2019-12-10
Arcelor e l’esecutivo si danno 10 giorni per siglare un patto davanti ai giudici
Proseguono le trattative in vista dell'udienza del 20 dicembre, sul piatto la mano dello Stato con Cdp. L'obiettivo è un'intesa che aiuti la gestione degli esuberi.Per il salvataggio dell'Ilva gli occhi sono tutti puntati sull'incontro di oggi al ministero dello Sviluppo economico con l'ad di Arcelor Mittal Italia, Lucia Morselli.L'idea che potrebbe portare a una soluzione è quella per cui lo Stato entri nell'Ilva attraverso il ministero dell'Economia e delle finanze. Ieri la conferma è arrivata anche dalle istituzioni. Con i Mittal «c'è un negoziato in corso» ed «è prevista anche la partecipazione di aziende a partecipazione pubblica», ha detto ieri il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.«Lo Stato entra attraverso il Mef», ha sottolineato il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, spiegando che «ci sono alcune ipotesi, lo Stato deve essere garante anche dell'attuazione del piano industriale. Se Mittal segnala un problema è perché non ha attuato il piano che aveva firmato: lo Stato entra anche per controllare quello che fa il privato, sulle ipotesi circa le modalità di ingresso dello Stato sta lavorando Gualtieri».«Quando i privati come in questo caso non ce la fanno», ha proseguito il ministro, «è giusto che ci sia lo Stato, che in settori strategici come l'acciaio decide di intervenire per garantire la continuità della produzione e gli interventi ambientali necessari». Patuanelli ha anche smentito le indiscrezioni secondo cui Mittal avrebbe offerto un miliardo in cambio della risoluzione definitiva di ogni rapporto sulla vicenda dell'ex Ilva. «Si tratta di una bufala totale», ha detto, «non c'è nessuna interlocuzione in tal senso».L'ipotesi è insomma che gli indiani di Arcelor Mittal accettino un partner statale. Il primo passo di questo potenziale sodalizio è innanzitutto che l'altoforno 2 continui a operare. Diversamente, il suo spegnimento sarebbe irreversibile e questo comporterebbe problemi enormi per le trattative. Ieri però è arrivata una notizia positiva. Per la Procura di Taranto l'Ilva in amministrazione straordinaria può avere la proroga per l'uso dell'altoforno 2 con lo scopo di effettuare gli ulteriori lavori di messa in sicurezza. Il via libera è arrivato dopo la relazione del custode giudiziario dell'area a caldo, Barbara Valenzano, che ha espresso il suo parere favorevole e lo ha trasmesso al giudice del dibattimento, Francesco Maccagnano.Certo, ciò non significa che l'altoforno non verrà spento, ma di sicuro ora ci sono maggiori possibilità che il giudice Maccagnino tra oggi e domani possa accordare la proroga. Rimangono però ancora diversi dubbi da risolvere: come ha sottolineato Valenzano, se da un lato Ilva in amministrazione straordinaria ha depositato entro il termine previsto (il 13 novembre) l'analisi dei rischi legati all'altoforno, dall'altro Arcelor Mittal non aveva ancora applicato le modificate procedure operative mirate ad ottenere più sicurezza sull'impianto.Una volta risolto il nodo dell'altoforno, l'obiettivo del governo è trovare un piano congiunto con Arcelor Mittal entro il 20 dicembre, giorno in cui è prevista un'udienza al tribunale di Milano per discutere di tutti gli atti legali che condurrebbero la multinazionale dell'acciaio a lasciare l'Italia. Con un accordo, l'iter si bloccherebbe. Proprio in quest'ottica, il ministro Patuanelli ha convocato al Mise per giovedì prossimo le organizzazioni sindacali e i commissari per un incontro su Ilva in amministrazione straordinaria.L'obiettivo di Giuseppe Conte e Stefano Patuanelli, insomma, è chiaro: ridurre al massimo i licenziamenti. Il progetto cui sta lavorando il ministro dello Sviluppo economico prevede che vengano ridotti gli esuberi drasticamente: a regime, il governo vorrebbe limitarli ai 1.800 che sono rimasti nella vecchia amministrazione straordinaria e sono ora in cassa integrazione.Secondo le intenzioni del governo, il Cantiere Taranto prevede anche un fondo straordinario da 50 milioni che consentirebbe di dare sgravi contributivi fino al 100% per tre anni a chi assume lavoratori provenienti dal polo siderurgico. Tutti gli altri lavoratori dovrebbero essere mantenuti grazie a Snam e soprattutto a Cdp (si sta cercando un modo per evitare che l'intervento della Cassa si configuri come aiuto di Stato e incorra in sanzioni da parte della Commissione europea).Il Cantiere Taranto, tassello fondamentale per il salvataggio dello stabilimento pugliese, è però in ritardo. Lo scorso venerdì 6 dicembre, il presidente della Camera di commercio di Taranto, Luigi Sportelli, il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, il presidente della Provincia di Taranto, Giovanni Gugliotti, il presidente dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio, Sergio Prete, hanno scritto al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, chiedendo un incontro urgente di aggiornamento sul Cantiere e sulla vicenda Ilva. Il problema è infatti che, oltre ai problemi con Arcelor Mittal, non si è mosso ancora nulla di concreto per quanto riguarda le aziende del territorio che dovrebbero far parte del Cantiere Taranto. La riunione del tavolo istituzionale permanente per l'area di Taranto convocata per il 18 dicembre, infatti, è stata fatta slittare al 17 gennaio. Un fatto che le istituzioni locali definiscono non certo «un segnale positivo» per un evento che avrebbe rappresentato l'occasione per avviare un confronto sui temi del Cantiere.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)