2020-04-25
Appello per ripristinare le funzioni religiose
Una lettera di professori e professionisti chiede che i fedeli possano tornare alla vita di comunità.La libertà di culto, ha scritto Alexis de Tocqueville, è «la prima, la più santa, la più sacra di tutte le libertà umane». Lo richiama l'appello promosso dal Comitato valori e identità religiose di «Lettera 150», dal numero iniziale di coloro che - professori universitari e professionisti - hanno cominciato a ragionare sull'Italia del dopo emergenza.L'appello ricorda che «da domenica 8 marzo sono sospese in tutta Italia le cerimonie religiose pubbliche; persino i riti funebri, la cui celebrazione è ritenuta dai tempi della civiltà classica un diritto inalienabile». Con i problemi che abbiamo registrato proprio in questi ultimi giorni, quando taluni interventi delle forze dell'ordine e delle polizie locali hanno destato sconcerto vivissimo anche nei non credenti. È noto l'episodio, avvenuto nella Diocesi di Cremona, con il tentativo di interruzione della celebrazione eucaristica e con le multe comminate ai presenti. Comportamenti difficilmente giustificabili anche alla luce della normativa emergenziale che avrebbe dovuto prevedere cautele ma mai la chiusura dei luoghi di culto, rimasti aperti durante le pestilenze e le guerre, anche sotto i bombardamenti. Ha concorso in questa confusione delle regole anche l'incerta difesa delle autorità religiose che avrebbero dovuto pretendere che fosse consentito alle chiese di rimanere aperte e ai sacerdoti di celebrare le messe, naturalmente nel rispetto del distanziamento sociale e con l'uso di dispositivi di protezione individuale. Considerato che, come ha ricordato nei giorni scorsi papa Francesco, la Chiesa vive nella comunità, con il concorso delle persone che rendono effettiva la vita spirituale. Queste dovrebbero essere le regole da definire nei prossimi giorni, in modo che non avvenga più che all'uomo sia sottratta la possibilità esercitare il proprio culto. Ugualmente, ricorda l'appello, dovrebbe essere consentito «ai sacerdoti che lo desiderino» (sottraendoli all'obbligo di autocertificazione) di «recarsi presso le abitazioni dei malati con appositi presidi e dispositivi per somministrare, laddove richiesto e laddove possibile, i sacramenti». È civiltà, è rispetto delle persone.C'è stata molta confusione sotto il cielo del diritto, dimenticando che certe regole, meglio certi principi sono espressione della civiltà giuridica di un popolo. Parliamo di cerimonie del culto cattolico, ma la compressione della libertà religiosa interessa tutti i culti perché - aggiunge l'appello - «la situazione di “lockdown" della libertà di culto si ripercuote anche sulle altre confessioni religiose presenti in Italia, che si trovano costrette ad una compressione notevole della loro esperienza di fede».È in gioco, infatti, non soltanto la libertà di culto, ma la libertà dell'individuo che, insegna proprio il diritto di Roma, ha sempre avuto legittima cittadinanza nell'Urbe. Infatti, «se è evidente che è necessario dare al diritto alla vita la posizione primaria in una gerarchia ideale tra i diversi diritti e libertà fondamentali garantite dalla nostra Costituzione, è altrettanto evidente che occorre ora intervenire per ripristinare la possibilità - con le dovute cautele - che i credenti tornino a dar culto al proprio Dio con le celebrazioni che la loro fede ritiene centrali ed essenziali per un corretto esercizio della loro vita spirituale». Ciò potrà avvenire con l'attivazione dei canali previsti dagli accordi con le confessioni religiose, nonché con l'intervento dell'apposita Commissione governativa sulla libertà religiosa, che consentirebbe di concordare con tutte le religioni modalità utili per l'effettuazione dei riti collettivi, sull'esempio di quanto avviene in altri Paesi. Ricorda, infine, l'appello che «la Corte costituzionale della Repubblica federale tedesca ha recentemente ribadito il primato della protezione dai “pericoli per il corpo e la vita", ma ha allo stesso tempo riconosciuto che il divieto di riunione nei luoghi di culto costituisce una “grave limitazione dell'esercizio della libertà religiosa"».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)