
L'Aquarius arriva a Valencia e il premier iberico annuncia che i migranti economici saranno respinti. Così vengono a galla le bugie dei media italiani.Da un lato ci sono gli uomini, dall'altro le bestie. Lo disse - era il 2015 - Matteo Renzi, quello noto per aver barattato in sede europea un pochino di flessibilità con l'accoglienza indiscriminata. Lo ripete, ora, la gran parte dei giornali italiani. Ieri Antonio Polito, sul Corriere della Sera, se la prendeva con il «cattivismo» del nuovo governo. L'Espresso ha piazzato in copertina Matteo Salvini, accusato di non essere umano, mettendolo a confronto con un «uomo vero» ossia Aboubakar Soumahoro, il «sindacalista dei migranti» calabresi. Sempre ieri, sulla Stampa, Domenico Quirico ha celebrato la superiorità morale iberica, in un commovente editoriale intitolato «Spagnoli brava gente». Già: dalle nostre parti è pieno di cinici, mentitori, politici spietati e feroci. In Spagna, invece, hanno tutti un cuore grande e le braccia spalancate. Peccato che, negli ultimi anni, la Spagna abbia accolto appena il 13,7% dei profughi (cioè i rifugiati veri, quelli che scappano da guerre e carestie, non i migranti economici) che avrebbe dovuto prendere in base alle quote europee. E infatti la Ong Oxfam, nel 2017, ha chiesto al Consiglio Ue di aprire una procedura d'infrazione contro Madrid per violazione degli accordi su accoglienza e delocalizzazione dei rifugiati. Non solo: il governo iberico è sempre stato celere nei rimpatri di clandestini, e a quanto pare non ha nessuna intenzione di cambiare atteggiamento. Il nuovo premier, Pedro Sánchez, lo ha fatto capire fin da subito. Ha detto che si sarebbe preso i migranti a bordo dell'Aquarius, ma ha immediatamente specificato che si trattava di una gentilezza «una tantum», che non si sarebbe ripetuta. Dalle nostre parti il socialista è stato celebrato alla stregua di un santo, ma forse chi lo elegge a maestro di umanità ha sbagliato un paio di conti. La Spagna non ha alcuna intenzione di tenersi i migranti sgraditi, anzi. Lo ha scritto bene il Fatto quotidiano: quando l'Aquarius è approdata a Valencia, domenica, nessuno degli stranieri a bordo si è presentato alle autorità spagnole munito di documenti. Alle persone a bordo (di 26 nazionalità diverse) «sono stati consegnati tre moduli: il primo per chiedere il permesso di 45 giorni per motivi umanitari; il secondo, una pre domanda di protezione internazionale, per un appuntamento, con data e ora, in cui formalizzare la richiesta di rifugio; il terzo, la stessa cosa con destinazione Francia». Sapete che vuol dire? Che una parte dei migranti (soprattutto maghrebini) dell'Aquarius forse otterrà protezione da parte della Francia. Un'altra parte, più piccola, potrebbe effettivamente essere accolta in Spagna. Ma tutti i migranti economici, nel giro di poco più di un mese, saranno gentilmente rimpatriati. Altro che porte aperte a tutti: chi non ha diritto allo status di rifugiato sarà rimandato indietro. L'amico Sánchez lo ha detto chiaramente: chi non ha «le carte in regola, in Spagna non può restare». Secondo alcuni illustri commentatori il nostro Paese dovrebbe prendere lezioni da un Paese che, fra mille manfrine, ha accolto una nave, e subito ha messo in chiaro che rimanderà indietro la gente superflua. Niente male. Oddio, in verità non c'è troppo da stupirsi. L'intera vicenda dell'Aquarius è stata costellata di stupidaggini, bufale, falsità diffuse scientemente al solo scopo di mettere in cattiva luce il governo italiano. La scorsa settimana, più di un giornale (Repubblica in testa) ha scritto che forse gli stranieri a bordo non sarebbero mai giunti vivi in Spagna. Eppure, guarda un po', sono arrivati tutti, nessuno si è gettato in mare, nessuno, al momento dello sbarco, si trovava fra la vita e la morte. Sono approdati sani e salvi, scortati dalle navi italiane e foraggiati dalla Marina e dalla Guardia costiera italica. Questo, però, non è bastato a far cessare il canto delle cornacchie. Ieri, in prima pagina, Repubblica esibiva questo titolo: «Il grande bluff di Salvini. Ferma le Ong, non gli arrivi». Su che cosa si basa la polemica? Sul fatto che «la stretta del governo non ferma gli sbarchi: oltre 2.000 migranti in 8 giorni». Interessante. Fateci capire. Se Salvini non fa entrare le Ong nei porti italiani è un verme senza dignità che sfrutta la sofferenza dei migranti, come sostiene Roberto Saviano. Ma se fa entrare le navi della Marina con il loro bel carico di stranieri, è un buffone che non mantiene le promesse. C'è un altro particolare curioso: se in 8 giorni sono sbarcate oltre 2.000 persone, vuol dire che l'emergenza c'è o non c'è? Perché, a sentire il Pd, pare che non ci sia nessun allarme sbarchi. Repubblica, invece, descrive una situazione decisamente peggiore... A sinistra, par di capire, hanno poche idee ma ben confuse. La realtà, intanto, ci comunica una situazione abbastanza precisa. Dimostra, cioè, che questo governo non sta affatto giocando sulla pelle della gente. Rifiuta l'approdo ai taxi del mare, alle Ong che pretendono di fare i propri comodi nel Mediterraneo. Però non lascia proprio nessuno in balia delle onde. L'Aquarius è stata assistita e scortata, chi a bordo si trovava in difficoltà è stato portato a terra per essere curato, gli altri sono giunti in Spagna in buone condizioni. Gli altri migranti che vengono condotti dagli scafisti in mezzo al mare vengono recuperati e tratti in salvo dalle navi militari, in attesa che il lavoro diplomatico in Europa e in Libia porti frutti. No, in Italia non c'è in giro nessuna bestia. Ci sono soltanto troppe bufale.
