2023-02-22
«Ad aprile conferenza per la ricostruzione»
Giorgia Meloni e Volodymyr Zelensky (Ansa)
Giorgia Meloni nei luoghi delle stragi di Bucha e Irpin. A Kiev, annuncia un tavolo per la fase postbellica. Escluso per ora l’invio di caccia. Replica allo zar sugli aiuti sanitari: «Era un altro mondo». Volodymyr Zelensky caustico col Cavaliere: «Non gli hanno mai bombardato casa».L’Italia sta rilanciando il proprio ruolo internazionale. Ieri, Giorgia Meloni si è recata in visita a Kiev, dove ha incontrato nel pomeriggio il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. In una conferenza stampa congiunta, il presidente del Consiglio italiano ha assicurato sostegno a Kiev sotto il profilo politico, militare e umanitario, invocando «il rispetto del diritto internazionale». «Qua non è in gioco la teoria o numeri astratti ma la vita e la morte della persone, è impossibile girarsi dall’altra parte e sarebbe molto stupido farlo perché gli interessi dell’Ucraina coincidono con quelli dell’Europa», ha affermato. La Meloni ha parlato anche della ricostruzione ucraina. «L’Italia lavora a una conferenza sulla ricostruzione da tenersi in aprile. Serve un cambio di passo, bisogna lavorare da adesso, penso che l’Italia possa recitare un ruolo da protagonista con le sue eccellenze strategiche», ha detto. Il nostro premier ha invece per ora escluso l’invio di caccia. «Quando c’è un aggredito tutte le armi sono difensive. Al momento non c’è sul tavolo l’invio di aerei, è una decisione da prendere con i partner internazionali», ha affermato. «L’Italia sa che abbiamo gli stessi valori, parliamo lingue diverse ma ci capiamo», ha detto Zelensky, non risparmiando tuttavia delle frecciate a Silvio Berlusconi per le sue recenti dichiarazioni sulla crisi ucraina («La sua casa non è mai stata bombardata»). «Per me valgono i fatti e qualsiasi cosa il Parlamento è stato chiamato a votare a sostegno dell’Ucraina i partiti che fanno parte della maggioranza l’hanno votata», ha detto la Meloni sulla questione, rivendicando la compattezza della coalizione italiana di centrodestra. E a Vladimir Putin, che aveva rinfacciato all’Italia gli aiuti contro il Covid, ha replicato: «Il tempo del Covid era un altro mondo. Il mondo è cambiato dopo il 24 febbraio e non è una scelta che abbiamo fatto noi». L’inquilina di Palazzo Chigi era arrivata nella capitale ucraina nella mattinata di ieri. «Credo sia doveroso essere qua per ribadire la posizione del governo italiano e forse anche rendersi conto personalmente di quel che serve a un popolo che si batte per la libertà», aveva detto appena scesa dal treno. Il presidente del Consiglio si era quindi recato a Bucha, dove aveva deposto una corona di fiori in memoria delle vittime del massacro perpetrato in loco dalle truppe russe l’anno scorso. La Meloni si era successivamente spostata a Irpin, donandole due generatori. «Una parte del mio cuore sperava che Putin dicesse parole diverse, aspettandosi un passo avanti. Quello che abbiamo sentito stamani è la solita propaganda ma i fatti sono diversi: ha detto che lavora per la diplomazia, per evitare il conflitto, ma la verità è che c’è qualcuno che è l’invasore e qualcuno che si sta difendendo, e il paradosso è che chi è vittima di questa aggressione sta comunque cercando di presentare un piano di pace», aveva inoltre affermato l’inquilina di Palazzo Chigi, commentando il discorso pronunciato ieri dal presidente russo. Insomma, il supporto del governo italiano all’Ucraina si sta intensificando ulteriormente. È del resto in questo quadro che oggi pomeriggio si terrà alla Camera dei deputati una conferenza stampa di Fratelli d’Italia in sostegno di Kiev: un’iniziativa promossa dal capogruppo di Fratelli d’Italia alla commissione Esteri di Montecitorio, Giangiacomo Calovini. Si tratta di un evento a cui prenderanno parte anche i parlamentari Tommaso Foti e Giulio Tremonti. Proprio l’altro ieri la commissione Esteri della Camera ha approvato all’unanimità una risoluzione che riconosce l’Holodomor come genocidio perpetrato dall’Urss. Tutto questo dimostra che il governo italiano non è affatto isolato. Ricordiamo che, pur non essendo riuscita a incontrarlo personalmente in Polonia, l’altro ieri la Meloni ha avuto un colloquio telefonico con Joe Biden: colloquio in cui, secondo una nota di Palazzo Chigi, «i due leader hanno discusso del loro stretto coordinamento in corso sul sostegno all’Ucraina, compresa l’assistenza