Lirio Abbata (Ansa)
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(Stellantis)
Nel 2026 il marchio tornerà a competere nella massima categoria rally, dopo oltre 30 anni di assenza, con la Ypsilon Rally2 HF. La storia dei trionfi del passato dalla Fulvia Coupé alla Stratos alla Delta.
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Lo ha annunciato uno dei protagonisti degli anni d'oro della casa di Chivasso, Miki Biasion, assieme al ceo Luca Napolitano e al direttore sportivo Eugenio Franzetti: la Lancia, assente dal 1992 dalla massima categoria rallystica, tornerà protagonista nel campionato Wrc con la Ypsilon Rally2 HF. La gara d'esordio sarà il mitico rally di Monte Carlo, in programma dal 22 al 26 gennaio 2026.
Lancia è stata per oltre quarant’anni sinonimo di vittoria nei mondiali di Rally. Un dominio quasi senza rivali, partito all’inizio degli anni Cinquanta e terminato con il ritiro dalle competizioni all’inizio degli anni Novanta.
Nel primo dopoguerra, la casa di Chivasso era presente praticamente in tutte le competizioni nelle diverse specialità: Formula 1, Targa Florio, Mille Miglia e Carrera. All’inizio degli anni ’50 la Lancia cominciò l’avventura nel circo dei Rally con l’Aurelia B20, che nel 1954 vinse il rally dell’Acropoli con il pilota francese Louis Chiron, successo replicato quattro anni più tardi a Monte Carlo, dove al volante dell’Aurelia trionfò l’ex pilota di formula 1 Gigi Villoresi.
I successi portarono alla costituzione della squadra corse dedicata ai rally, fondata da Cesare Fiorio nel 1960 e caratterizzata dalla sigla HF (High Fidelity, dove «Fidelity» stava alla fedeltà al marchio), il cui logo era un elefantino stilizzato. Alla fine degli anni ’60 iniziarono i grandi successi con la Fulvia Coupè HF guidata da Sandro Munari, che nel 1967 ottenne la prima vittoria al Tour de Corse. Nato ufficialmente nel 1970, il Mondiale rally vide da subito la Lancia come una delle marche protagoniste. Il trionfo arrivò sempre con la Fulvia 1.6 Coupé HF grazie al trio Munari-Lampinen-Ballestrieri nel Mondiale 1972.
L’anno successivo fu presentata la Lancia Stratos, pensata specificamente per i rallye, la prima non derivata da vetture di serie con la Lancia entrata nel gruppo Fiat, sotto il cui cofano posteriore ruggiva un motore 6 cilindri derivato da quello della Ferrari Dino. Dopo un esordio difficile, la nuova Lancia esplose, tanto da essere definita la «bestia da battere» dagli avversari. Vinse tre mondiali di fila nel 1974, 1975 e 1976 con Munari ancora protagonista assieme ai navigatori Mannucci e Maiga.
A cavallo tra i due decenni ’70 e ’80 la dirigenza sportiva Fiat decise per un momentaneo disimpegno di Lancia nei Rally, la cui vettura di punta del gruppo era all’epoca la 131 Abarth Rally.
Nel 1982 fu la volta di una vettura nuova con il marchio dell’elefantino, la 037, con la quale Lancia tornò a trionfare dopo il ritiro della casa madre Fiat dalle corse. Con Walter Röhrl e Markku Alèn la 037 vinse il Mondiale marche del 1983 contro le più potenti Audi Quattro a trazione integrale.
Ma la Lancia che in assoluto vinse di più fu la Delta, che esordì nel 1985 nella versione speciale S4 sovralimentata (S) a trazione integrale (4) pilotata dalle coppie Toivonen-Wilson e Alen-Kivimaki. Proprio durante quella stagione, la S4 fu protagonista di un drammatico incidente dove morì Henri Toivonen assieme al navigatore Sergio Cresto durante il Tour de Corse. Per una questione di giustizia sportiva il titolo piloti fu tolto alla Lancia alla fine della stagione a favore di Peugeot, che era stata accusata di aver modificato irregolarmente le sue 205 Gti.
L’anno successivo esordì la Delta HF 4WD, che non ebbe rivali con le nuove regole del gruppo A: fu un dominio assoluto anche per gli anni successivi, dove la Delta, poi diventata HF Integrale, conquistò 6 mondiali di fila dal 1987 al 1992 con Juha Kankkunen e Miki Biasion. Lancia si ritirò ufficialmente dal mondo dei rally nel 1991 L’ultimo mondiale fu vinto l’anno successivo dal Jolly Club, una scuderia privata appoggiata dalla casa di Chivasso.
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