in materia di sicurezza, economica e umanitaria». Tra l’altro, sempre l’altro ieri, la Meloni ha avuto un incontro a Varsavia con il presidente polacco Andrzej Duda: quello stesso Duda che, secondo Cnn, è stato ieri pubblicamente ringraziato da Biden per il sostegno al popolo ucraino. È bene ricordare che Duda appartiene al partito Diritto e giustizia: una delle principali formazioni politiche in seno a quell’Ecr di cui la Meloni è presidente. La sponda con i conservatori polacchi non isola quindi l’attuale governo di Roma ma, al contrario, lo avvicina agli Stati Uniti: una dinamica funzionale ad arginare le mire (non esattamente filoitaliane) dell’asse francotedesco. Non solo. Secondo Cnn, proprio ieri si è recata a Kiev una delegazione di parlamentari statunitensi, guidata dal presidente della commissione Esteri della Camera, il deputato repubblicano Michael McCaul. Senza trascurare che la sponda polacca può aiutare Roma a contare maggiormente in seno all’Alleanza atlantica: un fattore decisivo soprattutto in vista di un eventuale rilancio del suo fianco meridionale. Non dobbiamo infatti trascurare che si registrano numerosi anelli di congiunzione tra la crisi ucraina e il Mediterraneo. Non è infine un mistero che Roma e Varsavia stanno lavorando alla costruzione di un’alleanza tra Ecr e Ppe in vista delle prossime elezioni europee: una maggioranza benedetta da Washington, che spera in un blocco europeo atlantista. Un blocco quindi ben lontano dalle posizioni storicamente filorusse e filocinesi del Pse.
Thierry Sabine (primo da sinistra) e la Yamaha Ténéré alla Dakar 1985. La sua moto sarà tra quelle esposte a Eicma 2025 (Getty Images)
La Dakar sbarca a Milano. L’edizione numero 82 dell’esposizione internazionale delle due ruote, in programma dal 6 al 9 novembre a Fiera Milano Rho, ospiterà la mostra «Desert Queens», un percorso espositivo interamente dedicato alle moto e alle persone che hanno scritto la storia della leggendaria competizione rallystica.
La mostra «Desert Queens» sarà un tributo agli oltre quarant’anni di storia della Dakar, che gli organizzatori racconteranno attraverso l’esposizione di più di trenta moto, ma anche con memorabilia, foto e video. Ospitato nell’area esterna MotoLive di Eicma, il progetto non si limiterà all’esposizione dei veicoli più iconici, ma offrirà al pubblico anche esperienze interattive, come l’incontro diretto con i piloti e gli approfondimenti divulgativi su navigazione, sicurezza e l’evoluzione dell’equipaggiamento tecnico.
«Dopo il successo della mostra celebrativa organizzata l’anno scorso per il 110° anniversario del nostro evento espositivo – ha dichiarato Paolo Magri, ad di Eicma – abbiamo deciso di rendere ricorrente la realizzazione di un contenuto tematico attrattivo. E questo fa parte di una prospettiva strategica che configura il pieno passaggio di Eicma da fiera a evento espositivo ricco anche di iniziative speciali e contenuti extra. La scelta è caduta in modo naturale sulla Dakar, una gara unica al mondo che fa battere ancora forte il cuore degli appassionati. Grazie alla preziosa collaborazione con Aso (Amaury Sport Organisation organizzatore della Dakar e partner ufficiale dell’iniziativa, ndr.) la mostra «Desert Queens» assume un valore ancora più importante e sono certo che sarà una proposta molto apprezzata dal nostro pubblico, oltre a costituire un’ulteriore occasione di visibilità e comunicazione per l’industria motociclistica».
«Eicma - spiega David Castera, direttore della Dakar - non è solo una fiera ma anche un palcoscenico leggendario, un moderno campo base dove si riuniscono coloro che vivono il motociclismo come un'avventura. Qui, la storia della Dakar prende davvero vita: dalle prime tracce lasciate sulla sabbia dai pionieri agli incredibili risultati di oggi. È una vetrina di passioni, un luogo dove questa storia risuona, ma anche un punto d'incontro dove è possibile dialogare con una comunità di appassionati che vivono la Dakar come un viaggio epico. È con questo spirito che abbiamo scelto di sostenere il progetto «Desert Queens» e di contribuire pienamente alla narrazione della mostra. Partecipiamo condividendo immagini, ricordi ricchi di emozioni e persino oggetti iconici, tra cui la moto di Thierry Sabine, l'uomo che ha osato lanciare la Parigi-Dakar non solo come una gara, ma come un'avventura umana alla scala del deserto».
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